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Ah, se anche i quartieri costruiti ex novo fossero così…
Approfitto, :G, per ricordare con piacere Roberto Pirzio Biroli, un compagno di corso, uno “de noantri”, uno però che per modi e tratto era quanto di più lontano dalla caciara tutta romana che allora imperava nelle discussioni sessantottine in Aula Magna ma dal profondo impegno, uno che poi farà onore alla Facoltà con il suo notevole lavoro nella ricostruzione post-terremoto dei borghi friulani tra cui la sopra indicata Venzone.
Ri-costruire è sempre possibile. Ri-proporre è un atto che rafforza.
Cristo,. d’altronde, viene riproposto tutte le domeniche nell’Eucarestia.
E’ un’architettura, anche questa mostrata, “buona come il pane” ; qualcosa dal sapore semplice e famigliare.
Forse più di quanto proposto nelle lezioni ammannite precedentemente: più delle chiese “a fisarmonica” od a “rimessa di Zeppellin”; più di quelle a “sala briefing” o dei cimiteri in trincea con abbondanza di casematte e fifahaus, che sottomesse al fascino e all’ossessione del moderno conducono, dritti dritti al relativismo proponendo il processo storico, l’aderenza ai propri mutevolissimi, tempi, come prova di verità.
A mitigare questa posizione si potrebbe anche osservare che la mutevolezza è spesso apparente ed è sempre possibile rintracciare (…quasi sempre solo al microscopio…) principi comuni e non mutevoli.
Non basta.
Negli esempi proposti, nelle pagnottelle sfornate, la ragione geometrica ed universalizzante ha passato al rullo compressore tutti i dati storici ed etnologici.
Contro l’ impiego ipertrofico della ragione astratta ed “esprit de geometrie” ben si pone,invece, questo bell’esempio di “architettura naturale” che è prima di tutto una regola ed una misura oggettiva; quasi un ordine vincolante, anteposto alle intenzioni o delle imposizioni del progettista.
Saluto Ammirato
Parlammo di Venzone in un panino polemico anche contro i passatisti evocati da Francesco, preparato in casa tre anni prima che aprissimo la premiata forneria.
E’ qui: Il segreto della storia.
Un articoletto fortunato ripubblicato sul sito dell’Ordine degli Architetti di Roma e finito anche in edicola sulle pagine de Il Giornale dell’Architettura.
:G
Della serie: si fa un po’ i bulli quando Archiwatch se ne va in giro per il mondo!
Se trovo altre foto ripeto il giochetto prima e dopo la cura che è impressionante e tocca il cuore a confronto di Nocera Umbra o L’Aquila.
“Forse soggiogati da autoriali figure di architetti non pare possibile che ci sia chi lavori senza lasciare la «firma», costruendo città straordinarie per il loro non avere niente di speciale”
“Così, riprogettando la realtà, forse c’è la possibilità che il superego dell’architetto si dissolva”
Che goduria leggere certe cose :)
Sicuramente una bella “riproposizione” (se proprio vogliamo usare questo termine al posto del più generico “ricostruzione”). Del resto, come ci ricordava memmo54, certe riproposizioni hanno una loro sacralità: quella connessa al rito. Se quello religioso non è meno sacrale del rito di fondazione della città (quello che, in teoria, dovrebbe essere fissato una volta per tutte), allora è evidente che certe “riproposizioni” assumono il significato di una rinascita (in questo senso, sì, sarebbe perfino riduttivo parlare di “ricostruzione”). Forse è lo stesso motivo per il quale le ricostruzioni periodiche dei santuari shintoisti sono associate ad un preciso cerimoniale, che viene ripetuto sempre uguale, così come l’architettura. Ma ormai siamo in un epoca in cui ci sentiamo riproporre l’improponibile, ovvero l’eterno recupero dell’irrecuperabile… Ci penso perchè mai, come ora, vorrei che dalle pagine de Archivocce si levasse un solo unanime grido: Aridatece er Mazzola, perchè già da domani si prospetta uno scontro all’ultima mazzolata: http://www.amatelarchitettura.com/wp-content/uploads/2013/11/01_programma_forum_corviale.pdf