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Tutto intrigantemente intricato, in cui “l’amore di Ricci per il classico non si smentirà neanche a tavola;Il ristorante sarà dedicato a chi desidera pranzare in maniera elegante, nel rispetto della tradizione”. Si, ma allora che c’entra che FMR “ha scoperto la sua passione per il bambù negli anni Ottanta. Ha piantato in questi anni più di 20.000 bambù (..) una pianta straordinaria che non si ammala, non si spoglia d’inverno, assorbe grandi quantità d’anidride carbonica. Il Labirinto è la dimostrazione vivente delle immense potenzialità di questa pianta.”.
Di questo passo il ristorante dovrebbe essere un fast-food e forse anche l’architettura, invece che neorinascimentale, high-tech….
Insomma, il bambù nel rinato Palazzo Tè mi pare proprio che stoni…
Probabilmente una siepe di bambù cresce più in fretta di una siepe di bosso come nel bellissimo labirinto di Villa Pisani a Stra. Ma si sa, una volta le famiglie costruivano per se stesse nei secoli e potevano attendere e noi, 300 anni dopo, ne possiamo, grati, godere. Franco Maria Ricci, e noi con lui, non abbiamo lo stesso lasso di tempo per perdere il senno perdendo il senso del nostro andare finché non si raggiunge la torretta dove la dea Minerva ti ridona la ragione….. Già! Dov’è la Torretta centrale, dov’è Minerva? Questo mancanza in effetti stona nel labirinto di Fontanellato. A meno che Franco Maria non abbia voluto dirci “Carissimi contemporanei, nel mondo di oggi puoi percorrere tutta la vita perdendoti nei suoi meandri senza mai arrivare a capirci qualcosa. E se anche pensassi di essere arrivato al centro, scoprirai che al centro non c’è nulla, il vuoto!”
Lodevole allegoria, mirabile metafora la tua. Come sappiamo il nulla non esiste e il vuoto non è vuoto.