AMMAZZA CHE BELLO … arifamose l’occhi! …

ammazza che bello ....“Ma questo si che è un capolavoro …
 No … e che … dopo tante chiacchiere, molte delle quali inutili, dopo i maledetti pennuti che digeriscono oramai pure er silicone … qualcosa de seriamente bello ci vuole proprio … sembrerà banale … lo potrà pure esse’ inserito nel dibattito sui cervelloni dell’architettura …sur passatismo … e su tutto il resto … ma … a me … che devo di?
… me piace …
e me continua a emozionare …
e ogni volta che ci passo davanti cerco sempre di entrarci …
 Sì … mi emoziona così come mi emozionò incontrare e scambiare qualche parola con Ridolfi … ma guarda te … mi sembra proprio nel 1984… all’Accademia di San Luca … che bello … ‘na boccata d’aria …”
 
sergio de santis

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27 risposte a AMMAZZA CHE BELLO … arifamose l’occhi! …

  1. Massimo V. ha detto:

    con tutte quelle linee curve fini a se stesse sembra la nuvola…

    • Andrea Di Martino ha detto:

      bhè, mo nun esageramo, dai… qui siamo lontani anni luce dalle complicazioni costruttive di Fuffas… Ricordo perfettamente una lezione di M. Rebecchini in cui, pur approvando lo “stile” di Ridolfi, affermava che le sue forme sinuose non sono radicate nella cultura italiana… In realtà non c’è nulla di più sbagliato, almeno se pensiamo che il barocco ci ha afferto un vero campionario sul tema dell’alternanza concavo-convesso, che poi, a livello di facciata, almeno nell’ottica degli architetti barocchi, era concepita in funzione dell’intorno. Non saprei dire quale sia la fonte di ispirazione del progetto, ma ritengo significativo già solo il fatto che Ridolfi rinunci alle finestre a nastro (marchio di fabbrica sia per Le corbusier che per Mendelsohn, malgrado la diversità di linguaggio). A mio modesto parere, il tema dell’alternanza concavo-convesso, qui è interessante già solo per il fatto che riesce a far apparire perfettamente integrato perfino un elemento (la pensilina d’ingresso) che troppo spesso l’architettura moderna ci ha presentato come qualcosa di posticcio. Valutato nel suo complesso, potremmo definirlo un progetto non risolto, vista la tensione che si crea tra l’aspetto “tecnologico” del retro e l’aspetto “organico” della facciata principale (se di facciata possiamo parlare). Però si può anche leggere questa tensione (con quella complessita e quella la contraddizione che ne deriva), come il punto di forza del progetto (almeno nell’ottica delle ben note tesi di Venturi)… In ogni caso, al di là delle posizioni personali, mi pare evidente che tutto ciò non ha nulla a che vedere con la “nuvola” di Fuffas e/o qualsiasi altra complicazione costruttiva dell’architettura contemporanea…

  2. ctonia ha detto:

    E’ una meraviglia alla quale possiamo continuamente abbeverarci, e dissetarci, e poi ri abbeverarci, e ridissetarci, all’infinito :)

    • memmo54 ha detto:

      Inebriarsi !…in somma .
      Perdona l’uso di questi termini …”desueti”…dovuti a gravi tare ereditarie mai superate.
      Saluto

  3. aldofree ha detto:

    ricordo una sua lezione di tanti anni fa, e illustrando l’edificio in questione Ridolfi disse di essersi ispirato alle forme sinuose di una bella donna…

  4. Tom Muirhead (Londra) ha detto:

    Non sono fini a se stesse – le curve di Borromini sono “fini a se stesse” ?

    • Massimo V. ha detto:

      Le curve di Borromini hanno il senso della storia: era un gigante che, seduto sulle spalle dei giganti, le ha curvate sotto il suo peso. Qui si vede la tensione del tecnigrafo (per il tratto rettilineo) unito (e tutti sappiano quanto sia difficile unirli) ai curvilinei
      .

      • sergio de santis ha detto:

        Io penso che ‘sta robba non merita nemmeno una risposta … qui stamo sotto er minimo …

      • Vittorio Corvi ha detto:

        Ah, io la penso come Massimo e Sergio. Qui stamo meno del minimo. Considera poi che ‘sta cosa col compiuter ce vonno cinque minuti a disegnalla. De ‘na banalità disarmante… è evidente.

