Ringraziamo Armando Roma per averci segnalato, qualche giorno fa, un sito assolutamente straordinario … quello della Presidenza del Consiglio dei Ministri, Dipartimento per lo Sviluppo e la Competitività del Turismo
(http://www.italiaunita2011.it) …
ove scopriamo, tra l’altro, che:
“Con D.P.C.M. del 24.04.2007 è stato istituito un apposito comitato denominato “Comitato dei Ministri per il 150 Anniversario dell’Unità d’Italia” cui sono stati attribuiti compiti di pianificazione ed organizzazione degli eventi connessi alle celebrazioni che avranno luogo nel territorio nazionale e compiti di pianificazione di selezionati interventi infrastrutturali volti alla realizzazione ed al completamento di opere di rilevante interesse culturale e scientifico …”
e che:
“Con successivo D.P.C.M. del 15 Giugno 2007 presso la Presidenza del Consiglio dei Ministri – Dipartimento per lo Sviluppo e la Competitività del Turismo – è stata istituita una struttura denominata “Struttura di Missione per le celebrazioni dei 150 anni dell’Unità d’Italia”. Essa ha ricevuto l’incarico di supportare il Comitato dei Ministri per le Celebrazioni del 150 anniversario nello svolgimento dei suoi compiti ed assicura gli adempimenti necessari per la realizzazione del programma degli eventi e degli interventi connessi alle celebrazioni.
La Struttura di Missione è posta, per quanto attiene all’attività amministrativa, operativa e gestionale, alle dirette dipendenze del Capo del Dipartimento per lo Sviluppo e la Competitività del Turismo.
Attraverso il dialogo con i soggetti delle autonomie locali, la Struttura di Missione ha attivato le procedure di individuazione degli interventi di elevato interesse cultuale e scientifico come indicato nei criteri generali dettati dal Comitato dei Ministri …”
Che c’è di male? … ci si obietterà … le solite celebrazioni … un po’ di tricolore … che va pure tanto di moda, di questi tempi …
e, in fondo per il Cinquantenario, a Roma, nell’undici furono realizzate opere egregie … Hennebique, … Bazzani, … Piacentini, … Milani, … Cambellotti, …
e poi per il Centenario, nel sessantuno, a Torino … Nervi, … Moretti, … Scarpa, …
sarà anche questa una buona occasione per l’Architettura …
confidando nelle istituzioni … e, addirittura nella Presidenza del Consiglio … non dovrebbero esserci dubbi …
ma … provate a dare un’occhiata nel sito suggerito …
a parte qualche opera che potrebbe anche avere un senso …
(nella prospettiva di dar corso a progetti avviati da tempo, come nel caso di Venezia o di Isernia …) nel caso di Firenze e di Roma … città peraltro, forse, più connesse di tante altre alla vicenda unitaria … la sullodata “Struttura di Missione” supera se stessa e offre con slancio patriottico due straordinari saggi della sua creatività …
ambedue a firma del, fin qui non particolarmente noto, ing. Fabio De Santis … e per un importo, a base d’asta, rispettivamente di € 80.000.000,00 e di € 32.742.400,00 si propongono così i due progetti per il nuovo Parco della Musica e della Cultura di Firenze e per la nuova Città della Scienza e delle Tecnologie al Flaminio in un’area a ridosso del famigerato MAXXI …
per carità di patria … non entriamo nel merito della “qualità” della proposta fiorentina …
ci soffermiamo qui, soltanto, sull’occasione romana che presenta, già da sola, più motivi di raccapriccio …
l’edificio di cui, nel sito presidenziale, si fornisce il progetto preliminare, grida semplicemente vendetta …
si tratta di una “cosa” talmente becera e offensiva che verrebbe cestinata anche nella più sperduta e depressa provincia subtropicale … e che l’ineffabile Rutelli ha la faccia tosta di proporre nel centro di Roma … vergogna Francesco!!!
