sergio 43 su: ‘O SVIZZERO … COME…
“Sai come si dice al mio paese: “Je piasse ‘n corbu!”. Ma che cacchio ne sa un architetto venuto da fuori della nostra storia? Ma che cosa gli è preso alle nostre amministrazioni? Quale venefico virus che le spinge a chiamare a destra e a sinistra architetti stranieri? Pensavo che fosse una deficienza delle metropoli. Adesso anche le cittadine di provincia? Mai che chiamassero persone degnissime come, per esempio, Massimo Carmassi. L’unica speranza è che, come tante altre immaginifiche proposte, abortiscano prima di nascere come è avvenuto quasi sempre senza lasciare rovine, dopo la pubblicità che un sindaco si è data. Un altro esempio a me vicino? Il progetto, se non ricordo male, di Ralph Erskine per un parco attrezzato nella vasta area litoranea di Marina Palmense. Di Massimo Carmassi è abortito invece, dopo un piccolo edificio adibito a fermata d’autobus, il vasto progetto di risalita della costa nord di Fermo, in cui Carmassi, con sensibilità precisa aveva colto la qualità materica delle mura e dell’edilizia locale. Oramai non si sa più che cosa fare. Si trema quando chi ci dobrebbe governare non fa nulla, dobbiamo tremare, d’altro lato, quando partoriscono idee senza capo nè coda e senza nessun rispetto per la storia dei nostri paesi.”
Bravissimo Sergio.
Ormai l’architettura italiana è all’estero, quindi non esiste
perchè gli architetti italiani emigrano (o si deprimono)
e perchè qui gran parte degli edifici importanti se li accaparranno dall’estero.
http://dovelarchitetturaitaliana.blogspot.it/2014/01/architettura-italiana.html
Che dire: nemo propheta in patria, l’erba del vicino è sempre più verde…
Ragionando un po’ più seriamente, mi è capiato di scrivere:
“Il sempre più diffuso attivismo progettuale praticato nei concorsi di architettura, d’iniziativa pubblica e privata, per singole trasformazioni urbane e col ricorso all’accattivante ma sterile e vacuo confronto tra poetiche individuali dei più mondanamente pervasivi esponenti dello star-system architettonico e della multimedialità globalizzata dell’architettura internazionale (spesso appagante per una consumistica politica-spettacolo delle amministrazioni locali non importa di quale schieramento, ma altrettanto ignaro delle ragioni più intime e durature dei problemi della città e del territorio), fornisce una conformazione progettuale e di immagine che, ovviamente, in questa visione attiene piuttosto al carattere della riconoscibilità del marchio aziendale o del logo pubblicitario, che non a quello dei caratteri insediativi o della tradizione culturale del contesto o della città in cui si colloca l’intervento. In questo, occorre dirlo, supportate dal pervasivo diffondersi di una cultura progettuale veicolata in campo urbanistico-architettonico dall’ambito mass-mediatico e più affine al mondo della novità effimera della moda e del design che non all’individuazione di tendenze stabili e durature, che meglio si confanno a fenomeni di lunga durata come sono quelli di conformazione urbana.”
Caro Sergio Brenna,
proprio perchè ci (mi) spinge a ragionare un poco più seriamente , le chiedo:
– ma è certo che le sia “capitato” di scriverlo?
No … perchè a me francamente non sembra …
Certo, devo dire che non ci troviamo nella condizione chiara di una supercazzola però ci avviciniamo a qualcosa del genere … ed è sempre una sconfitta (per me!) …
Ma non lo sente come il post e intriso di sapori antichi … fragranze casalinghe … di strozzapreti e ciauscolo?
Non le sembra serio questo? … c’è tanta parte della cultura italiana che insistentemente batte la testa contro questi muri … mi rendo continuamente quanto la guerra sia lunga e difficile …
non so se è chiara la metafora!
La saluto!
Ma era così …
giusto perchè ha esordito mettendo in campo la serietà …
che di questi tempi … sa com’è!?
e comunque quando è richiesta …
io la prendo molto sul serio! … La richiesta!
insomma… sono serio!
Anzi molto serio …
contrariamente a quello che molti , magari, credono!
SDS