Franco sui ponti di Pietro …

Da Franco Purini: …

“La distruzione di alcuni ponti del Laurentino 38 è stata la conseguenza di una decisione sbagliata da parte dell’amministrazione comunale. Una scelta che dimostra l’incapacità della politica romana, ma non solo di questa, di gestire nel modo più appropriato interventi architettonici complessi, gli stessi che in altri paesi hanno avuto un’accoglienza più che positiva, elevando la qualità della città e quella della vita che vi si svolge. Dispiace apprendere che si vuole insistere in questo errore, così come suscita una certa sorpresa scoprire quanta nostalgia esista ancora per quella dimensione chiusa e protetta, organica e socialmente concorde che si pensa sia esistita in precedenti contesti abitativi. Una dimensione, in fondo antimoderna, che probabilmente non si è mai inverata in una parte concreta di città diventando e restando solo mitologia, narrazione, evocazione. Colpire ancora l’opera magistrale del grande architetto Pietro Barucci, alla quale non è stato concesso di esprimere tutte le potenzialità che essa possedeva – non basta pensare e costruire l’architettura, occorre che sia aiutata a radicarsi – è qualcosa che si stenta veramente a comprendere, a meno di non ridurre il tutto a una semplice speculazione edilizia. Per finire mi chiedo perché coloro i quali hanno una pessima e generalizzata opinione di chi insegna, fornendo così un ottimo alibi a chi vorrebbe distruggere l’università pubblica, non portano nelle aule dove questi docenti, a loro parere incapaci svolgono un lavoro non certo facile e ripetitivo il loro dissenso, invece di riversarlo nell’ambito claustrofobico di un blog, dove è destinato a rimanere inoperante generando solo astio, risentimento e sospetto.”

F. P.

Questa voce è stata pubblicata in Architettura. Contrassegna il permalink.

14 risposte a Franco sui ponti di Pietro …

  1. memmo54 ha detto:

    Per aiutare simili architetture a “radicarsi” è senz’altro indispensabile, per gli abitanti, l’obbligo di frequentare quegli spazi di “incontro ed orientamento”; magari con una casacca colorata per distinguersi meglio…ma non nera, chè porta male….). Oppure obbligare i “costretti” (… pardon… gli abitanti… ) a rifornirsi nei negozi (… meglio spacci, forse…) gestiti dirattamente dall’amministrazione.
    Ma se queste architetture hanno bisogno di grandi aiuti per radicarsi non sarà perchè sono sostanzialmente estranee al contesto civile in cui “insistono” ?
    Al contrario tutti i deprecati modelli che hanno il perfido vizio di essere antimoderni (..aiuto !..aiuto !…) sembrano, stranamente, bene adeguati alla vita degli uomini; e non da ieri o ieri l’altro: più o meno tremila anni.
    Qualcosa significherà pure !
    Non sarà che abbiamo bisogno di “ripensare” proprio quest’ultimi ?
    Per benino: anche a costo di copiarli pari pari; senza pregiudizi per cortili, tetti, tegole, piazzette, archi, colonne ed altre nefandezze.
    Leggendo, però, quanto scritto da esimi professori e/o professionisti, temo che non vi sia alcuna speranza, per codesta generazione di architetti, di riguadagnare una bricila di realtà. Nemmeno passati i sessanta o settant’anni: età in cui anche i più incalliti individualisti, i “primi della classe”, raggiungono la coscienza di appartenere, ed essere essi stessi, una sola, antica ed immutata, civiltà.
    Tuttavia la circostanza più temibile e perniciosa non è la vacua esibizione di ideuzze e dettagliucci, nè le palazze o i grattacieli di periferia: è il fatto che costoro “plasmano” direttamente o “di rinforzo” nuove generazioni ancora prive dei necessari anticorpi.
    Saluto Preoccupato

    • maurizio gabrielli ha detto:

