El Cazo: la vera chiesetta campestre sarda …

CHIESA DI SANTA LUCIA A USELLUS“ecco un modello pronto … perfetto …”

SDS

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11 risposte a El Cazo: la vera chiesetta campestre sarda …

  1. sergio 43 ha detto:

    D’accordo! Ma come mi devo vestire per la messa? Ho provato sa Berritza, sia crutza sia longa, e non mi donava; s’Arroda e sembravo uno scozzese; sia con su Gabbanu, sia con su Saccu nieddu, sembravo uno spaventapasseri. Vestito con giacca e cravatta mi sarei sentito un eretico!

  2. sergio de santis ha detto:

    Se ci tieni tanto … e può essere una esperienza molto bella … di stile … spendi un paio di migliaia di Euros e ti vesti come un elegante “pastore sardo” …
    puoi andare da Bagella …
    al Corso … a Sassari …
    http://www.bagella.it/category/giacche-cat/
    Troverai i migliori velluti ed ottimi tagli … ovviamente tutto su misura …
    In questo modo te poi presentà’ adeguatamente … se sei fortunato e qualcuno ti invita, anche a visitare un ovile … che anche questa è un esperienza unica … te lo assicuro … meglio se verso le 17,30 di pomeriggio in una giornata di inizio primavera … se voi proprio esaggerà …alle 16.30 di un pomeriggio di pieno inverno …
    magari rimedi pure ‘na ricotta mustia …
    comunque ….
    se vuoi sentirti integrato ti metti in giacca e cravatta quando è festa… così … normale … come uno del posto …
    se invece è un pomeriggio qualsiasi … vai tranquillo come ti pare …
    ‘n’artra cosa e se vai alla chiesetta per ricchi dove la spiritualità si sente …
    li qualcosa de firmatino “industriale ” te la devi mette … che ne so … Cavalli …Lagenfeld …
    ‘na cagata de queste …

  3. sergio 43 ha detto:

    Quanto ero sicuro di questa risposta! Mentre scherzavo su questo argomento, pensando di chiuderlo, mi sono reso conto di quanto invece fosse zucchero per alcune orecchie.
    Non ne sono sicuro ma vediamo se riesco a spiegarmi.
    a) Appare sul blog l’immagine di una chiesa che non conoscevo. Mi sembra garbata per lo scopo per cui è stata disegnata e per il luogo. C’è un portico d’ingresso, c’è un campanile, c’è anche una croce, quindi senza dubbio vi si dice messa per chiunque voglia entrare ed ascoltare. Nuove e più aggiornate liturgie ritengono tali elementi non necessariamente essenziali all’Incontro con Dio . Il Professor Mazzola dà un ottimo giudizio della Stella Maris mentre, legittimamente, Alzek Misheff ne dà un severo giudizio opposto.
    b) Io spiego il motivo della mia approvazione. Sono attratto dal fianco della chiesetta con le sue cappelline per un motivo, sicuramente banale, ma personale, Da studente, insieme al mio gruppo, avevo studiato il Duomo d’Orvieto per una tesina (mi sbaglierò ma mi sembra che c’entrasse il Corso di Bruno Zevi e il suo giudizio positivo, che dovemmo verificare, sull’analisi che ne aveva dato Renato Bonelli). Penso di poter essere libero di pensare che anche Michele Busiri Vici abbia voluto richiamare quell’antico ordine. Alzek Misheff mi conforta quando dice che, essendo il tema della chiesa, come di tutta l’arte religiosa, in una evidente crisi, meglio copiare e più si va lontano meglio è, la qual cosa il Busiri Vici, nella mia interpretazione, avrebbe fatto. Lungi da me sfoggi d’erudizione, quindi, ma solo l’impressione di quei giorni lontani e di un esame superato su punti visuali, rapporti spaziali, il solito bla bla..
    c) Appare poco dopo la deliziosa foto di una chiesetta sarda che per molti aspetti potrebbe essere una delle tante genitrici del colto pensiero del Busiri Vici.
    d) Alzek Misheff si esalta giustamente: COPIARE!, intima. Però sono certo che voglia dire che bisogna copiare e recuperare un rapporto più sincero tra la forma e lo Spirito. Il Professor Mazzola ce ne ha dato una commossa indicazione con l’altrettanto convincente chiesa armena.
    e) Anche SDS coglie la distinzione e risponde. ISPIRARSI!
    f) Essendo d’accordo e per quello che vale (in fondo vale solo per me stesso), che l’Arte non può essere copiata ma da lei possiamo trarre solo motivi d’ispirazione, mi viene da immaginare con tenerezza le antiche popolazioni sarde sulla cui fede e sulla cui sapienza costruttiva quella chiesetta si appoggia e le richiamo alla memoria nei loro antichi e nobili abbigliamenti mentre adesso mi tocca immaginare una torma di turisti mezzo discinti dietro una smartphone, sperando che almeno si facciano il Segno della Croce.,
    g) SDS non coglie, per colpa mia, quello che voleva essere niente di più che l’eco di un tempo lontano e mi avvita su me stesso, cosa che, scusate la rima, gli capita spesso.
    h) THE END

