Gianfranco Caniggia … elogio della modestia … e intelligenza della “modernità” …

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Riceviamo da Giancarlo Galassi e volentieri pubblichiamo questo intelligente e partecipato omaggio alla memoria di Gianfranco Caniggia, uno dei più interessanti architetti romani della seconda metà del secolo scorso … testimone di una delle stagioni più ricche e contraddittorie del dibattito contemporaneo … e protagonista, per lo più dimenticato, della più autentica e colta “Scuola romana” …

“Caro Professore,
questo 10 Novembre sono vent’anni dalla morte di Gianfranco Caniggia (1933-1987) e non essendo stato organizzato per tempo un convegno, un incontro, una commemorazione di questa figura di progettista e di teorico, per Archiwatch (neanche fosse una rivista), a parziale e personale risarcimento, invece di un coccodrillo pieno di rimpianti, le invio la descrizione di un “edificio moderno” realizzato da Caniggia a Roma nel 1969-1973 (in collaborazione con Romano Greco) a pochi passi dalla sede dell’Ordine degli Architetti con descrizioni tratte dalla relazione tecnica e alcune immagini ante operam, degli studi e infine della realizzazione.
E’ del tutto irrilevante che sia un restauro perché per i progetti di Caniggia si deve sempre intendere ri-progettazioni anche nel caso di realizzazioni da zero, cambia solo qualità e quantità dei segni da considerare nella lettura delle preesistenze e nella fase di progettazione delle nuove opere (lui l’avrebbe inteso come“livello di tipicità” con un linguaggio tecnico che fa rabbrividire gli architetti ignoranti e i, giustamente scusati, non addetti ai lavori).
La Chiesa dei Ss. Vito e Modesto, come tutta la sua opera, dalle case realizzate nel centro storico di Como quasi controcanto al Novocomun ma che, a differenza di questo, hanno deciso del linguaggio architettonico del centro storico di quella città fino al progetto di concorso per Campo di Marte a Venezia, dimostra che la ricerca della bellezza in architettura non passa per le forche caudine né del “dov’era com’era” dei conservatori né dell’ “épater les (petit) bourgeois” delle archistar del moderno , due slogan contrapposti ma allo stesso modo stupidi e oziosi.
La Chiesa dei Ss. Vito e Modesto all’Esquilino, con i suoi volumi proporzionati e recuperati alla loro semplicità di parallelepipedo, semicilindro e quarto di sfera, si presenta come palinsesto dove tutto si tiene, dalle mura della Porta Esquilina, alle finestre del XV secolo accanto a quelle del XVII, al soffitto del 1900 ripulito delle decorazioni fino alla via crucis kitsch degli anni ’70, e dove è possibile leggere anche la storia urbana del quartiere nelle due facciate contrapposte, una seriale inserita nel fronte delle case in linea su via Carlo Alberto, l’altra nodale sulla piazzetta dell’Arco di Gallieno.
Vale per Caniggia quell’aurea mediocritas auspicata da Leon Battista Alberti e non intesa come scarsità di pregio ma come virtù di equilibrio, di sapiente controllo delle pretese e delle ispirazioni che non mummifica a priori un organismo architettonico in un periodo storico passato o lo trucca da pagliaccio per un cabaret moderno ma capace di saper suonare in modo “moderno-non moderno” tutta l’orchestra di tracce che la storia lascia ogni giorno nel corpo vivo della città. Ma bisogna studiare per diventarne capaci! Occorre una fatica sui testi di carta, di pietra, che nessuna committenza paga e chiede di fare, motivata solo da una personale passione, di cui occorre avere cura in nome di una sacralità dell’architettura, tangibile in Ss. Vito e Modesto, dovuta alla sua durata.”

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9 risposte a Gianfranco Caniggia … elogio della modestia … e intelligenza della “modernità” …

  1. Alessandro Camiz ha detto:

    ……..EMERGENZA PINCIO…….

    Venerdì, 16 novembre, 2007 Ore 18:00
    Via di Montoro 24

    ARS TOPOGRAPHICA allo STUDIUM URBIS Via di Montoro 24

    Ci scusiamo per l’invito tardivo, ma negl’ultimi 5 giorni hanno
    cominciato a trivellare fra gl’alberi del Giardino del Pincio per fare
    sondaggi per il parcheggio a sette piani proposto dal Comune di Roma.
    Se siete o se conoscete personaggi che potrebbero influire sulla
    decisione del Comune di continuare con questo malaugurato progetto, vi
    preghiamo di venire alla discussione questo venerdì.