      Il dubbio è stato subito sciolto.Ce la facciamo a imbastire qualche argomento plausibile sulle affermazioni di F.Purini ? Magari sulla scorta di uno straccio di conoscenza della storia dell’architettura e della città vista non solo come luogo di scontro di sensibilità diverse, di gusti opposti, di stili contrapposti.Per capire il significato di radicamento dell’architettura basta guardare alcuni lavori di Bakema,ma insomma lo sanno anche i bambini.Il vero problema a mio modesto avviso è che questo tipo d’interventi hanno avuto sempre, in Italia, pochi soldi,gestiti malissimo e senza controlli e i progettisti hanno spesso dovuto fare di necessità virtù.Recentemente ho sentito M.Fuksas dire a proposito delle città che in Italia dobbiamo costruire lo Stato,avendo solo la burocrazia.E cosa è lo Stato? E’ il contratto fra cittadini !Vero ma un contratto sempre a favore, fino ad oggi,di un gruppo,categoria o se volete,classe sociale.L’architettura dunque è dentro questo contratto,ne fa parte e va letta anche da questo punto di vista.Le parole di Purini andrebbero comprese senza evocare un astratto “contesto civile”,fantasma di una storia che non si vuole conoscere.

  2. Lorenzo ha detto:

    Io ho una pessima opinione della maggioranza delle persone che insegnano in facoltà: allora che devo fare, sbattere il mio dissenso in faccia al professore di turno che dovrà darmi un voto? No grazie, preferisco mordermi la lingua ed uscire il prima possibile dall’università.
    L’intervento di Purini fa veramente cadere le braccia, ma è il perfetto esempio del professore-architetto medio, che si rifiuta di guardare alla realtà e alle brutture che la sua generazione e i maestri della sua generazione sono riusciti a creare. Fra l’altro mi viene da ridere leggendo dell’accusa di speculazione edilizia data da una possibile demolizione-ricostruzione: proprio Purini ci viene a dire questa ovvietà? San Purini non è mai stato in vita sua a servizio di qualche costruttore-pappone? Mai stato complice di speculazioni edilizie? Per carità, forse no…
    Purini afferma che non basta pensare e costruire l’architettura, ma occorre anche che sia aiutata a radicarsi. Aiutata a radicarsi? Ma in che senso? Da quando l’architettura avrebbe bisogno di una badante? Se l’architettura è fatta bene riesce a camminare da sola, senza bisogno di costose assistenze.
    Purini, una nota personale: va bene costruire il primo grattacielo a Roma (a proposito di speculazione), ma almeno ci si poteva risparmiare la puttanata sull’analogia con la torre delle Miizie?!?! Ancora non è stato costruito e già mi auguro che qualche illuminata giunta del futuro ne progetti la demolizione (senza offesa)!

    Cordialmente,

    Lorenzo Leggeri

    • maurizio gabrielli ha detto:

      La prego mi dica quali sono le generazioni che a suo parere non hanno prodotto,insegnato brutture.Quali quelle che si sono affrancate dalla “speculazione”.Chi ha costruito senza i soldi di qualcuno che voleva guadagnarci,dentro questi rapporti sociali di produzione ! La prego.

  3. maurizio gabrielli ha detto:

    Mi sorge il dubbio che portare il proprio dissenso nelle aule universitarie sia cosa complicata per chi,come ho sentito recentemente,considera Vitruvio o l’Architettura Greca Classica ” robba vecchia Professò “.

  4. alessandro pierattini ha detto:

    Colgo con incredulo stupore l’esortazione di Purini a portare il proprio dissenso nelle aule universitarie. Attendo dunque che sia lui per primo ad ospitare, nell’ambito del proprio corso universitario, un dibattito invitando quanti desiderino sostenere posizioni ‘non allineate’, in modo sereno e propositivo. O l’esortazione è destinata a morire “nell’ambito claustrofobico di un blog”?