    • Antonio C. ha detto:

      Sergio 43,
      non ti preoccupare (a proposito: la salute, tutto a posto?).
      E’ l’altro, S.D.S., che non ti ha capito, ma non per colpa tua, bensì sua.
      Basta contare il numero dei suoi soliti puntini: per cui si merita un bel 4 (quattro) in italiano.
      Saluti dal sempre in agguato, pronto a riprendere l’incubo per SDS, Antonio C. – puntino puntuto.

    • sergio de santis ha detto:

      “The End”
      Ma che è? …un firm americano?
      Caro Sergio,
      spero che tu sia abbastanza forte da accettare un’altra risposta.
      Questo “the end” “puzza” e non può essere confuso con la sigla di “fine trasmissione” che tutto sommato serviva ad uscire da uno stupido gioco … quindi la risposta te la “becchi” e spero con lo spirito giusto …così come faccio sempre io …
      “The end” in questo caso mi si palesa come il segnale di un atteggiamento che indica perentorietà ed in qualche modo anche quel “sopracciglio alzato” … sufficienza …
      Se mentre scherzavi pensando di chiudere il post (e mi chiedo PERCHE’ pensavi di doverlo chiudere) hai però “anche capito “quanto sarebbe stato zucchero per alcune orecchie” … zucchero …
      Certo posizionare con precisione quando lo hai capito (che fosse zucchero) è importante per comprendere se anche tu sei uno che “sotto sotto”, per esempio come G.G. e non come me apertamente, oppure se hai agito con distrazione e solo al momento della mia risposta hai avuto coscienza di questo.
      Come puoi vedere però le conseguenze pratiche non sono diverse, infatti ti rispondo e ti avrei risposto in ogni caso data la tua succosa replica.
      Mi chiedo, dato ciò che hai pensato, perchè non accetti con maggiore serenità (ovviamente scherzo) che la tua replica possa essere stimolante per me che notoriamente, come lasci intendere, sono un bel rompicoglioni.
      Comunque, dato anche il limite del blog, che obbligherebbe ad una sintesi difficile da ottenere quando si vuole entrare nei dettagli di alcune questioni, io ti ho risposto invece dandoti semplicemente alcune informazioni su ciò che rimane di quella tradizione di “abbigliamento sardo” oggi, sfilate di costumi tipici a parte … se lo ritieni un avvitarsi … non so cosa dire … anzi spiegamelo … o evidentemente devo pensare che qui bisogna cominciare a fare economia anche di parole scritte non solo di soldi …
      Darti quelle indicazioni significava comunicarti che resistono alcune tradizioni (vedi Bagella al corso) ma che comunque in generale devi immaginarti la questione proprio come te la sei descritta in chiusura …
      Poi mi sono anche soffermato su alcuni aspetti e superproiettate relazioni tra casetta campestre, costume od abbigliamento tipico e pastorizia di cui non cogli, per colpa mia ovviamente, l’ironia … riflessioni un poco diverse che credevo potessero essere di stimolo a qualche ulteriore battuta cosa rispetto alla quale ti poni con un acido “the end” …
      in effetti pensavo di far virare il discorso verso altre immagini dell’architettura di pietra tipica di quei luoghi ma evidentemente talune articolazioni funzionano solo “in certi casi” e questo la direbbe lunga sulla ipotesi di “blocco” …
      Una cosa ancora te la voglio chiedere!
      Quando dici “Però sono certo che voglia dire che bisogna copiare e recuperare un rapporto più sincero tra la forma e lo Spirito.” … ecco … ma non ti (vi) viene mai in mente che “quella crisi” sia già, forse, il rapporto più sincero possibile tra la forma e lo spirito?
      Oppure lo spirito , la fede, nel cattolico, sono secondo te fermi, immodificati ed immodificabili da anni? … e stanno li riposti … da qualche parte … in attesa che qualcuno semplicemente li spolveri … da quello che il sistema gli appiccica addosso …cioè queste forme?
      Nello stesso modo quell’abbigliamento di cui parli non esiste più … anche se “qualcosa”, una briciola di quello, rimane nel sardo esattamente come nella fede …
      Al di la del banale e sterile copiamo … di cui condivido con te la necessità … almeno mi sembra …
      il discorso sarebbe lungo …

