-
Avviso
La biblioteca e l’archivio sono aperti al pubblico su prenotazione in osservanza delle norme anticovid.
Contatti:
E-mail: centrostudigm@gmail.com
Tel: +39 347 1095386
Indirizzo: via Tevere, 20 – 00198 Roma
Orari: lun – ven dalle 09.00 – 15.00Pagine Social
Classifica Articoli e Pagine
- Un pensiero per il professore Giovanni Carbonara di Maria Grazia Turco
- Biografia
- Siamo profondamente addolorati dalla scomparsa di…
- AUTOBIOGRAFIE SCIENTIFICHE. Pino Pasquali "Dal lavandino alla città"
- Archivio
- Giuseppe Pullara ci scrive …
- L'INFERNO DELL'ARCHITETTO ...
- Architettura e … morfemi … (2)
- LA TORRE DELLA DOMENICA ...
- VIA DELLA CONSOLAZIONE ... ERA LA STRADA PIU' BELLA DEL MONDO ...
Commenti recenti
- Claudio De Santis su TANTI AUGURI PIETRO!
- Antonio su Siamo profondamente addolorati dalla scomparsa di Antonio Pennacchi, amico di papà e assiduo frequentatore del Centro Studi Giorgio Muratore ❤️ Lo salutiamo in un ricordo affettuoso.
- Ettore Maria Mazzola su Siamo profondamente addolorati dalla scomparsa di Antonio Pennacchi, amico di papà e assiduo frequentatore del Centro Studi Giorgio Muratore ❤️ Lo salutiamo in un ricordo affettuoso.
- Colleferro, Willy e come tutto cambia dalla realtà alla cronaca – StereoType Magazine su MONUMENTI ITALIANI …
- Annunziato Seminara su MAURO ANDREINI … “BISCHERATE” (2) … PER ESSERE ALLA MODA …
- Paolo su “PIACENTINIANO” …
- Andrea Di Martino su CHE FINE FARANNO? …
- Gabriella Taddeo – Altar Mujeres SXXI #vidasenlucha su “A te solo il silenzio è lode adeguata … o Irene”
- bacino nero su
- stefano salomoni su
- robinet de salle de bain or su Demolito l’autogrill di Angelo Bianchetti, icona del boom italiano
- miscelatore da cucina in acciaio inox con flessibile di scarico su Demolito l’autogrill di Angelo Bianchetti, icona del boom italiano
-
Articoli recenti
- Un pensiero per il professore Giovanni Carbonara di Maria Grazia Turco
- (senza titolo)
- AUTOBIOGRAFIE SCIENTIFICHE. Pino Pasquali “Dal lavandino alla città”
- Un’opinione sintetica di Franco Purini per Pino Pasquali in occasione di Autobiografie Scientifiche
- PINO PASQUALI. “Dal lavandino alla città”. Giovedì 19 gennaio 2023 ore 18.
Archivi
certo che anche A.R. ne faceva di porcherie
Egr. Artù, ho l’impressione, per la castroneria che hai scritto, che la spada ti sia calata sulla testa…
Ma “il non conoscere” è di moda prima del “deliberare”, così einaudianamente…
Me ne farò una ragione, consolandomi con un gelato (alla Renzi).
Saluti.
MAURO
Eh sì, Artù: hai proprio ragione. Rossi divenuto archistar è stato poi ben diverso da quello delle origini. Ne ho scritto nel 2006: “Varrà, dunque, la pena di richiamare la specificità della cultura architettonica italiana sviluppatasi (soprattutto in ambito milanese) già dagli anni Sessanta attorno al tema del radicamento nei caratteri insediativi ed espressivi dei contesti urbani e territoriali, in contrapposizione all’omologazione espressiva sovrimposta (oggi caratterizzata dai mirabolanti e divaricati stilemi linguistici personali, piuttosto che dai canoni un risorgente International Style di cui non si scorge traccia; ma questo poco importa), che si manifestò nelle polemiche sulla “ritirata italiana dall’architettura moderna”, fomentate da un articolo di Reyner Banham su Architectural Review a partire dalla casa realizzata a Matera da Giancarlo De Carlo e presentata al Convegno CIAM di Otterlo nel 1959 dalla delegazione italiana e nella sapiente “risposta al custode dei frigidaires”che Ernesto Nathan Rogers vi contrappose in un editoriale di Casabella-continuità1.
Quella specificità si sviluppò negli anni Settanta e Ottanta soprattutto nella Facoltà di architettura di Milano da parte degli allievi di Rogers e Bottoni. E che altro diceva in quegli anni il titolo del libro in brossura di Aldo Rossi — L’architettura della città —, prima che questi fosse rapito dall’adorazione dei fans nell’empireo del divismo internazionale sostenuto dall’editoria in carta patinata?”
Pingback: ALDO RAPITO DALL ADORAZIONE DEI FANS … | Archiwatch
Pingback: ALDO RAPITO DALL ADORAZIONE DEI FANS … | Archiwatch
Presumo che la dicitura “a New York” si riferisca all’ultimo Rossi, quando aveva il suo studio in quella città, piuttosto che all’opera in questione (che in realtà si trova a Toronto). Comunque, se si escludono le (poche) scenografie di cartapesta, nonchè il maxi orinatoio di Milano, ossia quelle operazioni fin troppo strumentalizzate dai detrattori del Maestro (quelli che ancora si affannano a farci credere che la sua opera, in fondo, sia tutta lì), a mio modesto parere l’ultimo Rossi (quello degli anni Novanta), ha fatto cose interessanti, prima fra tutte il progetto per il palazzo del cinema di Venezia, che forse avrebbe meritato di vincere quel concorso (e magari anche di essere realizzato). Provate a confrontarlo (anche mentalmente) col dispendiosissimo progetto di Moneo che risultò vincitore (e che per nostra fortuna rimase sulla carta)…
Vuoi mettere un mare così a NYC! Il titolo recita “Aldo Rossi a New York” poiché le immagini arrivano da lì (o meglio, da qui) ed anche, come giustamente ricordavi, perché il progetto proviene proprio dallo studio americano di Rossi. Riguardo l’interesse sulle opere dell’ultimo Rossi concordo in pieno.