Sull’appello al Ministro Bray per il Padiglione Italiano alla 14^ Biennale
di Ettore Maria Mazzola
“Nelle scorse settimane è partita una petizione indirizzata al Ministro dei Beni Culturali e Turismo, Massimo Bray. L’iniziativa, promossa da “Zeroundicipiù” e dal “Giornale dell’Architettura” intende rammentare all’attuale Ministro quanto il tempo sia tiranno e quanto urga, per evitare cialtronerie dell’ultima ora, provvedere alla nomina di un curatore per il Padiglione Italiano della prossima Biennale di Venezia. Il nostro Padiglione infatti, risulta essere l’unico a non conoscere ancora il nome del suo curatore!
Vista così la cosa potrebbe avere sicuramente un senso. Il Paese ospitante dovrebbe infatti essere in anticipo rispetto agli altri, piuttosto che essere il fanalino di coda. Tuttavia, vista da un’altra angolazione, la cosa dovrebbe dar da riflettere.
Le ultime edizioni della Biennale sono state un fiasco totale, esse sono infatti state l’ennesima vetrina della più becera edilizia spacciata per architettura, perfino “sostenibile”!
Alla luce di tali risultati credo che non abbia alcun senso investire del denaro pubblico per mostre insulse, mostre che interessano solo agli architetti ideologicamente compromessi, nonché a un certo ambiente radical-chic, o intellettualoide che dir si voglia.
Certe manifestazioni dovrebbero mirare a ricostruire un rapporto sano tra il costruito, l’ambiente e gli esseri umani, piuttosto che promuovere l’ego di certi demiurghi.
Considerate le condizioni economiche di questo Paese allo sbando, non mi meraviglierei se il mio stesso dubbio possa aver sfiorato la mente di chi dovrebbe prendere delle decisioni in materia … non avrebbe alcun senso continuare ad investire in imprese senza futuro.”
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Sull’appello al Ministro Bray per il Padiglione Italiano alla 14^ Biennale
Grazie Prof.
… e speriamo che lo legga Bray
Grazie Ettore che ci fai un po’ di passaparola!
Mi limito solo a rispondere, poi magari con più calma analizzerò altri punti problematici del tuo scritto (che poi sono sempre gli stessi ehe) alla parte in cui scrivi che: “il testo indirizzato al Ministro Bray, mostra una chiara devozione e ossequiosità nei confronti dell’irriverente curatore della Biennale. Un’ossequiosità ingiustificata e ingiustificabile, se non fosse per ragioni diplomatiche non condivisibili. Purtroppo infatti, nel mondo della critica architettonica “che conta”, non si assiste mai ad una vera critica nei confronti delle presunte archistars o di colleghi che rivestono ruoli influenti: per non precludersi alcuna possibilità è preferibile fingere di apprezzare anche l’abominio più inaccettabile … essere onesti, evidentemente, non paga!” visto che la frase in cui si parla di Koolhaas l’ho scritta io
Per capirci: devozione, ossequiosità, disonestà e opportunismo proprio non sono my cup of tea (ti sfido a trovare, tra i miei testi, simili esempi di condotta). Ritengo che Koolhaas sia un grande conoscitore di una parte importante (non quella che interessa a te, evidentemente) dell’architettura del ‘900 e di quella attuale, anche perché ha contribuito attivamente, con i suoi testi e con alcuni dei suoi progetti, alla sua definizione e al suo sviluppo. Dato che non c’è nulla di inspiegabile nel fatto che si studi Koolhaas all’università, dunque, trovo che non ci sia nulla di inspiegabile nel fatto che ci siano grandi aspettative nei confronti del suo progetto curatoriale.
Davide Tommaso Ferrando