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Ringrazio gli autori di questo progetto.
Ogni tanto tra tante ombre, ogni dieci post, si vede un po’ di luce.
E Musmeci come costruiva?

Harakiri di un progetto.
ovvero
Come sperperare un’ idea.
Le note biografiche dell’autore lo tratteggiano come giovane, ma non giovanissimo; serio con buona capacità di osservazione ed attenzione. Competente ed appassionato: l’attività mentale è continua, instancabile, anche se abbonda di inservibili analogie.
Il tema è relativamente semplice: un ponte: andare da una parte all’altra. Le ambiguità sono ridotte al minimo la tipologia non infinita e via dicendo.
Non è difficile per lui riflettere sul meraviglioso patrimonio culturale verso il quale è naturalmente e giustamente portato. Nella sua memoria affiorano incessantemente forme e materiali immortali.
Un’improvvisa illuminazione …“il pilone in muratura”… lo mette sulla strada buona; un approccio sicuramente incensurabile; forse inevitabile. “Classico” insomma.
Dopo l’intuizione però comincia il dramma.
Non ci pone sopra gli archi… no !… anche se, in verità, giacciono anch’essi nella memoria. Troppo semplice ! Banale, in fine. Il nostro agogna ben altro.
E poi non se la sente; il risultato s’esporrebbe al rischio del già visto ; un incubo pervicace e sempre in agguato. Ovviamente, ma forse è inutile sottolinearlo, il cruccio di doverlo escludere per incertezza tecnica del processo costruttivo non passa tra i suoi rischi.
Meglio allora una travatura continua .
Ci mette su due carreggiate. La preoccupazione di descriverle al meglio, di doverle dettagliare rendendole riconoscibili e reali, sostanza e struttura, ruberebbe la scena ai piloni.
Meglio soprassedere.
Una veicolare ed una pedonal-ciclabile. Devono essere divise altrimenti si ripresenta l’aborrita promiscuità e si passa per reazionari.
Anche se l’imposta delle spalle è pressoché la stessa sono meglio asimmetriche ed ovviamente non alla stessa quota: altrimenti sarebbe troppo semplice e meccanico, si potrebbe obiettare; “evidente” risponderebbero altri. La semplicità, come tutti sanno, difetta di fascino, e si confonde con la routine. Novant’anni di modernità avranno ben sdoganato l’asimmetria…
Bisognerebbe scegliere quale.. Ma già dall’inizio gli ronza per la mente un volume bucato da un percorso (…niente è di più facile da immaginare di un volume bucato da un percorso…) ed un pertugio veicolare non è pensabile senza compromettere impunemente altezza, visibilità ed altri requisiti del c.d.s. . Meglio affidare l’effetto alla carreggiata pedonale.
Se ci vanno bene ! Altrimenti… pazienza. E poi il mondo è pieno di signore sorridenti sulla bicicletta retrò con il cestello innanzi. A proposito… Federico !… ne abbiamo una da una da sistemare sul rendering ?
Si pone, è vero,il problema della sicurezza, della salubrità di questi potenziali orinatoi. Ma rinunciarvi sminuirebbe il gesto ed il gesto è importante; come se è importante !
“il verso è tutto” dice il poeta.
Ci si fa qualche buco..ravviva il percorso… getta le ombre…
A metà dell’opera il più è fatto, deciso, quando si accorge, con orrore, che i piloni sono tozzi, sgraziati, forse anche convenzionali. Ed allora gli da una stiratina (…che sarà un po’ di materiale in più …via…) pensando molto alla placida corrente dei mesi estivi e meno all’effetto che una piena impetuosa (..una volta ogni cent’anni…) potrebbe generare su superfici piane a lungo esposte alla furia delle acque: metti che ci rifacciano lo scherzo di riaprire la diga sull’Arno come nel ’66… Ma i calcoli ci sono, i coefficienti sono rispettati..
Non s’è forse sottolineato prima ma il nostro ha anche una sincera ed incensurabile passione per i materiali naturali: pietra e mattone. Epperò costano. I fondi per far attraversare il fiume ad una strada periferica di 8 metri sono, ovviamente, scarsi.
Qui viene in soccorso la tecnologia. Tra le schede tecniche della Mapei c’è anche l’adesivo universale usato dalla NASA per lo Shuttle; ci sono le certificazioni dell’Università di Gottinga…che vuoi di più ?
Alla fine, dai collaboratori, s’alzano serie preoccupazioni: siamo partiti dal pilone; però queste sono diventate barche alte sette metri !
La risposta è piccata : “ piloni… barche…sempre..a guardare il capello…a remare contro….”. Alla fine dopo lunghe esitazioni sulla relazione si scriverà barche:
L’iter progettuale è concluso. Sono rimasti dei dettagli minori rinviabili a tempi succesivi.
Dalla smisurata montagna esce un timido topolino.
Saluto