Riceviamo da Carolina Marconi questo commento che, molto volentieri, vi sottoponiamo …
“Fino a qualche anno fa ad occuparsi dell’opera di Scipione c’erano Maurizio Fagiolo dell’Arco e Valerio Rivosecchi.
Resta memorabile la monografia edita da Allemandi nel lontano 1988 (io ho curato la parte relativa agli scritti del pittore), che seguiva la mostra di Macerata del 1985, una mostra che nel suo comitato scientifico comprendeva anche Giuseppe Appella e Antonello Trombadori.
Il problema di quando le persone scompaiono è che il testimone passa inesorabilmente di mano. Maurizio non c’è più ormai da cinque anni, e questo testimone è passato al trio Vespignani-Terenzi-Baldacci. Dunque non mi lascia affatto perplessa la stroncatura dell’attuale mostra dedicata a Scipione, perpetrata dal “Grande Escluso” Appella sulle pagine della cultura di Repubblica dello scorso 24 settembre: “Malinconico e protervo il doppio volto di Scipione”.
Appella insiste per dare a Cesare ciò che è di Cesare, ovvero a riportare Scipione nel solco della propria inesauribile, finissima fantasia, che senz’altro si imbevve dell’esperienza dei due amici Mafai e Raphael, ma si espresse con una forma unica, personalissima.
Lo stesso artista, in una lettera all’amico Mazzacurati, spiega che “…io, te e Mafai siamo partiti insieme e ci siamo intrisi delle stesse cose. Tutti e tre cerchiamo una data cosa che sta nello stesso piano, e in tre diverse personalità” (”Carte segrete”, Einaudi 1982). Ben venga dunque, da Appella, questo appello a farla finalmente finita con la storia del Tutti-Insieme-Appassionatamente.
Tanto più che nelle lettere e nei diari degli ultimi suoi anni di vita Scipione lamenta una solitudine estrema. Tra il sanatorio di Arco e una casa all’estrema periferia (all’epoca) di Roma, non erano molte le visite che riceveva. E proprio in quegli anni di solitudine e di malattia ha dipinto le sue cose più belle.
Ma il culmine del dispregio Appella lo esprime con la descrizione dei quadri che mancano nella mostra; almeno una decina erano probabilmente recuperabili. Vogliamo mettere, uno per tutti, il Ritratto di Ungaretti? Ma come! Scipione è stato un finissimo poeta, in una straziante lettera a Libero de Libero addirittura dice: “Voglio, forse avrei dovuto scrivere; vorrei, perché infine non faccio che rivoltarmi in questo spazio e l’infinito è grande come un lenzuolo. In esso ci si riposa; è un morire…”.
Mi chiedo a questo punto: nei prossimi anni, chi renderà giustizia a Scipione?”
Carolina Marconi
pur non essendo specialisti di Scipione, visitando la mostra, avevamo avuto la sensazione di qualche sostanziosa assenza …
e di qualche sintomatica presenza …
tra gli altri i vari pezzi provenienti dalla collezione Cerasi …
che, a meno di qualche nostra imperdonabile svista …
dovrebbero quindi appartenere al mecenate attualmente impegnato, tra l’altro, almeno nei cantieri del rinnovato Palazzo delle Esposizioni, della Vetreria Sciarra di San Lorenzo, del MAXXI di via Guido Reni, del Teatro di Villa Torlonia e del Parcheggio del Pincio …
e probabilmente ci siamo anche dimenticati qualche cosa …
” E proprio in quegli anni di solitudine e di malattia ha dipinto le sue cose più belle ”
A Napoli, tanti anni fa, c’era l’uso di accecare i fringuelli catturati, perché cantassero con più melodia.