      • Antonio C. ha detto:

        S.D.S.,
        senza ironia, provo a farti rispondere da qualcuno ‘più bravo’ di noi, al quale ci si può ISPIRARE, come hai scritto tu.
        “Sia che egli edifichi un nuovo stato dalla prima pietra, sia che antico lo ricostruisca dalle sue rovine, per ciò che riguarda gli dei e i templi degli dei, che a ciascuna divinità devono essere elevati e consacrati nello stato, e i nomi degli dei o demoni, con i quali devono essere denominati, nessuno che non abbia accecata la mente, nessuno proverà a rimuovere tutto ciò di cui gli oracoli di Delfi o di Dodoma o di Giove Ammone o certe leggende antiche ci hanno convinto, su quale fondamento siano appoggiate queste tradizioni, essendo sorte come apparizioni prodigiose o ispirazioni divine”. (da Progetto della società ideale, nelle Leggi, di Platone).”

        In riferimento al tema, a me pare che le forme che questa contemporaneità propone siano sovente ‘NON appoggiate’ sulla tradizione.
        Reputo anche che non debbano totalmente ‘appoggiarsi’ sulla tradizione.
        Non credo nemmeno che si tratti di riproporre dei modelli, come tu, mi pare, suggerisci; anche se quello che hai indicato è veramente bello e quella chiesetta armena, proposta da E.M.M., non è da meno, anche se ricostruita recentemente (i costi non contano!).
        Lo ammetto: è un ‘bel’ dilemma.
        Concludo con una domanda seria, per niente ironica:
        – hai per caso progettato una chiesa?
        – Se si perchè non ce la mostri?
        – Se no, ci faresti un esempio a tuo avviso ‘centrato’?
        Saluti
        Antonio C.

  4. sergio 43 ha detto:

    Grazie dell’interessamento Antonio. Non tutto bene. Purtroppo anche i chirurghi sbagliano, come tanti architetti, come tutti d’altronde, come tutti in Italia, me compreso, in questo paese immodificato e immodificabile. Io non so più che pensare.

  5. sergio 43 ha detto:

    Per il 2014, ricordiamoci sempre la legge fondamentale di Archiwatch così come dettatta dal Prof. Giorgio Muratore.
    “Archiwatch é un Blog creato da Giorgio Muratore per pubblicare scritti, pensieri e articoli sull’architettura di oggi”.
    Un po’ come le tre leggi sulla robotica di Isaac Asimov.
    Quartum non datur!

    • Antonio C. ha detto:

      Scivolone, S.D.S., con cui hai evidenziato che sei uno SVICOLONE.
      Prima posti la chiesetta e così introduci l’argomento, poi svicoli, svicoli, svicoli.
      Mi sa che TU ti sia ispirato al ‘MAGNUS PUFFUS’.
      Ciao, ciao, ciao.

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