SONO LE “CASE POPOLARI” … BELLEZZA …

secessione romana 2

Pietro Pagliardini commented on: SECESSIONE ROMANA …

“Che semplice, raffinata e dolcissima eleganza!”

secessione romana 3

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6 risposte a SONO LE “CASE POPOLARI” … BELLEZZA …

  1. ettore maria mazzola ha detto:

    Quadrio Pirani per me resta un mito … queste però sono case dell’IRCIS, ovvero per gli impiegati dello Stato e non popolari, anche se costruite dall’ICP che, all’epoca, era ancora una florida azienda impegnata in concorrenza leale nel processo edilizio, sì da esser lontana da quel ramo secco che di lì a poco sarebbe divenuto a causa dell’interesse rivolto esclusivamente alle imprese private

  2. Pietro Pagliardini ha detto:

    E’ la bellezza…. di queste case popolari!
    Guarda che ingresso e che cancellata! Una sola di queste vale mezzo appartamento delle popolari di oggi. Che cosa è accaduto nel frattempo per giustificare tanta stellare differenza?
    Saluti
    Pietro

  3. stefano nicita ha detto:

    bellezze romane quasi sconosciute e forse irripetibili

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  5. ettore maria mazzola ha detto:

    Caro Pietro,
    una piccola idea di quel che è successo può essere condensata nel pensiero di Giuseppe Nicolosi relativamente alle sue squallide costruzioni del lotto 27 della Garbatella, eseguite nel 1930. Egli sosteneva di «badare maggiormente ai problemi funzionali ed ai costi di esecuzione», ritenendo che «la casa popolare mantenesse alcune caratteristiche della casa media che incidevano notevolmente sui costi, per cui risultava necessario ridurre alcuni spazi che non rappresentano un reale fabbisogno».
    Davanti a frasi classiste come questa, viene naturale chiedersi: fabbisogno di chi?
    È ovvio che l’ingegnere si riferiva al fabbisogno dello speculatore: gli abitanti infatti, da quel punto in avanti, vennero visti come dei miserabili su cui sperimentare le peggiori mostruosità … delle vittime immolate al Modernismo!
    Questo peraltro falsando la verità!
    Infatti, i conti attualizzati che ho documentato ne “La Città Sostenibile è Possibile” dimostrano che la realizzazione delle case “decorate” criticate da Nicolosi costavano fino al 67% in meno di ciò che costi oggi l’edilizia corrente, questo perché vigeva un sistema completamente diverso di costruire e gestire i cantieri, che vedeva l’ICP, l’Unione Edilizia Nazionale e il Comitato Centrale Edilizio lavorare fianco a fianco e in competizione con i costruttori privati, calmierando così il mercato!
    A partire dal 1925, una volta degradato ad ente gestionale l’ICP, ed una volta prostratisi alle teorie speculative “industriali” del nord d’Italia e d’oltralpe (i.e. La Casabella, La Nuova Architettura, Moderne Bauformen) che bombardavano con frasi tipo «tentativi di nobilitare le case popolari con strumenti eccessivi e ridondanti di decorazioni», l’opinione diffusa tra gli “architetti moderni” divenne che «alcune case sembravano ministeri, mentre altre sembravano costruite da Borromini per un cardinale». Ecco quindi che gli squallidissimi nuovi scatoloni della Garbatella vennero visto come «bellissimi per il contrasto delle linee semplicissime in mezzo agli stupidi palazzetti neobarocchi».
    … La storia dell’Architettura e dell’Urbanistica in Italia di quegli anni è unanimemente considerata come la Storia di due scuole di pensiero legate alle due principali città italiane: Roma la conservatrice, e Milano la reazionaria … personalmente preferirei parlare di Roma l’artista-artigiana e Milano l’industriale, poiché è questo il piano su cui si combatté la “battaglia” che vide la dipartita dell’Architettura (dominio degli architetti, degli artisti e degli artigiani) sconfitta dell’edilizia (dominio dell’industria)!

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