L’INFERNO DELL’ARCHITETTO …

DANTE INFERNO

“La cattiva mescolanza generata dall’errata interpretazione della zona inferiore dell’ultimo cerchio dell’Inferno dantesco, la sua ricaduta sulle strategie messe in atto nei recenti concorsi universitari, la svalutazione del SSD 08/D1 e danni a seguire.”

Ruggero Lenci,

17/02/2014

 

Vi è un aspetto dell’Inferno dantesco che non mi ha mai del tutto convinto: chi sono i traditori dei benefattori ai quali Dante assegna la zona dell’ultimo cerchio più prossima a Lucifero? Il poeta specifica molto chiaramente che si tratta di coloro i quali tradiscono non i parenti, la patria o gli amici, ai quali ha assegnato le zone appena superiori dell’ultimo cerchio – quello del pozzo dei giganti dove ha luogo il lago ghiacciato Cocito – ma i benefattori, relegati nella parte di questo lago ghiacciato chiamata la Giudecca. Dante però non spiega bene quali siano i “traditori dei benefattori”. Sicuramente non sono i già citati traditori dei parenti, della patria o degli amici, che comunque “godono” di una posizione appena migliore.

Certo, i benefattori sono coloro i quali fanno del bene. Ma a chi? A una singola persona o a un proprio gruppo molto ristretto, ovvero a una singolarità di individui che se poi non si dimostrano grati potrebbero diventare traditori del proprio benefattore? No, altrimenti Dante avrebbe specificato “traditore del proprio benefattore” invece parla di “traditori dei benefattori”.

Un grande benefattore è una persona che fa del bene non a una singolo ma a una collettività molto allargata. Più la collettività è allargata, più la persona si configura come un vero benefattore, in tutti i campi. Al contrario vi può essere un malfattore, ovvero una persona che fa del male alla collettività. Il non aver capito che il benefattore non è il proprio benefattore – certo se Dante l’avesse spiegato un po’ meglio – ha generato una serie di interminabili equivoci che non hanno escluso nessun colore politico – e, nella sinistra, questi hanno avuto luogo specialmente tra i cattocomunisti –, che sono rimasti per lo più confinati nella penisola italica.

A seguito della straordinaria visione architettonica costruita dall’Alighieri sulle fondamenta degli spazi dell’aldilà cristiano, la Chiesa ha riassorbito buona parte di tale visione nel proprio modello. Però senza mai schierarsi teologicamente con la tassonomia dantesca in modo del tutto chiaro e preciso, e soprattutto senza chiarire l’equivoco tra chi è un vero benefattore – magari uno scienziato, che però ha il “rischioso vizietto” di competere troppo con Dio – oppure il benefattore di qualcuno o di un piccolo gruppo – figura più modesta, di fatto un benefattore pret à porter, quindi per la Chiesa dopotutto solo un innocuo peccatore, figura spesso più gradita anche da tanta, troppa, svalutata politica rispetto al benefattore vero, perché un “peccatore” è ricattabile. Ed anzi, proprio giocando su tale equivoco, la cattopolitica italiana ha prediletto il secondo profilo curriculare rispetto al primo.

Su questa “idoneità” assegnata specialmente nel ‘900 dalla cattopolitica italiana al benefattore di qualcuno piuttosto che al benefattore dell’umanità, è stata scritta la storia del nostro paese, dalla quale il resto dell’Europa secoli fa si dissociò e si riformò una propria visione, dove tale “difetto di fabbrica” veniva gradualmente ridotto, senza peraltro riuscire a eliminarlo ancora del tutto.

Questa regola del benefattore di qualcuno è al contempo madre e figlia del vassallaggio, determinando un metodo di controllo del territorio che è sì più evoluto rispetto a quello della clava, ma lo è molto meno rispetto ad altre forme di controllo territoriale che l’essere umano è stato in grado di sviluppare nel tempo, specialmente altrove, specialmente in quelle regioni del mondo che oggi sono le più evolute e competitive. E se qualcuno ambisce a ricoprire un ruolo di benefattore che sia più elevato rispetto a quello di favorire gli amici – ovvero a quello che si basa su regole medioevali – questi viene tacciato di stregoneria e bruciato sul rogo.

Nel terzo millennio qui da noi nella penisola Italica, e in molti territori transfrontalieri nei quali questi difetti si infiltrano regolarmente, tutto ciò non è minimamente cambiato, quasi fosse immutabile la maledizione inscritta nelle menti di genìe di individui che, geneticamente quanto gesuiticamente, accettano la “regola” altomedioevale, auto convincendosi che l’accezione di Dante fosse, tra le due, quella più meschina. Ma caro Dante, non potevi scrivere qualche endecasillabo in terzine alternate a rima incatenata in più, per meglio chiarire questa dannata questione luciferina?

