Carolina Marconi su: PESCE D’APRILE …
Ufficio Postale di Piazza Bologna PROGETTO TARGHE …
“Un pesce d’aprile talmente fulmineo che nessuno ne ha saputo niente, tanto meno il figlio di Mario Fagiolo, Marcello. Ma come: una targa in onore dei due insigni progettisti, parliamo nientedimenoche di Mario Ridolfi e Mario Fagiolo (“i due Mari”, questo il loro motto per la progettazione) e non si organizza una cerimonia come si deve? Vogliamo poi parlare della minuscola “targa”? Dell’imbarazzo dei pochissimi convenuti? Complimenti agli organizzatori (leggi, tra gli altri: Comune di Roma).”
C.M.
Al via il progetto “Targhe d’Autore”, apposta la prima all’edificio …
stefano nicita su: PESCE D’APRILE …
“Io in effetti sono passato dopo l’inserimento della targa e, lo dico con un certo imbarazzo, non l’ho trovata. Dov’è?”
pe’ tera …
a impatto zero …
che manco se vede …
Un Arco … “a faciòlo” … tra Gadda e Pasolini …
SE … TELEGRAFANDO … da Morse … a Fagiolo-Ridolfi …
VIA DELL’ORSO
Legata a un filo, arta
sopra li tetti – e come arubba un’accia (*)
ar gnommero (**), più arta –
una stella de carta (***)
empie er celo de Ponte.
Ho corso via de Monte
Brianzo – uno sperduto su la traccia
d’un filo teso – ho corso
vicolo der Leùto
e sbocco finarmente a via dell’Orso.
Una via stretta, una via scura – appena
fra tetto e tetto un lume
de sole – una via sbiega:
ma fiume è a un passo, e fiume
entra co una frescura
de canne smosse e co un frùscio de rena.
Mia, la casa ar cantone:
……………………………….
……………………………….
(*) accia = filo di cotone
(**) gnommero = nodo, garbuglio
(***) stella di carta = aquilone
MARIO (FAGIOLO) DELL’ARCO (1959)
Niente paura! Vale di più la targa inaugurata nel maggio del 2009 sulla facciata della casa natale dell’architetto e del poeta a via dell’Orso 15. Non c’era nessuno con la fascia tricolore ma un sacco de romani commossi che se ne sono andati cantando “PUPO BIONDO” da lui scritta. Poco prima, nei giardini di Castel Sant’Angelo, con una targa toponomastica, era stato inaugurato “LARGO MARIO DELL’ARCO”. Le arcate del “Passetto di Borgo” diventano un fondale prospettico, una scena “dell’arco” che inquadra la radura dedicata a quello che viene riconosciuto, insieme a Trilussa, il massimo poeta romanesco del Novecento. Il tutto vale una passeggiata a suo ricordo.
Che tristezza un paese senza memoria, senza gratitudine verso i suoi padri putativi. Stiamo imbarbarendo!
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