Un edificio del genere, se mai l’insana proposta ministeriale dovesse avere la mala sorte di procedere, … non potrà che confermare, se non altro, la risentita reazione dei geometri, che, anche con la loro mano sinistra, sicuramente, avrebbero potuto, se la legge glielo avesse consentito, fare di molto, … molto, meglio …
Una porcheria del genere, fin qui, non si era ancora subita neanche dalle parti di via Guido Reni …
Ma la cosa che più offende è che, attorno al tema della Città della Scienza, a Roma si dibatte da più di trent’anni e che, a partire dalla avventurosa proposta di Maurizio Sacripanti per via Giulia, … per finire alle proposte relative alle aree limitrofe al grande gasometro all’Ostiense … decine di progetti si sono, negli anni, susseguiti … tutti sicuramente più sensati e opportuni dell’ignobile soluzione, inopinatamente, proposta per il Flaminio …
L’ottuso e teatrale colpo di scena ministeriale sancisce così la fine di qualsiasi ragionevole proposta di localizzazione per un Museo della Scienza degno di questo nome e minimamente in grado di dare risposte efficaci ad una ormai ineludubile domanda culturale …
Ma, a gettare altre ombre sulla disinvolta gestione delle cose dell’architettura nella nostra città c’è l’ulteriore aggravante che, sull’area in questione, … solo pochi anni fa, … era stato bandito un concorso internazionale per la realizzazione della nuova sede dell’Agenzia Spaziale Italiana … concorso nel quale, dopo una prima fase, erano risultati selezionati: William Alsop, Marco Casamonti, Massimiliano Fuksas, Jean-Marc Ibos – Myrto Vitart, Enric Miralles – Benedetta Tagliabue EMBT Arquitects Associats, Ian Ritchie, Bernard Tschumi; … e, nella seconda fase, era poi risultato vincitore il progetto di Massimiliano Fuksas …
Progetto poi sparito nei meandri ministeriali … per poi ricomparire “miracolosamente” … nella priferia di Tor Vergata, …
ma nel frattempo erano cambiati … il presidente dell’Agenzia …
qualche ministro … qualche governo … e, naturalmente, anche il progetto con il relativo architetto …
cosa non si farebbe per la “qualità” dell’Architettura … in questo paese …
PS: non lo diceva anche Renzo Piano che “… gli architetti hanno responsabilità enormi e possono essere pericolosi …”?
figuriamoci quelli “falliti” … e che hanno abbandonato il “mestiere” …
per la politica …
io uno più bello ( e bravo!!!!!!) ancora lo devo incontrare… Mi sono innamorata…
non se ne può veramente più! tutti i giorni uno stillicidio di piccole e grandi umiliazioni per questa povera disciplina, MA PERCHE’ ???!!!!???
A voi non viene da piangere?
Ho visto quel sito per ragioni professionali legate ad un progetto, però una occhiata per curiosità l’avevo data, a quello delle città della scienza di Roma. Ed in effetti, senza nulla sapere della vicenda – mi aveva colpito per la sua povertà progettuale.
A me pare, in generale, che una parte di colpa sia degli intellettuali architetti, ma soprattutto urbanisti.
Oggi, la cultura urbanistica è di una povertà quale mai avevo visto prima: vi è una totale assenza di essa nelle scelte compiute dai politici.
E credo che la colpa sia degli intellettuali architetti e urbanisti, specie accademici, che non incidono sui politici (anche perchè, nella gran parte dei casi, non hanno nulla da offrire), almeno quanto dei politici stessi. Se non di più.
Giorgio,
Sottoscrivo quanto dici e posso testimoniare il grave oltraggio perpretato allora (1981-1985) a danno del compianto mentore: Maurizio Sacripanti. Al quale assegnarono poi, confusamente una zona in alternativa lungo il raccordo anulare.Tutta la questione andò perduta nelle sabbie mobili delle burocrazie degli anni ‘ 90.
La Giunta Capitolina, coraggiosa, allora, aveva commissionato al Maestro un Museo della Scienza, ma e qui l’ orrore ed errore: nella zona, ” sfigata “, come la apostrofava Carlo Aymonino, della incompiuta ” Piazza della Moretta ” di Via Giulia, tra il Liceo Virgilio e le Carceri dei SanGallo, poi museo dei reperti criminali. Un suggestivo prospetto formidabilmente ricuciva il fronte dello ” street scape ” della via bramantesca rinascimentale; mentre sezioni a setti di c.c.a., zoomorfi come enormi sauri, scandivano il ” passo ” delle campate e lanciavano volumi liberi, fluidi, liquidi. Troppo moderni per i contemporanei ???
Uno spazio indicibile, con infiniti traguardi, punti visivi, piani a sbalzo – altro che
” nuvole ” -, un’ infinità, quasi vanvitelliana di cieli e piani artificiali, solai e pareti mobili, percorsi tematici su piani di calpestìo mozzafiato. Per provare una sensazione analoga bisogna sbarcare al ” Kennedy airport ” nel vecchio terminal della TWA di Saarinen. Gehry, Hadid, Holl, Eisenman, e potrei continuare: Maine, Libeskind,
Moss… tutti, 20 anni dopo, hanno attinto al repertorio sacripantiano. Ma si sa ” nemo profeta…”
pb
Faccio un appello a tutti gli architetti di “buona volontà” e, sopratutto, ai cittadini napoletani: fermiamo lo scempio che Perrault-Iervolino si accingono a perpetrare a Piazza Garibaldi. E’ troppo! I napoletani nn possono più sopportare! Costituiamo un comitato “per piazza garibaldi libera”.