  5. Franco Purini ha detto:

    L’architettura, da sola, non fa mai miracoli. Come un libro, un’automobile, un film, essa è un prodotto del suo tempo come tanti altri, un prodotto che deve essere messo in grado, attraverso strategie efficaci e illuminate, di esprimere la propria potenzialità. Le Hof viennesi, come le grandi Siedlung berlinesi o le Unità di Le Corbusier, furono aiutate a radicarsi da opportune politiche sociali e da adeguati interventi amministrativi. I quartieri neorealisti furono facilitati dalla mobilitazione di un’intera cultura a loro favore e dalla piena solidarietà dell’arte figurativa e del cinema di allora. I grandi interventi italiani degli Anni Settanta furono invece abbandonati a se stessi, spesso (Corviale, Zen, Scampìa) mai completati o eseguiti in modo difforme. Si favorì un loro uso distorto, abusivo e vandalico. Queste non sono opinioni personali, ma fatti storici. L’architettura ha sicuramente la sua parte di responsabilità nella sua maggiore o minore riuscita, ma, occorre ripeterlo, solo la sua parte. Per il resto bisogna rivolgersi al di fuori di essa. Un’ultima cosa. Si rimprovera sempre all’Università di essere chiusa nel suo accademismo. Non capisco allora perché ci si scandalizza quando un professore propone di portare anche nelle aule i problemi che vengono dibattuti così tanto nei blog, che così sarebbero senza dubbio più utili alla comunità perché otterrebbero un obbiettivo superiore allo stesso medium che li fa esistere.

    • Pietro Pagliardini ha detto:

      Professor Purini, mi stupiscono queste sue affermazioni, anche se apprezzo il fatto che lei commenti in un blog.
      Lei scrive che l’architettura, come un’auto, è un prodotto del proprio tempo e come tale deve essere messo in grado di esprimere le proprie potenzialità. Questo significa due cose:
      – Che lei considera l’architettura un genere di consumo, come uno spazzolino da denti o un’automobile, e dunque, al pari di questi, richiede pubblicità e marketing per essere “lanciata” sul mercato. Per amor di verità, lei non dice esattamente così ma parla, evidentemente, di un clima culturale favorevole ad accogliere determinate novità; ma il “clima culturale”, per un prodotto di consumo, altro non è che pubblicità. Dunque non credo di aver travisato il suo pensiero.
      – Da quanto sopra ne discende, logicamente, che i fruitori di queste architetture, che tra l’altro mi sembra siano i grandi assenti nel suo commento dato che lei assume come unico suo referente il mondo della cultura, dovrebbero essere “addestrati” a vivere e godere positivamente di quanto viene loro offerto. Anche questo lei non lo dice, ma non può non pensarlo dato che il clima culturale, cioè la propaganda, serve, appunto, a fare apprezzare ciò che non si conosce o non si capisce. Prima di lei l’aveva espressamente scritto Le Corbusier. Lo so, è perfino noioso citare sempre il solito orologiaio svizzero, ma non è colpa mia se LC è stato un prolifico quanto apprezzatissimo teorizzatore e quindi non c’è da prendersela che con lui.