Pertanto, nella nostra società in generale e nell’università in particolare, il concetto di gratitudine si fa strada come il testimone in una staffetta, e la domanda non è quanto bravo sia l’atleta che corre, ma a chi questi debba passare il testimone, costruendo filoni d’oro – si fa per dire, ma forse sono di un’altra mescolanza, di un’altra consistenza e di un altro colore – di gratitudine. Chi accetta questo gioco è ben visto, chi non lo fa è ripudiato e mandato al rogo, si tratti quindi anche di una di quelle persone che mira al supremo bene della collettività.

L’eccezione è che puoi permetterti di tradire un tuo personale benefattore solo quando sei stato “sistemato”. E forse sarebbe bene che tu lo faccia, proprio per spezzare questa maledetta catena di gratitudine di cui l’Alighieri è stato inconsapevolmente responsabile a causa della sua mancanza di chiarezza (ovvero della possibilità di trarre dalla sua Commedia un’interpretazione che purtroppo risulta essere ogni volta troppo discrezionale, anche se i profili curriculari di Bruto e di Cassio – vi ricordate Filippi? – oltre che quello di Giuda Iscariota, figure che Dante inserisce tra i traditori ai benefattori, qualcosa dovrebbero suggerire).

La ricaduta di tutto ciò sulla gestione della politica, degli Enti, delle Università, dei Dipartimenti ecc., crea qui da noi delle vere e proprie strategie di gratitudine, degli “stormi” ad assetto variabile ma sempre pilotati da due, tre o quattro “uccelli pilota”, che si configurano come ampi serbatoi di voti, quelli dei cosiddetti “grati” e degli aspiranti tali, esiziali a produrre una maggioranza in grado di esprimere un direttorio. Per realizzare tutto ciò, i grandi strateghi di turno devono costruire strategie di azioni basate su questa poco degna idea di benefattore, sviluppando una genesi ideativa che produca accordi tra coloro che muovono voti, senza badare da dove essi provengano, senza badare a possibili conflitti di interesse. Visti da lontano, tali benefattori della meschinità ci appaiono del tutto simili ai malfattori, che per lo meno sono più facilmente identificabili come tali.

Per venire a noi (08/D1), tanti sono oggi gli umiliati, troppi, circa il triplo se non il quadruplo rispetto agli altri SSD. Il tipo di giudizi dati in 08/D1 è così spesso di una qualità talmente bassa che sarà gioco facile per gli altri SSD sostenere, ateneo per ateneo, che 08/D1 non è allo stato attuale un settore affidabile al quale assegnare le poche risorse disponibili in Italia. Che i loro SSD sono molto più seri, meno svalutati e/o ridicolizzati, quindi prioritariamente meritevoli di assegnazione delle risorse. E, cosa di non poco conto, con un numero di idonei molto più alto in percentuale rispetto a 08/D1. E vedrete che nella lotta a coltello tra gli SSD, questi alla fine si andranno a dividere le risorse per bandire i concorsi proprio così, tenendo anche conto delle percentuali degli idonei presenti in ogni SSD.

Beffa delle beffe! Un lavoro fatto davvero male per tutti, per i vincitori e per i vinti!

Il mio dubbio dantesco, benefattori-malfattori, rimane quindi aperto.

Per la leggerezza, le spiritosaggini e le semplificazioni di alcuni dei pochi ai quali è stato assegnato un compito serio, tutta la collettività 08/D1 purtroppo ne rimarrà danneggiata. E non vi è recupero, perché se la Commissione nella sua seconda annualità del mandato – nella cui (seconda) tornata chi ha partecipato alla prima non ha potuto partecipare –, una volta messa in guardia, si comporterà diversamente aprendo i cordoni per operare impossibili riequilibrature del sistema, tutto sarà reso ancor più squilibrato, con azzardatissimi sorpassi dei nuovissimi candidati ivi resi idonei, rispetto a quelli dichiarati non idonei nella prima tornata. Squilibrato sul piano curriculare, scientifico, umano.

Guardate, invece, come ad esempio ha lavorato la Commissione di 09/C2:

 

https://abilitazione.cineca.it/ministero.php/public/elencodomande/settore/09%252FC2/fascia/1

 

Questa triste pagina universitaria della Progettazione Architettonica italiana è stata ormai scritta con la mai finora raggiunta superficialità, e in alcuni casi grettezza e presenza di omissioni, ed è visibile online.

 

https://abilitazione.cineca.it/ministero.php/public/elencodomande/settore/08%252FD1/fascia/1

 

https://abilitazione.cineca.it/ministero.php/public/elencodomande/settore/08%252FD1/fascia/2

 

Il Ministero tace, il Ministro non c’è più. Il Governo nemmeno.

Chissà cosa pensano Renzi e la sua nuova squadra delle su esposte problematiche legate all’ermeneutica dell’ultima cerchia dantesca.

 

 

 

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