  5. A-clan ha detto:

    L’insostituibile privilegio di poter dire ogni tanto: che bello!
    grazie

  6. memmo54 ha detto:

    Ritirata strategica su posizioni più difendibili…
    Ma chi sei… Cadorna ?
    Saluto

    • sergio de santis ha detto:

      e poi scusa … de quale Cadorna parli? del padre o del figlio?

      La Gobba ? … ma quale gobba?

      • memmo54 ha detto:

        Luigi…Luigi Cadorna : l’unico che abbia avuto la possibilità di dare un ordine del genere.
        Comunque un qualche merito l’ha avuto.; a detta degli alleati si doveva sgombrare tutta la pianura padana e gli austriaci di nuovo a Milano..pensa tu !
        Saluto
        P.S. : Gobba ? Non so di cosa si parli…Gobba a levante…

  7. sergio de santis ha detto:

    Studia … che è mejo….
    M E M M O 5 4 …
    ma non devi studiá’ quello che hai studiato fino ad oggi … prova co ‘n’altra cosa…

    • memmo54 ha detto:

      Tranquillo SDS !
      Non c’è nulla di male ! C’è scritto su tutti i libri di strategia…
      Fa bene agli architetti frequentare altre discipline; vedere e capire come altri guardino il mondo; quanto peso diano a cose che noi sorvoliamo in un amen.
      Altrimenti sono costretti costretti a ripetere il solito mantra, a sgranare il logoro rosario di assiomi indimostrati ed indimostrabili.
      Si rischia diventare stregoni di periferia, fattucchiere da cortile.
      Che è esattamente quello che la gente pensa di noi.
      Saluto

  8. sergio 43 ha detto:

    Mi piacciono sempre le varie e dialettiche considerazioni che, anche se ristrette nei limiti di un blog, approfondiscono i temi che vengono proposti. Non essendo altrettanto attrezzato epistemologicamente, mi permetto di esprimere il perche’ del mio altrettanto convinto gradimento dell’edificio postale che vuole limitarsi a come Ridolfi sia da un lato riuscito a relazionarsi, tramite la concavita’ del corpo centrale, al vuoto della piazza e, con le due ali laterali, al convergere di ben due raggi dell’impianto stellare di Piazza Bologna. Il rapporto pieno-vuoto tipico della piazza italiana e’ stato rispettato. Peccato che gli altri fronti della piazza non ne abbiano saputo cogliere lo stesso valore organico.

    • sergio de santis ha detto:

      da sergio a sergio …
      a Se’ …
      giusto pe’ solidarietà almeno sulla condivisione del nome …
      sai …
      alla fine ‘n so più co’ chi parlà! …
      a me Vittorio Corvi m’ammazato! …
      distrutto! …
      nun ce la faccio nemmeno a risponde a Mazzola con il quale volevo argomenta alcune ultime cose sull’Ara Pacis …
      ormaì vagamo come fantasmi …
      come ombre … nel regno del caos …
      nel disordine mentale …
      damme un consiglio … tu che sei ‘n’omo d’esperienza …

      • Massimo V. ha detto:

        Dai non drammatizzare: sentire punti di vista differenti, che poi potrebbero esserlo meno di quanto sembrano, che mettano in discussione “grandi maestri” che forse ebbero solo molta fortuna e molte opportunità in un’epoca di scarsissima concorrenza oltre che di tabula rasa di ogni valore precedente, cioè i prodromi del disastro attuale (e qui c’entra Fuksas, eccome) – siete tutti romani e fieri di esserlo – e non certo per edifici come questo che rappresentano, loro sì, il caos – almeno quello che stava per arrivare da lì a poco – dicevo, mi sono quasi perso… non può che farti bene, no? Oppure sei uno di quelli che vivono l’intera vita senza scossoni, senza mai mettere in dubbio tutto ciò che si è consolidato dall’università in poi; se è così, beato te. Io non sono più così sicuro che Ridolfi fosse così bravo come dicono… e un po’ mi dispiace perché l’ho anche amato.

