COME PASSA IL TEMPO …

QUARANT'ANNI FA ...

stefanonicita on: 1973 …

“c’è uno a torso nudo che assomiglia a Nicolini, è lui?”

………..

carissimo Stefano …

evidentemente sei molto giovane …

e alcuni dettagli ti sfuggono …

ma non devi certo fartene una colpa …

Renato nel millenovecentosettantaré …

era assai diverso dall’icona oggi prevalente …

non gli era ancora scoppiato il Sessantotto …

del quale fu peraltro, a suo tempo, bersaglio in quel di Valle Giulia …

e non era ancora l’Assessore dell’Estate romana  che tutti poi conobbero …

era soltanto un tipico intellettuale del PCI di allora …

modello Olmi …

per intenderci …

quindi niente capelli lunghi …

ma capelli corti assai …

giacca, cravatta …

vestiti completi sul color bigio …

scarpe da bravo ragazzo …

calze corte e spesso chiare …

aspetto seminarista rosso …

assetto a metà strada tra il sacrista e il travet …

come si conviene ad un segretario di sezione anni sessanta …

poi dopo la metà dei settanta …

la scoperta del Sessantotto …

l’esplosione degli ormoni …

quindi il capellone seminudo accoccolato in prima fila …

che, peraltro, ha un’aria conosciuta, ma non riconosco …

fa parte di altre avanguardie …

e, sicuramente …

“non può essere” il povero Renato …

insieme al quale visitai in anteprima per la stampa, …

eravamo ambedue appena entrati a Controspazio, …

proprio quella mostra epocale …

ricordo poi, come dimenticarla, la cena rituale, zona Magenta, con l’Aldo a capotavola …

e un’altrettanto indimenticabile ascesa al santuario rossiano di via Maddalena …

due camere e cucina sotto al Duomo …

la mitica scrivania celeste Madonna …

anche a distanza di quarant’anni …

sono cose che non si dimenticano …

rossi scolari cantafora ...

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10 Responses to COME PASSA IL TEMPO …

  1. Efisio Pitzalis ha detto:

    io riconosco solo due Aldi: uno Rossi, l’altro Aymonino….. e se ve lo dico io…..:-)

  2. Simone il polesano ha detto:

    all’epoca avevo sei anni…ma l’accosciato sotto Aldo Rossi, chi è?….ha una somiglianza improbabile con Michael Graves…

  3. Simone il polesano ha detto:

    il quarto in piedi a sinistra…è Monestiroli?…e quello alto con i baffi, che è posizionato sotto la casa di Loos, è Gino Malacarne?

  4. ctonia ha detto:

    Professò, urge identificazione di ogni singolo, qui siamo alla lacrimuccia, non può mica lasciarci così nella nostalgia della gioventù dei nostri Maestri :)))))

  5. filippo de dominicis ha detto:

    Alla mostra di Parigi la foto campeggiava sulla destra, all’ingresso, con tanto di didascalia. Contorni e numeretti…c’é anche Meier, il secondo accosciato da sinistra, oltre a Graves (sotto Aldo Rossi).

  6. stefanonicita ha detto:

    Non sono poi così giovane prof, all’epoca avevo già 4 anni. Concordo con ctonia vogliamo i nomi scanditi con in sottofondo The dark side of the moon

  7. Simone il polesano ha detto:

    e i due personaggi che hanno la stessa statura, con la barba ed i baffi, posizionati sotto la casa di Loos, trattasi di Bruno Reichlin e Fabio Reinhart?

  8. DOVE FINISCE LA CITTA’ ANALOGA

    Può uno storico concedersi la nostalgia come lusso, ogni tanto, ma tocca fuggire la trappola del rimpianto.

    Contro ogni rimpianto pubblico volentieri su Archiwatch, 40 anni dopo il 1973, una canzone salingeriana del 1971, che, forse, in qualche modo, è archicefalicamente profetica.

    E vada come vada.

    Dove finisce la città, dove il rumore se ne va,
    c’è una collina che nessuno vede mai
    perchè una nebbia come un velo la ricopre fino al cielo dall’ eternità…

    Nessuno mai la troverà la strada, forse in altra età
    si è conosciuta, ma l’ abbiam scordata ormai:
    l’ abbiam scordata e si è perduta lungo i giorni della vita dall’eternità…

    Forse l’ abbiam vista nel passato, ma il ricordo se n’è andato dalla mente.
    Cercala negli angoli del sogno per portarla lungo il mondo del presente.
    Oh, se solamente io potessi rivederla com’è adesso per un’ora!
    So di fiori grandi come soli ma mi sfuggono i colori, ancora.

    Ricordo che alla sommità c’è un uomo che sta sempre là,
    per impedire che qualcuno cada giù
    da quella magica collina, dalla parte che declina e non ritorni più…

    Anch’io tra i fiori, tempo fa, giocavo sulla sommità
    con i compagni miei, dentro alla segale,
    ma il prenditore non mi ha scorto quando son caduto al mondo per l’eternità…

  9. sergio 43 ha detto:

    Siamo sempre lì a “Catcher in the Rye”, vero Giancarlo?….io veramente giocavo come “First Base Man”, qualche volta come “Pitcher”, raramente come “Catcher” perchè non mi piaceva vedermi tirare addosso delle sassate. Chissà perchè usa il termine “prenditore” invece che “ricevitore”? Ho provato a canticchiare l’ultimo verso con la giusta qualifica sportiva ma non viene bene. Forse anche in quello scarto tecnico c’è un seme di poesia.

    • Eh, già.
      Guccini mette in musica la canzoncina che il pischello Holden canticchia nella storia.
      Un paio di anni fa, approfittando della ristampa nei Supercoralli, l’ho riletto dalla mia prima volta in cui ero ancora più giovane del protagonista, .
      Mi sono divertito la faccia.
      Non gli è passato un giorno. E mi ha fatto sentire come se non fossero passati neanche per me.
      Meraviglie dell’arte.
      Roba che non capita spesso. Praticamente MAI con l’Architettura.
      Di più con l’edilizia. Ma solo quella dove si è vissuti.

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