      Io credo che considerare l’architettura un genere di consumo sia un grave errore che molti architetti commettono quando ripetono la solita, noiosa litania: nessuno produce auto con le forme di una carrozza e quindi anche l’architettura…ecc.
      Ma la casa nasce con l’idea di eternità e l’eternità non segue la moda perché non ha tempo. Non esiste la contemporaneità in architettura, se non come adeguamento a determinate funzioni che prima non c’erano e adesso ci sono. E lei mi insegna che il riuso di edifici esistenti nati per altre funzioni è uno dei temi più affascinanti per l’architetto, perché consente di scoprire che un sanatorio in disuso funziona benissimo come uffici, che una Chiesa sconsacrata si presta meravigliosamente a spazio espositivo, che un vecchio opificio è il sogno di ogni architetto per il proprio studio. Se dunque i tipi specialistici sono così splendidamente riciclabili e conservano nel tempo una straordinaria capacità d’uso, come pensare che l’edilizia di base, quella per l’abitare della generalità delle persone, la cui funzione è costante e collaudata nei secoli, debba cambiare sostanzialmente, come fosse abbigliamento? Che poi, anche questo, a guardare bene, nei suoi tratti essenziali, non è che sia cambiato molto, nell’ambito naturalmente di ogni zona climatica e culturale.
      Il cambiamento continuo della forma esteriore dei prodotti ci è imposto da un modello economico espansivo e consumista, che personalmente non disdegno affatto, ma non può riguardare l’abitare che, nonostante tutto, continua ad avere come idea di fondo l’eternità. Non le sarà sfuggito il fatto che molti architetti che propugnano il cambiamento per gli altri, vivano poi in splendidi edifici antichi del centro storico. Una debolezza umana? Può darsi, e io comprendo le debolezze, ma perché queste “debolezze” debbono essere negate alle persone comuni, e più deboli, a cui si vuole imporre la sperimentazione di sistemi di abitare privi di senso?
      Fino a 60/70 anni fa non c’era alcun bisogno di “creare un clima favorevole all’accettazione di una architettura” o meglio della propria abitazione. Dare per scontato un indottrinamento preventivo, un “corso di formazione” per poter abitare, significa dare per scontata e sostanzialmente giusta una società in cui pochi decidono per molti.
      L’architettura da sola non fa miracoli, lei dice; ma l’architettura non deve fare miracoli, LC voleva fare miracoli, credendosi Dio e da qui è iniziata la fine della città. L’architettura deve semplicemente dare alle persone un ambiente di vita dignitoso, rispondere al bisogno naturale di vita sociale e ai loro desideri e dunque non può essere che qualcuno spieghi e insegni ad abitare ad altri. “Abitare, istruzioni per l’uso” è, prima che una contraddizione, un atto violento e prevaricatore.
      Dunque non è con questi argomenti, largamente consumati, che sono difendibili progetti come Zen, Corviale, Laurentino 38, ecc. Se il clima non è favorevole ad un progetto la colpa non è del clima ma del progetto che non si adatta al clima. E il clima dell’abitare, contrariamente a quello meteorologico, non è poi così variabile come qualcuno ci vuole far credere e, anche se lo fosse, dovrebbe essere sempre il progetto a seguirlo, mai il contrario. I cambiamenti climatici non sono facili da governare, come ci insegnano le vicende d questi ultimi anni.
      Cordiali saluti
      Pietro Pagliardini

  6. Lorenzo ha detto:

    Non capisco il ragionamento di Maurizio Gabrielli. Purtroppo parallelamente alla nascita di un’architettura incomprensibile è nato anche un linguaggio da architetti incomprensibile. Come dire: buttiamola in caciara! In realtà Gabrielli ci fa un’enorme supercazzola mascherandola da discorso colto, da discorso di colui che sa, che conosce e comprende la storia. Discorsi del tipo: “Voi popolo incolto oggi non potete capire, ma un giorno capirete e ci ringrazierete!” non li digerisco proprio!
    Problema mio…
    Per quanto riguarda il discorso speculazione edilizia, non sono io quello che l’ha tirata fuori, ma ho solo risposto ad una parte del discorso del professor Purini. E’ evidente che la speculazione sia presente in tutti gli interventi privati, ed è anche giusto che sia così: compito dell’amministrazione dovrebbe essere quello di indirizzare la speculazione a vantaggio della comunità.

    • maurizio gabrielli ha detto:

      ma quandomai !