  9. Scusate se sarò scontato, ma a proposito di bellezza non posso non pensare a questo edificio,
    http://www.aamgalleria.it/la-galleria.php?id=350-Giuseppe-Vaccaro
    secondo me è tra i più belli dell’architettura moderna italiana.

    • sergio 43 ha detto:

      Che consiglio posso dare dopo l’esperienza che ho fatto quest’ultimo mese, quando per due volte sono diventato un fantasma che, tramite due anestesie, e’ precipitato nel regno del nulla; una volta a Roma, vista cupola di Calatrava e la seconda d’urgenza a Pisa, vista Torre Pendente? Il vizio dell’architettura e’ tale che tuttavia non. ho mancato di confrontare i due edifici ospedalieri valutandone i diversi stili e le diverse distribuzioni. Come diceva Lorenz delle sue paperelle, non puoi sfuggire, qualunque sia la condizione, dal tuo imprinting. Allora ti tocca di adeguarti, con tutta l’onesta’ che puoi, a quello che sai vedere e fare. Ti rendi conto che le chiacchiere, a meno che non siano un altro aspetto del lavoro che hai scelto, stanno a zero. Tante partecipazioni a questo blog sono solo divertimento perche’, nel regno del caos totale che giustamente indichi come oramai nostra ultima condizione esistenziale, le parole sono oramai prive di senso. Allora si gioca a fare gli archeologi che studiano antichi monumenti per ricavarne qualche segno che ci faccia ancora immaginare una possibilita’ di un neo-neo-classicismo linguistico oppure, giusto il pensiero di Heidegger, la tecnologia conquista ogni giorno nuove vittorie e noi, iilludendoci di essere ancora liberi, dovremo inchinarci e adeguarci al nuovo Moloch. Mah! Chissa’ che cosa avro’ voluto dire, che cosa avro’ voluto sperare, forse ancora stordito da questo viaggio di andata e fortunatamente di ritorno. Certo che in questo momento dell’architettura non potrebbe fregarmene di meno e ho invidiato il chirurgo che, appena svegliato, mi ha detto, soddisfatto del suo lavoro: “Tutto bene!”, mentre gli amici di questo blog, io compreso, non facciamo altro, o la maggior parte delle volte, che dire: “Tutto male!”. Questo e’ lo stato di quel ramo della Scienza che chiamiamo architettura. Comincio a invidiare mio genero ingegnere tutto contento di aver scavato un tunnel della metropolitana. Pero’ non glielo dico e, senza crederci piu’ di tanto, difendo il nostro lavoro vantandone l’eterna pregnanza.

      • Antonio C. ha detto:

        Auguri Sergio 43.
        Complimenti per i tuoi commenti: sei tutti Noi (la Nostra generazione, intendo) nelle speranze, delusioni, riflessioni, amarezze e … pregnanze.
        Saluti Antonio C. – 1946

      • ctonia ha detto:

        grazie Sergio, io mi sento a casa in questo blog, non mi pare ce ne siano altri con questa disincantata passione per l’architettura

      • Manuela Marchesi ha detto:

        A Sergio 43 i miei auguri per le sue vicende personali.

      • Massimo V. ha detto:

        Non è colpa del povero architetto che, non dimentichiamolo, è solo di fronte alla realtà del know-how – non trovo un termine adeguato in italiano – in cui si ritrova a vivere e ad operare. Che è poi stata la fortuna, per esempio, di un Garnier, che ha progettato, come dire, nella bambagia, mentre gli altri, venuti dopo e fino adesso, nella m.

  10. stefano nicita ha detto:

    Basta vedere lo sfondo del mio blog (la foto è mia naturalmente…) èper capire che sono d’accordo con SDS sulla bellezza di questo edificio, uno dei pochi forse a mettere d’accordo quasi tutti (antichisti, classici, modernisti, avanguardisti, filocontemporanei…).
    Non mi preoccuperei troppo di capire se Ridolfi, come qualsiasi altro architetto, sia stato un grande o no, qui lo è stato e in altri casi forse no.
    La differenza nei risultati di Ridolfi, come di molti altri, dimostra forse che l’architettura è molto condizionata da circostanze esterne all’architetto/artista, oggi più che mai e forse sarebbe meglio valutare di volta in volta le opere, piuttosto che “fissarsi” sul protagonismo, forse…

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