Riceviamo da Pasquale Cerullo a proposito della rinnovata fortuna “romana” del travertino: …
“Professore, questa è divertente. La ritravertinizzazione di Roma è in atto, silenziosamente. Si sta rifacendo la pavimentazione di alcuni ambienti di Regina Coeli. Nella gloriosa prima Rotonda, dove i Santi Padri danno tradizionalmente messa, sostituiscono le esili piastrelline 10×5 spessore 0.7 della Ceramica D’Agostino di Salerno con le autarchiche e solide lastre di travertino 30×30 spessore 2, di cui sopra uno spezzone a confronto con la dismessa. cari saluti”
P.C.





per me è esteticamente più bello…
un bene che si ricominci ad usare parecchio…
Nella rotonda di quell’edificio carcerario ottocentesco (anche se possiamo facilmente immaginare lo sgombero di detenuti e guardie e una sua ristrutturazione nei decenni prossimi venturi, come da qualche amministrazione previsto, e una sua nuova destinazione ad altra funzione pubblica – museo, scuola, sede del primo municipio, quello che vi pare) la soluzione non è quella da sagrato esterno di una cattedrale, ma il materiale più appropriato è, guarda un po’, l’umile grés che sta andando in discarica. Il travertino in quel posto, per di più a ‘taglio di sega’ come da foto e pertanto difficilissimo da tenere pulito (ma anche fosse stuccato e levigato il senso della cosa non cambia) è, senza mezzi termini, una mostruosa cafonata.
Ma i progettisti fanno attenzione al contesto quando scelgono i materiali?
L’eleganza non è nel valore da prezziario del materiale, nella risoluzione lussuosa di una sola componente dell’architettura, ma è nel dettaglio non appariscente, nella sobrietà, nelle scelte equilibrate, nella salvaguardia di un senso profondo di civiltà. Anche in una rotonda carceraria.
Non cè speranza.
Ha ragione Alessandro quando, giudicando la foto, esprime il suo apprezzamento estetico per il travertino posto a confronto con l’algido grès. Ha ragione Hod Konia quando esprime la sua perplessità sul fatto che sembra non si sia più capaci di giudicare “quando, come e dove” posare un materiale lapideo piuttosto che un altro o piuttosto che una ceramica. La vince sempre condizionamenti economici, operazioni di marketing, tutto meno che la libertà e la capacità di discernimento di…..ma sì! di un’ artista come anche dovrebbe essere un architetto.
Scusate l’introduzione di un contemporaneo! In altro post si parla di archi e pagliaii!Di primi piani o di foto malfatte (direi)! Qui, da esaltare c’è soltanto il dogato che “giace” sotto gres e travertino!Provate con photoshop a cancellare i materiali algidi e il giuoco è fatto!