    • maurizio gabrielli ha detto:

      Il materialismo storico è una visione del mondo,che ci posso fare ? Tajateme la capa !E mi scusi, perchè mai sarebbe giusto che la speculazione sia presente in tutti gli interventi privati ? La speculazione è tale proprio perchè,per sua natura, agisce contro gli interessi di una o più comunità.La storia poi bisogna conoscerla e questo può costare fatica ma dare anche un grande piacere.Temo che lei abbia visto un altro film : Amici miei.A proposito della speculazione : le Amministrazioni non dovrebbero indirizzare la speculazione ma combatterla.Se la sorreggono,o peggio ne fanno parte, non esiste vantaggio per la comunità,ma solo per alcuni. Dipende appunto dal contratto sociale,come dice M.Fuksas dallo Stato, e siccome in Italia lo Stato non c’è ma esiste la Burocrazia, chi possiede i mezzi di produzione fa come je pare e ingrassa quest’ultima. Vede è semplice !

  7. emanuele arteniesi ha detto:

    Professor Purini, ma lei intravede le condizioni per il miglior radicamento del suo progetto a Eur-Castellaccio? l’architettura che lei ha pensato è espressione del suo tempo, quindi delle strategie e dei processi realizzativi di oggi. Non pensa che l’architetto oggi debba operare criticamente su questi processi realizzativi, quel “al di fuori” di cui parla? Cioè progettando un intervento edificatorio che riguardi il modo in cui stan legate insieme le componenti? in un’intervista alla domanda sul suo rapporto con la tecnologia, ha affermato che della triade vitruviana lei esprime maggiormente la Venustas. Se come dice l’architettura da sola non fa miracoli allora vuol dire che è ottimista riguardo tutto il contesto produttivo.
    La prossima volta mi sforzo di farle domande anche in facoltà

  8. mara dolce ha detto:

    Prof. Purini:
    non possiamo prendere lezioni di architettura da chi, ha passato decenni a disegnare “tavole” di architettura(!) con i puntini-china e le foglioline degli alberi per poi, quando c’è stata l’opportunità di costruire, fare una roba (oscena) come Euroma2. non possiamo accettare lezioni ( e men che meno di etica) da chi è così scollato dalla realtà, dalla vita e dalle necessità delle persone. E’ grave e inaccettabile che lei parli di un intero quartiere, la cui sopravvivenza ritiene debba essere preservata in quanto “opera magistrale del grande architetto Pietro Barucci, alla quale non è stato concesso di esprimere tutte le potenzialità che essa possedeva”

    con profonda indignazione e nessuna stima,
    mai sua

    MD

  9. Lorenzo ha detto:

    Gabrielli, la parola speculazione non è una parolaccia. Vuol dire semplicemente che un imprenditore cerca un guadagno dal suo lavoro: lei conosce imprenditori che non abbiano questo scopo?Secondo lei gli imprenditori lavorano per fare beneficenza? Penso non sia così neanche in Svezia, figuriamoci in Italia… Caltagirone a Roma non ha fatto una marea di danni solo perchè ha deciso di guadagnare nel campo immobiliare, ma perchè l’ha fatto senza alcuna remora morale, senza che nessuno nelle varie amministrazione gli abbia messo dei paletti e abbia indirizzato le sue smanie costruttive a vantaggio della popolazione, realizzando quartieri decenti.
    Infine vedo che lei ha qualcosa in comune con il signor Fuksas (che effettivamente cita spesso): l’ostentazione di una presunta cultura e conoscenza storica. Perchè tenta sempre di porsi al di sopra dei suoi interlocutori insinuando una presunta ignoranza degli stessi? Lei mi conosce? Gabrielli, ma non è che lei ha tendenze radical chic?

Rispondi

Inserisci i tuoi dati qui sotto o clicca su un'icona per effettuare l'accesso:

Logo di WordPress.com

Stai commentando usando il tuo account WordPress.com. Chiudi sessione /  Modifica )

Foto Twitter

Stai commentando usando il tuo account Twitter. Chiudi sessione /  Modifica )

Foto di Facebook

Stai commentando usando il tuo account Facebook. Chiudi sessione /  Modifica )

Connessione a %s...

Questo sito utilizza Akismet per ridurre lo spam. Scopri come vengono elaborati i dati derivati dai commenti.