Un amico mi ha scritto quasi rimproverandomi di partecipare a blog di opposte tendenze, senza schierarmi pro o contro l’architettura contemporanea. Infatti ,scrivo a Giorgio Muratore e a Luigi Prestinenza Puglisi. Devo ringraziare il mio amico da quaranta anni, per avermi fatto riflettere su un comportamento che appare ambiguo, o peggio, qualunquista. Invece ne sono consapevole perché ho scelto di non scegliere, nel senso che ho costruito un mio modo di definire l’architettura nei termini che cercherò di esporre di seguito partendo dalla tesi per cui non bisogna parlare di architettura contemporanea. Le mie tre Muse architettoniche sono: METAMORPHÈ, l’architettura globale , dalle mille forme generate dall’intelligenza virtuale, fatte di materiali globali, acciaio, vetro, titanio, più dell’oro; TRIADÈ, l’ architettura vitruviana, fatta di tanti materiali antichi e nuovi; MNEMOSUNÈ, l’architettura della conservazione, fatta esclusivamente di antichi materiali, pietre, mattoni, qualche vetro, qualche staffa metallica. Come in politica, le tre Muse rappresentano i partiti del popolo degli architetti. C’è una sinistra, un centro, una destra. Facciamo le primarie per decidere quale delle tre debba primeggiare ed erogare le risorse economiche pubbliche disponibili? A pensarci bene una volta c’erano i concorsi, ma ora a che servono? Quanto più elevato è il costo dell’architettura tanto più le decisioni sono di vertice e la piramide gerarchica diventa sempre più aguzza e al popolo degli architetti non resta che fare gli utenti delle grandi opere di Metamorphè. Ad esempio, il progetto della Piazza Garibaldi a Napoli di Dominique Perrault è stato presentato con grande entusiasmo da parte di Metamorphé, ma Triadé e Mnemosuné si sono alleate per una critica non da poco. Triadé dice che la piazza, per accedere alla metropolitana, è stata concepita senza tenere presente gli aspetti funzionali tipici delle città mediterranee; Mnemosuné si associa e fa sfoggio delle piazze nell’antica città greco-romana. Discutono del fatto che la piazza sia costituita da due piazze, una scoperta con le palme che fanno assumere all’ insieme l’aspetto di una città coloniale africana, l’altra coperta da una galleria trasparente con serre a “fronn’e limone”, ma sostanzialmente nord americana. Le tre Muse s’incamminano, per un sopralluogo, discutono animatamente del fatto che nell’ottocento, a Napoli come a Milano, sono state costruite gallerie coperte da grandi volte di vetro e ferro, su brevetto inglese del Palazzo di cristallo. “È vero- dice Mnemosunè – ma non dobbiamo dimenticare il fatto che sono state costruite per essere centro della città, luogo di permanenza e non luogo di passaggio come sono le tante stazioni”. Triadè coglie l’occasione e apre il discorso sulla Utilitas dei mezzi di trasporto che è appunto quella di far spostare, allontanare, non certo di far restare, per cui la monumentale Venustas delle stazioni non si coniuga con la sostanza transitoria della funzione. Così le tre muse discutono, gesticolando animatamente, e non si accorgono che il sole, tramontando, rende lunghe le loro ombre ricciute e dipinge di rosso il cono di Vesevus e le rive del golfo.
Sottoscrivo subito la proposta di Paolo di Caterina. Diamoci da fare! Pensate che il Sindaco di Napoli in carica ha affermato che la Piazza Garibaldi diventerà la più bella d’Italia. Il progettista ha superato se stesso profetizzando una nuova Place de la Concorde, confondendo il Rettifilo con gli Champs-Élysées.
Tutto ciò è un’offesa all’intelligenza di chi vive a Napoli e può de visu verificare le bufale lanciate per rassicurare gli elargitori di fondi europei. A noi basterebbe una vera Piazza Garibaldi al posto del suk!
paolo,
dalle immagini che si vedono sulla web di Perrault, quello che si vede non mi sembra scandaloso, spiega meglio, magari conosci il progetto.
comunque i napoletani sono abituati a sopportare cose peggiori!!!
spiegaci tu che bisogna fare per liberare piazza garibaldi!!