    Verrano proiettate immagini del inzio dei lavori sul Pincio.

    Seguirà un rinfresco

    altre immagini http://www.studiumurbis.org (sotto Rome Watch)

  2. Giancarlo Galassi ha detto:

    Ecco le didascalie alle immagini dalla relazione di Caniggia.

    Fig. 1. Pianta ante e post operam
    Legenda:
    1. Posizione originaria del portale di Sisto IV e ingresso principale da riaprire accanto all’ Arco di Gallieno e residui delle mura del IV-III sec. a.C.
    2. Edicole del 1900 da demolire.
    3. Edicole di Sisto IV da restaurare.
    4. Posizione proposta per il nuovo altare maggiore.
    5. Intasamenti della curva dell’abside, costruito nel 1900, da demolire.
    6. Attuale posizione del portale di Sisto IV, da rimuovere.Campanile del 1900 e facciata da conservare.
    7. Campanile del 1900 e facciata da conservare.

    Fig. 2. Facciata dell’antica diaconia ristrutturata da Sisto IV
    I saggi di scrostamento mostrano il paramento originario in travertino e tufo stilati a filo, intatto sotto l’intonaco posteriore. Il restauro prevede, oltre la rimessa in luce del paramento, la ricollocazione in opera del portale di Sisto IV, attualmente reimpiegato nella facciata dal lato dell’antica abside nel restauro del 1900, e la riapertura del rosone originario, occluso pure nel corso di tale restauro.
    La cornice di coronamento del timpano, uguale a quella tuttora visibile sul fianco della chiesa, in mensolette di travertino e laterizi, è intatta sotto il guscio di intonaco, che andrà pure eliminato.

    Fig. 3-4. Fianco sulla via di S. Vito e Prospetto su v. Carlo Alberto
    Sono evidenti le finestre ad arco del restauro sistino. Queste, data l’ampiezza degli archi e la tipologia delle finestre coeve, è probabile che mantengano, all’interno della tamponatura, in tutto o in parte le bifore originarie. (Durante l’esecuzione dei lavori sono state ritrovate solo tre delle finestre originali, le altre furono ricostruite segnalando sul pilastrino centrale la data di realizzazione). Le feritoie soprastanti potrebbero appartenere all’antica diaconia, stante la loro distribuzione asimmetrica rispetto alle finestre sistine. Il paramento in tufo e laterizi andrà liberato dai residui degli intonaci successivi. Occorrerà su via Carlo Alberto sostituire il portale di Sisto IV, da ricollocare nella facciata originaria, con altro di forma analoga; la nuova facciata ed il campanile, ambedue del 1900, saranno mantenuti: occorrerà tuttavia demolire le murature aggiunte del lato destro, onde liberare parte dell’abside, del fianco antico, del timpano posteriore

    Fig. 5. Interno verso l’ingresso.
    La parete interna della facciata originaria, che attualmente funge da abside, dovrà essere liberata dalle paraste aggiunte nel 1900 e dalla decorazione coeva. Il portale ed il rosone potranno essere così riaperti nella posizione originaria.
    Il soffitto ligneo, rifatto nel 1900, non ha alcuna corrispondenza con il soffitto descritto dalla relazione del restauro Camporesi: andrà demolito e saranno ripristinate le capriate a vista (in fase di realizzazione il soffitto a cassettoni sarà mantenuto ma ripulito delle decorazioni e tinteggiato).
    La decorazione monocroma e di ordine tuscanico, è stata pure rifatta nel 1900 al posto di quella, policroma e di ordine ionico del restauro del 1837 fatto dal Camporesi (i lacerti riaffiorati sotto gli stucchi sono lasciati agli angoli della parete). Converrà quindi, dato l’attuale stato di fatiscenza, abolirla e ripristinare o rinvenire il sottostante intonaco quattrocentesco o il paramento a vista.
    L’eliminazione della coppia di edicole aggiunte simmetricamente alle originarie dal restauro del 1900 renderà l’originaria funzione e valore compositivo alle edicole sistine, poste ai lati dell’altare maggiore come a formare un accenno di transetto.

    Fig. 6. Interno verso l’abside.
    L’arco trionfale, parzialmente occluso dalla serliana che separa l’atrio ricavato nel 1900 dalla Chiesa propriamente detta, andrà liberato: sarà pure ricostituita la tazza dell’abside sugli elementi che saranno rinvenuti.

