A Rutè … l’ascensore fa schifo … “smontalo” … alla svelta … e vergognate …

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leggerezze ministeriali e trasparenze culturali …

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13 Responses to A Rutè … l’ascensore fa schifo … “smontalo” … alla svelta … e vergognate …

  1. isabella guarini ha detto:

    HORRIBILE VISU! NON PIACE, NON PIACE, SMONTATE IL MOSTRO CHE OSA CONFRONTARSI CON L’AURIGA ALATA! PER PIACERE, FATELO PER PIACERE.

  2. bruno mazzone ha detto:

    più è brutto/più è bello

  3. federico calabrese ha detto:

    “Gli ascensori che traballano, la struttura architettonica mostrata senza veli, il passo felpato di Fred Astaire e la bellezza di Jennifer Jones. Ci sono anche Paul Newman e Steve McQueen….”
    Da Certi piccoli amori. Dizionario sentimentale di film, Sperling & Kupfer Editori, Milano, 1988

    la critica e’ firmata da Walter Veltroni.

    comunque io butterei giu’ l’auriga…pure.

  4. isabella guarini ha detto:

    I pavesini sono un dolce ricordo di gioventù. Si improvvisavano torte farcite, immergendo i pavesini, ad uno ad uno, in qualche sciroppo liquoroso, poi si sistemavano gli strati con intermezzi alterni di crema e cioccolato. Così si sostituiva in pan di spagna molto più laborioso a farsi. Comunque, era un piacere festeggiare ricorrenze immaginarie delle bambole: compleanno, onomastico, prima comunione etc,etc. Non so più da quando non mangio più pavesini, ma vederrne uno , dall’aspetto glaciale che funge da ascensore verso traguardi alati tra i monumenti di Roma, mi dà un senso di perdita delle cose buone dal mondo. Insomma, diamoci da fare e facciamolo sparire!

  5. Cristina Pizzi ha detto:

    Ma quale pavesino… questa è una visione fin troppo romantica. Provate a immaginarlo color verde bottiglia poi mi direte se vi sembra ancora un pavesino!

  6. isabella guarini ha detto:

    A Napoli quando una cosa è tropo verde si dice ‘ o citrullo. Però stiamo attenti, perché il vecchio adagio ha una pericolosa conclusione per l’ortolano!

  7. francesco ha detto:

    avete però pensato alle possibiltà che un tale dispositivo offre finalmente ad un utente disabile, finora emargiantoe discriminato dalla possibilità di godere di un tale bene e panorama!?!?!.
    Del resto, il testo unico dei beni culturali dice che non c’è valorizzazione se non vengono promosse “attività dirette a promuovere la conoscenza del patrimonio culturale e ad assicurare le migliori condizioni di utilizzazione e fruizione pubblica del patrimonio stesso”. Il dibatito resta aperto…”piangere l’uomo o l’architettura?”

  8. isabella guarini ha detto:

    Almeno io ho riflettutto: l’Altare della Patria, come bene culturale , ha una funzione soprattutto simbolica di ricordare al popolo che passa, che corre per andare a lavoro, che, stanco morto, torna a casa la sera, il grande valore della Patria, che la Pace dovrebbe tenere vivo e tramandare ai posteri. La funzione di terrazza per riti vacanzieri – e non di pari opportunità per disabili – è una toppa a colore per giustificare lo scicallaggio utilitaristico.

  9. pasquale cerullo ha detto:

    Ma l’utente emarginato disabile… se dovesse essere emarginato anche economicamente non potrebbe salire lo stesso, perché non ha i soldi!
    Qualcosa stona in questi bei propositi…
    Se gli organizzatori dessero l’accesso gratuito ai disabili ed alle persone oltre una certa età, per me si potrebbe fare un’ascensore anche di fianco al Colosseo.
    Ma non è così, trattasi di pura trovata d’immagine/commerciale (in inglese c’è un termine appropriato che ora sfugge) e tutti pagheranno, e i disabili pagheranno come gli altri. Spero di essere smentito…

  10. Danilo Nuccetelli ha detto:

    L’ascensore al Colosseo c’è già. Bello, grande, industriale. Ci entreranno buoni trenta disabili o anziani per volta.E’ stato realizzato sotto la attenta sorveglianza degli stessi quattro sovrintendenti quattro che hanno pensato di proteggere i Mercati di Traiano con quelle belle lastre di plexiglass che ne hanno fatto una sauna, che hanno autorizzato i verandoni della Casina Valadier, la Buvette della Biblioteca del Senato a piazza della Minerva, il parcheggio del Pincio e tutte le meravigliose riqualificazioni delle piazze e strade di Roma realizzate da Rutelli e Veltroni. Chissa’ se si sono accorti che le tartarughe di piazza Mattei hanno fatto le uova e anche le tazze per sbattercele dentro.Nessuno speri in abbattimenti o resipiscenze: gli Dei accecano quelli che si vogliono perdere.

  11. sergio 1943 ha detto:

    Che cosa vuoi dire a commento di questo ascensore, di quest’ultimo lampo di genio delle nostre più recenti amministrazioni comunali? Avevamo evidentemente bisogno, dopo il piazzale del Gianicolo, lo Zodiaco di Monte Mario, il pianerottolo delle scale di sicurezza delle Scuderie del Quirinale, di un altro Punto Panoramico! Se é per estorcere altri 7 euro, va bene pure questa pensata! Oramai tutto si può fare a Roma! Uno sventrava perchè il traffico, segno di modernità, tagliasse come un bisturi il corpo vile dell’Urbe, altri costruiscono strutture in acciaio e vetro, sempre per la modernità, per gareggiare con la Torre Campanaria del Campidoglio.
    Speriamo che, con la saggezza che le é propria, la Città del Vaticano non voglia seguire quest’andazzo! Non vorrei che, per seguire lo spirito del tempo, si attrezzasse un’aerea struttura arrampicantesi “sur Cupolone”! Mia moglie, che, poverina, soffre di claustrofobia e non é mai riuscita a percorrere le strette scale che portano in cima, ne sarebbe felicissima ma a me verrebbe lo stesso mammadrone che sento guardando con il naso all’in su quest’ultimo gioiello.

  12. nomo ha detto:

    all’ara pacis gli fa un baffo.

  13. ARem ha detto:

    Gli amministratori di questa città sembrano gli uomini di cui scriveva il filosofo Walter Benjamin.
    Viviamo qualcosa di più profondo del semplice cattivo gusto: “stanno vivendo la loro decadenza come se fosse un’esperienza estetica” una mancanza di senso, una zona grigia che si allarga negli animi, una emorragia di umano che coinvolge cultura, arte e mass media, il modo di costruire e di parlare, il rapporto con il paesaggio e con la natura.
    E’ una ferita all’anima imposta continuamente a chi non l’ha meritata, sottoforma di paesaggi deteriorati dalla deforestazione e dall’edilizia illegale, di un architettura sciatta e utilitaristica, a proposito dove sono gli ordini professionali, perché non alzano la voce di fronte a tale scempio, di oggetti le cui forme non conservano più traccia del lavoro e dell’attenzione umana.
    Siamo circondati da cose sempre più brutte, rifiuti di prodotti, ambienti masticati e sputati.
    Sembra che la bellezza non abbia più un senso che il pensare un’opera sia marginale, i soldi prima di tutto e in virtù di questo si diffondono forme estetiche malate, come il grottesco, lo scioccante, l’osceno, la bellezza non si fa sparire ma la si sostituisce con forme sempre più perverse.

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