riceviamo da Andrea Costa questo appello di Vittorio Emiliani che volentieri vi giriamo:
Ogg: I paesaggi di Piero della Francesca in pericolo
“Care amiche, cari amici,
vi mando un documento del Comitato per la Bellezza e alcune eloquenti illustrazioni sulle minacce di guasti irreparabili che alcune varianti della superstrada Grosseto-Fano (inizialmente prevista in quei tratti in galleria) fanno incombere sulla Valle del Metauro, pressoché intatta, sui paesaggi di Piero della Francesca e di Raffaello. Parlatene, diffondete l’allarme, denunciate lo scempio.
Grazie, un saluto cordiale”
Vittorio Emiliani
Il paesaggio pressoché intatto della Valle del Metauro tranciato dalla superstrada Grosseto-Fano. Il suo passaggio sconvolgente nel paesaggio urbinate dipinto da Piero della Francesca nei Trionfi, parte retrostante del Dittico dei Duchi creato per Federico da Montefeltro e Battista Sforza. Simulazione dei Comitati di protesta contro le varianti in superficie o in viadotto della superstrada.
Le varianti alla Grosseto-Fano massacrano la Valle del Metauro
La tanto attesa (dal 1946) superstrada dei Due Mari, Grosseto-Fano, minaccia di sfregiare in modo clamoroso e irrimediabile una vallata, quella del Metauro, che sin qui è stata conservata in modo abbastanza attento, con paesaggi ancora antichi, di eccezionale bellezza. Gli stessi che ispirarono la pittura del grande Pietro della Francesca a partire dal famoso Dittico dei Duchi (Federico da Montefeltro ed Elisabetta Gonzaga) dipinti per la corte di Urbino ed oggi agli Uffizi. I paesaggi che furono poi di Raffaello e di altri pittori fondamentali.
Agli amministratori locali e provinciali che hanno espresso ed esprimono la loro ammirazione per il fascino di quei paesaggi definendoli “un immenso patrimonio culturale” rivolgiamo un accorato, vibrante appello affinché non vengano realizzate le varianti al progetto originario della superstrada che fra l’altro rischia di diventare autostrada e quindi un corridoio chiuso, tranciante, che nulla porta all’economia della vallata.
Da Fermignano a Urbania – denunciano i comitati della Valle del Metauro – si prevede di piazzare il nastro d’asfalto nella “piana di Asdrubale”, sito archeologico dell’età del ferro, proprio al centro del Dittico dei Duchi di Piero della Francesca, mentre il tracciato originario lo collocava a margine della valle con alcuni tratti molto opportunamente in galleria.
Più a nord, il centro storico di Mercatello sul Metauro (bandiera arancione del Touring Club Italiano) sarebbe soverchiato dal viadotto di tipo autostradale che sostituisce un percorso previsto anch’esso saggiamente in galleria sostenendo che esso comporta un forte risparmio, anche se le cifre reali smentiscono quelle consistenti economie.
La variante, progettata dall’austriaca Strabag, prevede infine che la superstrada diventi una autostrada a pedaggio con sei corsie. Un vero e proprio squarcio esplosivo in regioni, quali Toscana, Umbria e Marche, che fanno del paesaggio una loro forza. Tanto più che essa non potrebbe utilizzare il traforo della Guinza, realizzato una decina di anni fa, dal momento che esso consta soltanto di due corsie e che quindi risulta fuori norma.
Inoltre il trasporto pesante – come continua a dimostrare l’autostrada adriatica nel tratto marchigiano – diserta l’autostrada a pagamento appena ci sono pendenze che aumentano i consumi di carburante e reclama di essere esentato dal pedaggio o continua a percorrere strade statali gratuite. Quindi, come autostrada, la Grosseto-Fano non ha alcuna possibilità di finanziarsi coi pedaggi.
Sorprende dunque la sordità degli amministratori locali e regionali alle istanze di quanti chiedono che la superstrada percorra la Valle del Metauro senza intaccarne una integrità davvero rara. Ai valori della bellezza del paesaggio come bene sociale, collettivo, tutelato dall’articolo 9 della Costituzione, si rivolgono dunque omaggi soltanto a parole? Non si può, non si deve continuare su questa strada suicida che distrugge per sempre beni unici, irriproducibili, che hanno anche una ricaduta economico-finanziaria in termini di turismo culturale, ma che sono essenziali “in sé e per sé” perché in paesaggi belli e intatti si cresce meglio, si vive meglio, si invecchia meglio.
p. il Comitato per la Bellezza
Vittorio Emiliani, Vezio De Lucia, Luigi Manconi, Paolo Berdini
Sottoscrivo!