  3. salvatore digennaro ha detto:

    le definizioni di Caniggia apprese durante i corsi di Caratteri tipolog. e morfolog. dell’architettura sono tra le più preziose e più solide che mi sono rimaste nel bagaglio formativo universitario.
    La chiarezza e la scientificità dei suoi studi, insieme a quelli di S. Muratori, credo siano fondamentali sia per la lettura che la progettazione, utili anche nell’ architettura “contemporanea”.

  4. adelaideregazzoni ha detto:

    Ringrazio Galassi per l’articolo su gianfranco Caniggia dove viene analizzato un lavoro poco conosciuto , ma per me un caro ricordo; la mattina ,circa alle 6 e mezzo, suonava il telefono: sono il Parroco di San Vito, devo parlare con l’architetto; io passavo il microfono a Gianfranco, che talvolta si era coricato molto tardi, e rispondeva subito con la voce gentile e chiara.Mi riaddormentavo sentendo parlare dell’abside e del rosone.
    Grazie Giancarlo

  5. Spina Maria ha detto:

    Mi ha commosso dopo tanto anni leggere l’omaggio di Galassi al caro Prof. Caniggia che ebbi la fortuna di avere come professore di Composizione 3-4-5 all’Università di Genova nel 1972-1973-1974 e mio relatore di tesi di laurea.
    Il ricordo del professore è sempre in me vivo e spesso mi rammarico per il fatto che a Genova, dove ci ha coinvolto in tanti nella sua idea di architettura, solo in pochi hanno potuto tradurre in esperienze concrete i suoi insegnamenti. Genova è una citta difficile ed ostica.
    Il suo insegnamento è stato per me un fondamento prezioso ed indimenticabile.
    Grazie!

  6. Giancarlo Galassi ha detto:

    1982 Umberto Eco, Introduzione a ‘V. Gregotti, Il territorio dell’architettura (1966); da “La Repubblica” del 10 genn. 08, pg.39.

    “Un’idea mi pare tuttavia centrale in questo libro, un’idea che non è stata ancora esplorata fino in fondo dalla ricerca semiotica: sapere che l’architettura non deve essere affrontata come una grammatica, come un sistema di articolazione minimo, bensì come un t e s t o , e un testo di cui fanno parte, in maniera difficilmente scindibile, l’edificio, il paesaggio, il tessuto urbano, l’intera dimensione territoriale.
    ‘La città non è più qualcosa di così facilmente isolabile come un tempo; meglio sarà sottrarsi alla sua incerta definizione e far coincidere l’ambiente fisico totale di una regione formale e corpo linguistico. Tale regione o comprensorio formale […] può meglio, nella sua globalità, offrirsi a un’analisi in termini di strutturalismo linguistico.’
    Si tratta di un’affermazione importante. Aggiungo subito che nel libro di Gregotti, per evidenti ragioni storiche, la nozione di ‘lingua’ è ancora metaforica (l’autore lo sa e la usa con grande precauzione). Oggi diremmo che il modello di un’analisi della comunicazione in architettura non deve essere preso dalla lingua verbale, bensì presentarsi come modello semiotico più generale e ‘profondo’. Resta però il fatto che tutta la storia posteriore della semiotica dell’architettura, che da allora si è sviluppata, non ha ancora trovato risposta a numerose delle domande già lucidamente poste in questo libro. E sarà anche un modo di rispondervi riprendere le domande nella formulazione che avevano qui.”

    1979 Gianfranco Caniggia, Parte del sommario di “Composizione architettonica e tipologia edilizia : lettura dell’edilizia di base”, Venezia, Marsilio.

    “pg. 75.
    2.2 Caratteri formativi critico-operativi dell’evoluzione dell’edilizia su quattro scale dimensionali concorrenti, coincidenti con quattro momenti-fasi di progressiva comprensione dell’ambiente antropico
    2.2.1 Edifici come individuazione dei tipi edilizi: Diversificazione diacronica e diatopica dei processi tipologici – Varianti sincroniche – Tipi edilizi di base – Case a schiera e in linea – Leggi dei successivi raddoppi – Area di pertinenza – Casa a schiera matura – Progressione di tipi a schiera – Tipo base – Antecedenti del tipo base – Cellula elementare – Accrescimento del tipo: specificazione di vani e funzioni – Lettura di processi tipologici differenziati: Genova, Firenze e Roma – Distinzione tra edilizia di base ed edilizia specialistica – Filone tipologico – Tipo, edificio, modello – Dialettica tra edificio e tipo: specificazione del livello di tipicità.

