A piazza Pitagora c’è un esempio. In via Lima ce n’è un altro. Ancora un altro a Coppedè, in via Ticino, in cantiere. Edifici figli non di progettisti architettonici (che non me ne vogliano, non è diretta a loro), ma di progettisti finanziari, cui gli enti deputati ad approvare i progetti strizzano l’occhio.
Non alludo a fenomeni di corruzione, non voglio mal pensare e non intendo essere male inteso. Intendo porre l’accento sulla posizione che Soprintendenza (ove chiamata in causa) e uffici tecnici scelgono di tenere nei confronti del potere finanziario che gestisce i casi di sostituzione edilizia in città.
Un ente che approva o boccia un progetto edilizio dovrebbe non limitarsi ai soli aspetti tecnici ed amministrativi, ma valutare anche la forma delle proposte. E la forma, quando vuole essere innocua per ”integrarsi nel contesto”, diventa nociva. L’uso di geometrie consuete, materiali neutri, colori ricorrenti, non fa che inseguire un allineamento impossibile tra il nuovo e il vecchio, in nome di una povertà culturale non intesa come ignoranza o imperizia, ma come scelta di non osare. Non vi sarebbe stato il barocco se avesse prevalso il tentativo di allinearsi all’architettura del rinascimento. Non sarebbe esistito il liberty se avesse vinto l’emulazione dell’architettura neoclassica.
Qualsiasi impeto – un materiale di facciata all’avanguardia, uno spartito inaspettato delle aperture, una azzardata geometria dei volumi – sarebbe sufficiente per aprire un confronto e promuovere nuove idee, cioè sognare il futuro. E invece questi edifici risultano così tanto anonimi da non far muovere, dalle nostre pance, neanche un commento. Restiamo tutti nascosti dietro una banalissima consolazione, tanto à la page: è green.
Riccardo Freda
Si, ma non è questa l’estetica della finanziarizzazione del mondo ? Certo che è così.
Lo spunto è molto interessante anche se mi sembra si tratti di casi un po’ diversi, sia dal punto di vista urbano cioè relativo a cosa hanno sostituito, sia del risultato architettonico. L’edificio di Piazza Pitagora comunque tempo fa mi aveva ispirato un confronto un po’ triste… https://www.facebook.com/Dov%C3%A8-larchitettura-italiana-252956791457650/insights/?section=navPosts
Scusatemi ma il link era sbagliato, ecco quello giusto https://www.facebook.com/permalink.php?story_fbid=2129179793835331&id=252956791457650&xts[0]=68.ARDF1Aj34mhXZZ3HPRz_tw_Uyh478hPi5WlIYxYy1XCzCtgAdHVKDkYN5fK-KxrC5S8nViD77Da8AxMiRGm1bM5O2g0GVR0S5F9QECWDltanrhBPPspESsOLMEYcZRZEOAgl4dlBRClaPfPiflsqru946-4rOQCiRbLV1pnpsUxrn7bE2ih8HSKCLqp1qbgENho8x8AOP42ZIrGDpagHcQ4FoJU0ntRuMJ8b1JNc0ffASpIdryyIr2qddphuk2NH7sIIvtpyr7_XwbeQdNDZhL-Tf_DdZdzZyDsVNWpdlCm_E-Am2I2zv8OquOg6liVm9Hn7ZQnr2w9GQEPTs75YyVfWqg&tn=-R
Due scatoloni ben confezionati senza alcuna necessità di marcare il piano, semmai distinguere l’angolo dal fronte e poco altro.