SEDIACONCORPADAGIATO …

alla Biennale

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3 risposte a SEDIACONCORPADAGIATO …

  1. ettore maria mazzola ha detto:

    A Giacì,
    …. mitica Ersilia!

  2. aldofree ha detto:

    Anna Longhi è scomparsa qualche mese fa. R.I.P.

  3. aldofree ha detto:

    e questo l’avevo scritto un mese fa :
    Bene, questa o è una merda o è un’opera d’arte!

    Quest’anno, dopo anni di assenza, sono tornato alla Biennale D’Arte di Venezia, la n. 54, e come al solito a spingermi oltre all’amore per l’arte è soprattutto la curiosità. Premetto che, non essendo un critico d’arte, il mio sguardo non avrà la perizia e la perspicacia di costoro, ma neppure mi reputo così a digiuno di arte contemporanea da fare la figura del simpatico sprovveduto stile ‘Le vacanze intelligenti’ di e con Alberto Sordi e Anna Longhi (scomparsa di recente), per intendersi.
    La mia prima Biennale l’ho vista nel lontano 1987 e devo dire che ne ebbi un’impressione positiva che mi lasciò esaltato per diversi giorni. L’aspetto ludico, le provocazioni, le trasgressioni, le contraddizioni del reale, l’arte come non l’avevo mai vista, mi avevano affascinato e stordito.
    Ci sono tornato negli anni successivi altre quattro o cinque volte e via via, quel senso di straniamento, stordimento e sorpresa, continua evoluzione dei linguaggi e del fare artistico, è scemato lasciando il posto ad un inesorabile e lento subentrare della noia.
    Adesso divago un po’. La stessa sensazione l’ho avuta con la città, sempre più sotto assedio di un turismo selvaggio, che ha finito col perdere buona parte del suo fascino originario (la città, non il turismo). Camminare per calli e campielli dà oggi la sensazione di trovarsi ogni giorno in una sagra di paese, e in questo un peso notevole lo hanno la miriade di bancarelle (Ponte di Rialto ne è contornata) che vendono paccottiglia varia e quasi tutta made in Cina (gli stessi vetri per cui Murano è sempre stata la patria, si contendono il mercato con quelli tarocchi provenienti dall’Asia).
    Più volte camminando in questa sorta di ‘Gardaland del turismo’, mi è venuta la voglia di sentire con le nocche la consistenza delle sue pietre, per verificare se queste non fossero state sostituite nottetempo e per qualche maleficio con modelli in vetroresina del tutto simili agli originali. Sensazione che si ha soprattutto per le superfici candide degli edifici da poco restaurati, e viene il dubbio che J. Ruskin e la sua patina del tempo, forse, non avesse tutti i torti.
    Torniamo alla Biennale, tutto è Arte, i vecchi spazi dell’Arsenale e i Padiglioni dei Giardini di Castello trasudano arte, ma proprio perchè tutto è arte, potrebbe alla fine valere l’affermazione contraria e cioè che niente è Arte.
    A un certo punto ti viene quasi voglia di sospendere il giudizio e quasi fissare una soglia sul grado di provocazione a cui ci si sente di sottoporsi. E in questo stato di sospensione mi è tornato alla mente ciò che un musicista, dopo aver partecipato ad una jam-session per l’incisione di un disco molto innovativo, disse: “bene, questa è una merda o è un’opera d’arte!”
    Quel solido muro che stava tra la prosaica ‘merda’ e il lirismo che contraddistingue un’opera d’arte, si è venuto sempre più assottigliando, rendendo assai difficile, se non impossibile, esprimere un giudizio di valore al primo impatto, giudizio che necessita sempre più di essere mediato attenendo più al dato dell’intelletto che a quello visivo ed emozionale.
    Resta comunque il fatto, che tra due anni, se tutto va bene, sarò ancora lì pronto a varcare la soglia di questo stralunato e sospeso ‘paese delle meraviglie’.

    “…scatafasci sino al tetto, e un minaccioso avviso che li decreta (speriamo!) provvisori. Tante tubature,…installazioni con angolature asimmetriche e indicazioni sballate, per i più piccini,…film di protesta contro i peccati del capitalismo al potere,…rantoli….pavimenti di specchi, scalette, gradini, quinte teatrali, pianola meccanica. Qualche tulipano….incalcolabili piccioni imbalsamati o creativi …Situazioni. Posizioni. Occasioni. Semplificazioni. Graffitisti teppisti tolgono una “A” alla ‘Illumin-nazioni’ che così diventa ‘Illu-minzioni’. I soliti spiritosi. Sinistre foto di bidonville in desolate periferie….Parallelepipedi in travertino lucidato o plastica grezza. Tappezzeria biedermeier,…cassette vuote multiple, facce di statisti come su copertine di vecchi lp….Un carro armato capovolto, per la gioia di grandi e piccini. Poi, una statua di ghisa coricata, sedili vintage da ufficio fatiscente…una navata di cordami con film e foto di quotidianità nevose e desolazioni industriali. Letti a castello…altra navata smunta e testimonianze di disgrazie, da toccarsi ininterrottamente le palle,…un piccolo vecchio carcere basso e claustrofobico, con avvisi di abbassare la testa,…cacche molto scure di animali nordici,…pellicole…tra tubature industriali fracassone,…fumettacci con teste di politici,…oleodotti e gasdotti,…barili e bidoni, rifiuti e mondezza, manifestazioni con fuck, shit, vomit…Ci si domanda quindi se invece di puntare un popolare kalashnikov non sarà più efficace puntare un “vaffa” per spiazzare le varie aspettative di così tante provocazioni e trasgressioni.” tratto da “Venezia arte a tolleranza zero – Sfasci, sgorbi e vaniloqui assordanti contro tutti i mali dell’umanità” di Alberto Arbasino su la Repubblica del 29.Luglio.

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