    Pg. 122
    2.2.2. “Aggregati come individuazione di tessuti tipici”:
    Aggregato – Tessuto urbano – Tessuti di base e tessuti specialistici – Percorso – Modularità del tessuto – Lotto edificato – Fascia di pertinenza – Nodalità e polarità – Edilizia su percorso matrice – Edilizia su percorso di impianto – Isolato – Contrada – Tessuto base – Percorso di ristrutturazione – Edificazione di intasamento – Tessuto di intasamento – Tessuti di Como, Genova, Roma e Firenze.

    Pg. 165
    2.2.3 “Organismo insediativo e urbano come individuazione di connessioni tipiche tra aggregati”:
    Organismo insediativo – Organismo urbano – Insediamento – Nucleo protourbano – Nucleo urbano – Organismo insediativo base – Perifericità e centralità – Nucleo urbano elementare – Organismo urbano base – Gerarchia delle componenti di un nucleo urbano – Gerarchia dei percorsi urbani – Asse accentrante e assi dividenti – Intersezioni tra assi e nodalità puntiformi – Dialettica tra confini e assi contro radiali – Raddoppi dell’organismo urbano – Gerarchie indotte da assi e poli urbani: esempi di Roma, Genova e Firenze – Esempi di crescite modulari urbane: Roma, Genova e Firenze.
    Pg.203

    2.2.4 “Organismo territoriale come individuazione di connessioni tipiche tra organismi viari, insediativi, produttivi e urbani”:
    Percorso – Insediamento – Produzione – Nuclei proto urbani e urbani – Primo ciclo: di impianto – Prima fase – Percorso di crinale – Seconda fase – Percorsi di crinale secondario – Insediamento di promontorio – Terza fase – Percorso di contro crinale locale – Collocazione del nucleo proto urbano – Controcrinali continui – Quarta fase – Controcrinali sintetici – Collocazione di nucleo urbano – Controcrinali sintetici impropri – Fondovalle – Secondo ciclo: di consolidamento – Prima fase – Percorsi di fondovalle principale – Seconda fase – Terza fase – Quarta fase – Terzo ciclo: di recupero dell’impianto – Quarto ciclo: di ristrutturazione – Tipo territoriale – Processo tipologico del territorio – Tipo territoriale base – Limiti relativamente invalicabili – Area culturale – Scalarità delle progressioni dimensionali di un’area – Rapporto tra area culturale e tipo territoriale – Processo tipologico territoriale – Modularità dell’organismo territoriale.

    Pg. 251
    2.2.3 Conclusioni: L’operatività della lettura storico-tipologica dell’ambiente.

    Rispetto a quanto scrive Gregotti una decina di anni prima, Caniggia dimostra che gli architetti non possono permettersi, almeno loro, a differenza degli artisti, di non dare una “definizione certa” della città, una definizione che la renda “isolabile” fisicamente e teoricamente e quindi luogo e fine di una progettazione POLITICAMENTE razionale e per questo democratica, lascito non dimenticato del Movimento Moderno.

    quid tum

  7. adelaideregazzoni ha detto:

    la lettura dell’introduzone di eco a gregotti, pone una affermazione, che ti ha fatto accostare il TESTO di caniggia.Bravo, sei sempre un passo avanti.adelaide

  8. marcello cervini ha detto:

    Un lavoro troppo poco conosciuto. Un lavoro troppo spesso saccheggiato senza gratitudine.Un lavoro imprescindibile per chi voglia occuparsi di storia della città e del territorio.
    Il grande rammarico di non averlo avuto come docente “diretto”.
    Il piacere di averlo conosciuto come persona squisita e disponibile anche per gli impegni minori.
    …un seminatore silenzioso…ma fertile.
    p.s.
    vorrei potervi inviare la riproduzione del manifesto di uno di quei suoi impegni minori (1982).
    Marcello Cervini

  9. Claudio Arzani ha detto:

    Buongiorno a tutti.

    Alla ricerca di scritti su Caniggia, di cui son stato studente a Firenze alla fine degli anni ’70, sono capitato su questo sito. C’é qualcuno tra voi che ha ancora testi dei corsi di composizione architettonica tenuti da Caniggia e, se si, é disposto a condividerli con me?

    Grazie in anticipo,

    Claudio

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