MAURO ANDREINI … “BISCHERATE” … (11) … CHE NOSTALGIA …

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CHE NOSTALGIA

Erano i tempi della noiosissima urbanistica delle campiture colorate sulle città, i tempi della scomposizione e dell’onda lunga delle sette invarianti.

Ma soprattutto erano i tempi euforici del disegno come esplorazione dell’idea, del ricercare disegnando, del disegno visionario come premessa di qualsiasi progetto. Peccato che quest’idea del disegno a Firenze nessuno l’avesse e perciò nessuno la insegnasse. Temevano, credo, che gli studenti si facessero prendere la mano dall’onirico tralasciando la statica e la tecnologia. Così preferivano insegnare la statica e la tecnologia tralasciando l’onirico.

In entrambi i casi l’architettura nasceva zoppa. O una casa senz’idea o un’idea senza casa.  Della progettazione di Tendenza poi nemmeno l’ombra, solo a parlarne saresti stato preso di mira e bacchettato all’esame. E pensare che da tutto il mondo allora – contrariamente a oggi – guardavano ammirati l’architettura “tendenziosa” italiana.

Stando così le cose non rimanevano che gli scaffali delle librerie, l’ultima spiaggia per essere moderni, per trovare dei maestri.   Per tanti di noi erano le librerie la vera sede universitaria, i maestri stavano lontano, sulle pagine di carta.                                               Così da studenti, tra le rare lezioni che conveniva seguire – quelle frequentate da belle figliole e quelle imperdibili di Giovanni Klaus Koenig – e in attesa delle serate mondane al Salt Peanuts in S. Maria Novella o in qualche casa studentesca, si ammazzava il tempo nella mitica libreria LEF, anch’essa di recente perìta per far posto alle più stimolanti lingeries.

Che emozione i colori lucidi delle copertine, le immagini a tutta pagina di progetti mai visti, le figure nuove di un nuovo linguaggio.                                                                              Libri da sfogliare per tornare a capo chino verso casa. Libri da comprare e a cui affidarsi. Pubblicazioni che venivano da Milano, Venezia, Roma a rimarcare la marcia in folle dell’ambiente accademico fiorentino rimasto ancora ai ricordi di Michelucci, o al post-organicismo di Ricci, di Savioli e compagnìa di merende o tuttalpiù qualche fotomontaggio di Superstudio.

Un piccolo libro: “Vivere Architettando (giovani architetti italiani formati nell’ultimo decennio)”. Una raccolta di disegnatori architetti italiani, di quelli che sognano con la mente e disegnano con la mano. De Lucchi, Santachiara, Serafini, Minardi, Braghieri, Passi, e altri ancora dei quali in molti hanno fatto perdere le loro tracce. Di Rossi, Scolari, Canella, Cantafora, logicamente, sapevamo già tutto.

Una raccolta che sarebbe impensabile ai giorni nostri. Oggi forse prevarrebbero i renderisti, i photoshoppisti, quelli che disegnano col mouse perché col lapis non sono capaci, quelli che fanno i fotoritocchi, quelli che non avendo un cazzo da fare hanno “riscoperto” il disegno e quelli che ci provano (a disegnare) perché sta tornando di moda.

Oggi, il curatore di un libro simile me lo immagino con chiarezza. Selezionerebbe, di certo, per appartenenza di pensiero o di parrocchia accademica. Per fare un favore col fine di riaverlo e buttando giù dalla torre chi non è in grado di rendere il favore.                                  Prima o poi vi capiterà tra le mani un libro simile ma non compratelo. Sarebbe sicuramente una raccolta di “marchette”, più che di disegni.

Perché oggi, si sa, le cose si fanno per soldi e convenienza mica per passione e convinzione.

Che nostalgia.

( tratto da: “Mauro Andreini, L’ARTE DEL CAZZEGGIO E’ L’UNICA MATERIA IN CUI MI SENTO PREPARATO” )

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3 risposte a MAURO ANDREINI … “BISCHERATE” … (11) … CHE NOSTALGIA …

  1. ctonia ha detto:

    Alla LEF ho passato molte, troppe ore… guardato di traverso dai titolari, insieme al vecchio Leoncini forse i più antipatici e sgarbati mai visti sul suolo fiorentino: ed è tutto dire…
    Eppure quei signori sempre ben vestiti, e quella signora credo bionda, non li dimenticherò mai, insieme ai loro volumi al tempo inacquistabili, alle pile di riviste che spesso avevano solo loro, al preziosissimo atrio vetrato nel quale potevi guardare cosa c’era di nuovo senza entrare dentro… “La sera andavamo alla LEF” :) Prima di Feltrinelli o le megalibrerie dove poter guardare senza comprare, si andava da LEF o da Marzocco, che in fondo in fondo aveva una stanzuccia solo di architettura, e io vi sbavai a lungo su una edizione Il Polifilo del trattato di Leon Battista a duecentomilalire…
    Maremma come sono vecchio.
    Ora c’è Amazon e non devo più sopportare la sublime antipatia dei librai fiorentini.
    Baci!

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