Povertà di cultura urbanistica…non credo. In fondo se esiste questo blog, e se esistono tanti buoni progettisti e buoni progetti (quelli di Francisco Mangado che si vedono in homepage di Europaconcorsi in questi giorni per esempio mi sembrano tali) vuol dire che non è vero. Che poi la cultura urbanistica nelle scelte dei politici è vero, ma la spiegazione di questo fatto con la cultura in sè non ha proprio nulla a che fare. E la cosa più terribile forse è proprio questa.
Non volevo dire che non esistano buoni progettisti o buoni urbanisti.
Piuttosto, che non esista una buona cultura urbanistica diffusa.
Voglio dire: pochi giorni fa, Fuksas ha presentato un progetto (in forma di plastico) a Torino, a scala urbanistica (con anche il suo grattacielo).
A me pare evidente che, come progetto urbanistico, sia atroce (non c’entra il grattacielo, è tutto quello che sta intorno).
Eppure Fuksas è un architetto importante, e anche bravo quando vuole. Uno dei più influenti e famosi d’Italia.
Ecco, mi basta questo per dire che non solo la cultura urbanistica in Italia è a pezzi, ma anche la cultura in genere: perchè ben pochi intellettuali italiani sono probabilmente in grado di capire che quel plastico, come progetto urbano, è una porcheria.
Non è questione di opinione. E’ chiaramente una porcheria.
Aragona ha perfettamenta ragione dal mio modestissimo (ma bello alto!) punto d’osservazione fra le tegole.
Qui non si tratta di essere moderni o classici, politicizzati o anarchici. Ma è proprio la Ragione che è stata abbandonata. I pezzi da 90 sembrano “scemo+scemo+scemo+scemo…periodico”.
Non è possibile assistere a cose del genere. Siamo in mano alla idiozia più totale. Se fossero solo in malafede forse sarebbe meglio. A questi non basta il Re in mutande, o nudo. Al contrario lo vestono che nemmeno a carnevale può farsi vedere…
E’ ovviamente una questione di autentica incompetenza condita da una megalomania pretenziossima. Che fa il pari con la scomparsa pressoché totale di autentici artigiani. Ho il serio sospetto che qui siano rimasti pochissimi eremiti che sappiano leggere o tenere una penna o una matita (per altro oggi sempre più eleganti, paradossale) fra le dita.
La Facoltà di Giudizio, del caro vecchio illuso e categorico Immanuel, è ormai completa, autoreferenziale Facoltà di Schifezza…
A D’Aragona e RondoneR…l’analisi non fa una grinza. E sulla mancanza di una consapevolezza architettonica diffusa sfondate una porta drammaticamente aperta (vedi discussione sul “Parlar bene o parlar male” che salta sempre fuori). Però giustamente D’Aragona dice che Fuksas è bravo…quando vuole. E qui mi riallaccio al discorso che facevo prima sulla cultura architettonica nella politica: il problema non è la mancanza di questa, ma l’uso totalmente strumentale che se ne fa. E questa è mancanza di cultura non architettonica, ma CIVICA. E ancor più grave nel momento in cui i soggetti in questione si sciacquano ripetutamente la bocca di sermoni contro l’Università italiana e la situazione culturale italiana troppo statica. O contro i geometri…
a proposito di orrori, due link carini:
http://www.facebook.com/group.php?gid=5510032242
http://tv.repubblica.it/multimedia/home/1354584
Il progetto qui in disccusione (giustamente criticato con determinazione dal prof. Muratore)
cfr. anche Una Città della Scienza e della Tecnica per Roma (?)
di Giuseppe Strappa , Hortus rivista di architettura
http://www.vg-hortus.it/index.php?option=com_content&task=view&id=183&Itemid=47
è assolutamente terrificante.
La prassi di affidamento del progetto è inquietante
Lo “stile” evocato è preoccupante
La disattenzione agli elementi essenziali del contesto urbano, pur ricco di interessanti possibilità, è significativo di una tendenza dell’architetttura
che occorre contrastare con forza e senza falsi infingimenti.
Il prospetto è proprio brutto !
La pianta poi…
non mi fate dire parolacce per favore.
insistere, insistere, insistere
Thanks for sharing
http://temporeale.libero.it/libero/news/2008-03-06_106187988.html
adesso si chiamerà “il museo della città del futuro”…..
roba da non credere!