Sergio 43 su: “PROFESSORONI” … CAZZARONI …
ettore maria mazzola su: Critiche finlandesi su Alvar A… Critiche finlandesi su Alvar Aalto … Era ora!! di Ettore Maria …
“Ettore, sarò stato anch’io subornato, però mi piacque la lezione in cui un altro “professorone”, Bruno Zevi, ci raccontò che LC, avendo compreso la dinamicità della visione obliqua del Partenone per chi entrava sull’Acropoli attraverso i frontali Propilei, progettasse in obliquo anche il punto di vista principale di Ville Savoy con le colonne del piano pilotis a ricordare il ritmo delle colonne del Tempio di Atena. Compresi che, analogamente al greco moderno che deriva dal greco antico, come l’italiano dal latino, la nostra Architettura, in fondo tutta l’arte occidentale, sia tanto più proficua quanto più, nonostante e approfittando del sempre caotico e inconoscibile fluire dei tempi, guidata da un robusto filo d’Arianna, non abbia mai perso il senso del suo andare. Logicamente hai ragione quando denunci la frattura di questa storia. D’altronde, dopo la sconfitta nell’ultima guerra, anche questa è storia solita fin dal tempo dei Romani conquistatori, vincono le suggestioni e i messaggi dei vincitori. Arresi , abbiamo scopiazzato qua e là, dallo stile californiano dell’Ara Pacis che ha cancellato il decoroso motivo classico di Morpurgo alle suggestioni falansteriche e comunitarie del Corviale, alle suggestioni sovrumane di Fuller nel lavoro di Calatrava e via elencando. Come riprendere il filo? Le tue proposte sono appassionate e suggestive ma oramai, come tutte le cose di oggi, non possono non essere episodiche nel confuso sviluppo urbano, tanto quanto il MAXXI di Hadid e, di nuovo, via elencando. Invece le tue leggi dovrebbero essere perentorie quando si tratta di mettersi in confronto diretto con i nostri padri, con le nostre radici. L’esempio finlandese che ci hai portato è bruciante su dove può arrivare la prepotenza del nuovo.”
Sergio 43 ha scritto a Ettore: “Invece le tue leggi dovrebbero essere perentorie quando si tratta di mettersi in confronto diretto con i nostri padri, con le nostre radici.”
E se fosse i nostri radici architettonici sono basati sul male assoluto, nascosto come una finta “modernità”? È questa la nostra parentela? Poi, siamo in grado di affrontare la realtà amara?
Saluti,
Nikos
VINO DI PAROLA – Davide Paolini, Sole 24ore/Domenica, 29.3.2015
Il mondo del vino procede per parole che diventano precetti di epoche vinicole: barricato, autoctono, bio, bio al quadrato (biodinamico), naturale. Arrivato all’aggettivo blasfemo misono fermato, perchè il nuovo verbo addavenì. E nel concorso “quale sarà la parola del futuro” il mio voto è andato a “sostenibile”. Ma dopo aver girato in lungo e in largo Vinitaly 2015 (…) ho capito di aver toppato di grosso. Dopo il Vinitaly le mie preferenze corrono quale star degli anni a venire a quei vini etichettati “vegani”
Varrà anche pe “l’architettura di parola”?
Io non sarei cosi’ riduttivo sulla posizione dell’architettura italiana in campo internazionale dal ultimo dopo-guerra in poi.
Io credo che abbia un propria identità e si inserisce bene nel contesto generale, anche se i nazionalismi in architettura sono stati superati ormai da tempo.
Non sto’ qui ad enumerare i nomi che ne hanno fatto parte, ma è certo che sono riconosciuti ed apprezzati dal mondo intero.
Forse è un po’ “l’Italico orgoglio” che mi spinge a dire questo, mi piace pero’ credere che se l’architettura italiana non si piazza al primo posto, certamente non è neanche tra gli ultimi.
Michele