Forza ragazzi, diamoci sotto senza pietà, senz’alcuna pietà per nessuno !
Non si capisce bene se il disagio provenga dalla abolizione dei tratti in galleria oppure dalla strada stessa; come appare nel penultimo capitoletto. Anche le gallerie benché nascoste soffrono di qualche problema: deviano falde acquifere, provocando l’abbassamento e l’innalzamento, a stagioni alterne, della sede stradale e dell’intorno. Anche nascoste non sono tuttavia ininfluenti.
Mugello docet; e se siamo ancora lontani dall’apertura è perché qualche “dettaglio” preoccupa e non vuole andare al suo posto: tra le cose calcolate e risolte a tavolino.
Tuttavia se dal dopoguerra il collegamento non si è concretizzato un significato ci deve pur essere.
Ne azzardo uno: non serviva.
Lo stesso motivo per cui a Roma ed a Firenze non s’era mai realizzato un auditorium di grandi proporzioni (… la musica da camera si fa in camera e non in ambienti smisurati… giacchè sarebbe una musica “da capannone” … l’opera si esegue in teatro e di teatri ne abbiamo in abbondanza e ben fatti …); perché la Sa-Rc non è mai stata tenuta con cura; perchè il palazzo per uffici dei deputati è rimasta lettera morta e via dicendo…l’elenco è talmente lungo che ognuno può aggiungere non pagine, ma capitoli !
Da notare c’è che alla bellezza antica, forse quella cui alludono i primi firmatari, se ne è aggiunta una moderna che s’incanta di fronte a viadotti arditi, a travature di calcestruzzo di proporzioni smisurate; a grattacieli sempre più alti e forme sempre più belle ed originali.
Se questa bellezza ha la stesso diritto di cittadinanza, come sembra ovvio anche su queste pagine, è inutile paventare alcun timore: se la vallata verrà cementificata o bucherellata sarà tuttavia rischiarata dalla potenza e dalla fiaccola della modernità.
Ci sono molti Calatrava acquattati dietro l’angolo: hanno già visitato e rosicchiato, con soddisfazione, molti centri storici; sono arrivati, chiamati dai più alti rappresentanti e/o depositari del pensiero umano, anche a Venezia; molti epigoni e/o precursori hanno già consentito, seppur più modestamente, ai tir carichi di pannolini di “sorvolare” interi paesi.
Tranquilli !
La società che si appresta a realizzare la strada chiamerà, sicuramente, progettisti di fama indiscutibile.
Le rassicurazioni non mancano mai….peccato si diradino qualche ora prima del disastro come a Longarone.
Bisognerebbe quindi chiarire questa bellezza, cui il comitato s’appella, a cosa si riferisca; su quale verità si fondi. Tuttavia conoscendo, poco poco, alcuni firmatari si può presumere che non vi sia un idea solida e coerente dietro. Vogliono la botte piena e la moglie ubriaca… come tutti i moderni d’altronde: recuperare l’antico e la tradizione senza attingere alle fonti, senza calarsi fino in fondo nel verum; senza rinunciare e discutere a fondo il paradigma, morente, della società industriale nella speranza di recuperare qualche briciolina sfuggevole.
Non è più possibile il “tutto e tutto insieme”, (…chiedere l’impossibile…) nemmeno per ipotesi o per scherzo ed è improcrastinabile uscire, il meglio possibile, da questa ronda bacchica in cui tutti sono ubriachi e parlano (.. quando non agiscono…) a ruota libera: in cui, alla fine, trionfa il gaio, sguaiato, adattamento a volontà ed imposizioni altrui .
Ritrovare il verum e dare un senso al factum; chiedersi se il la realtà sia la somma algebrica di ogni tiramento individuale o se invece sia definito da fattori più concreti ed universali.
Questo, comunque, è uno dei momenti buoni: una di quelle contingenze che spiazzano gli agguerriti fautori del divenierismo (… Lupi spesso vestiti da Agnelli…) facile ed allegro: senza le immense risorse finora a disposizione (…le nostre…purtroppo…) e senza la carota dell’occupazione saranno costretti a tornare in se.
Nell’attesa che la ragion pratica ridimensioni la grottesca, ipertrofica, caricatura di quella speculativa …
Saluto