“Il progetto si libera di ogni didascalica volontà di rappresentazione di una domesticità consolatoria e pone come metafora del nuovo abitare l’idea di uno spazio del paesaggio” …

Nemesi Studio · Loft Scilla 96
 Loft Scilla 96

“Il loft è situato al piano attico e superattico di un immobile rinascimentale della zona centrale di Roma, il Palazzo del Bufalo, progettato da Giacomo della Porta.

Dopo un’attenta valutazione delle caratteristiche morfologiche delle preesistenze, si propone di liberare lo spazio della casa da ogni ipotesi di frammentazione e parcellizzazione, ridando in ciò un valore alla straordinaria spazialità dell’insieme.
Il progetto che ne segue si libera di ogni didascalica volontà di rappresentazione di una domesticità consolatoria e pone come metafora del nuovo abitare l’idea di uno spazio del paesaggio.
Alcune superfici su diversi livelli attraversano lo spazio a tripla altezza dell’immobile e attraverso un gioco sofisticato di piegature e deformazioni articolano le sequenze di spazi e funzioni necessari all’abitare. In questo paesaggio domestico liberato e plasmato da superfici che corrono longitudinalmente rivestite in acciaio lucido satinato, gli oggetti di design si annullano lasciando il posto ad un fondo, che articolandosi in una serie di cavità e concavità, suggerisce nuove possibilità d’uso dello spazio domestico.

Così la passerella che piegando diviene scala e poi ancora solaio della zona vestiario, può a sua volta diventare tavolo da pranzo o zona sushi, così come le piegature della superficie del pavimento del soggiorno divengono l’occasione per immaginare nuove e differenti sedute. Le superfici che attraversano longitudinalmente lo spazio dell’immobile moltiplicando i traguardi possibili creano sequenze di spazialità emotivamente coinvolgenti e sorprendenti, alludendo in ciò ad uno spazio del movimento, dell’attraversare, senza confini, appunto, lo spazio del paesaggio.
Un sistema di partizioni vetrate mobili determina una possibilità di continua riconfigurazione degli spazi, favorendo in ciò la materializzazione dell’insieme architettonico che nella sua leggerezza si contrappone alla tettonicità e alla costruttività dell’involucro. Le superfici attraversanti, ragionando sul tema della metamorfosi, nel loro incedere cambiando funzione, trasformano la propria struttura e la propria natura, da superfici in acciaio inox sabbiato a superfici in acciaio inox microforato, e negli spazi più intimi in teak dogato.”

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LA CASA DI ZOT …

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4 risposte a “Il progetto si libera di ogni didascalica volontà di rappresentazione di una domesticità consolatoria e pone come metafora del nuovo abitare l’idea di uno spazio del paesaggio” …

  1. Manuela Marchesi ha detto:

    …le case popolari di Quadrio Piani, la palazzina di Cesare Valle a Lungotevere e, prima fra tutte, la ri-strutturazione della Biblioteca Hertziana a via Gregoriana……quest’ultima che si fonda nel preservare parti originali fondamentali, e nel fare del nuovo interno un pacato e funzionale-funzionante luogo dello studio e anche dello spirito…la casa dI cui sopra, per me, crea confusione e anche pericolo fra un passaggio “assistito”, una “polifunzionalita’ intercambiabile”, quote in metamorfosi…dalla foto qui sopra io vedo un grande casino, dalla presentazione avverto delirio di onni-sovvertimento deI canoni piu’ o meno normali, oddio, io sono un’ignorante, ma non capisco e cio’ che e’ peggio non mi va di capire…E manco di metterci piede…

  2. Maurizio Gabrielli ha detto:

    Ricorda sinistramente la “rue corridor” delle Vele di Scampia.

  3. anna civita ha detto:

    A me me pare na cella frigo e c’ha molto di didascalico c’o tutti sti aggettivi presi qua e la’ pé fa fuffa
    Dai scivoli se nun ce scivoli ce caschi e te fai pure male , il soffitto o controsoffito pare che sta a cascà o è venuto male e poi se invece del sushi mangio l’amatriciana o la grigia che faccio cambio casa ??! Potrebbe essere la casa pè Remo e Augusta al rientro dalle loro Vacanze Intelligenti!!
    E perché poi dopo aver pagato quel gran genio dell’Architetto, Tares, Tasi , IMu e pure il canone in bolletta non me dovrei consolà a casa mia, ma struggermi con il post-post contemporaneo, che era il post del moderno, nonché un po’ decostruttivista e pure un po’ de e poi un po’ materializzante!!! Ma chi le scrive stè idiozie ??!!

  4. MICHELE GRANATA ha detto:

    A me piacebbe che un giorno si smettesse d’intervenire su questi edifici e lasciarli vivere in pace la loro vita in autonomia, senza per forza dovergli innestare degli specie di alieni o sventrarli per inserire dei volumi a loro estranei. E’ troppo domandare di rispettarli e di lasciargli almeno la loro dignità?

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