Luca Rijtano su: QUANDO … COME … PERCHE? …
“d’accordissimo con Sergio 43. qualche mese fa mi è capitato di studiare tutte le carte delle riunioni del CET, il comitato di elaborazione tecnica chiamato tra il ’54 e il ’58 a redigere il nuovo PRG di Roma, prima che, come è noto, tutto andasse a puttane e la vicenda diventasse esclusivamente uno scontro politico-economico. Quel comitato era composto, per la cronaca, tra gli altri, da Piccinato, Nicolosi, Del Debbio, Quaroni, Muratori e Vincenzo Monaco, e scusate se è poco, verrebbe da dire. Mi piangeva davvero il cuore leggere le discussioni di 60 anni fa in cui i problemi erano esattamente gli stessi di oggi, con le medesime problematiche, ad eccezione ovviamente dell’argomento principe, ovvero dove posizionare i nuovi centri direzionali, perchè oggi si è rinunciato a qualsiasi ipotesi di sviluppo economico della città. L’ultima grande occasione, purtroppo perduta, di sviluppo coerente della città, nel momento cruciale del massimo sviluppo economico e demografico.
Due note però le devo aggiungere:
– è vero che lo sviluppo di Roma verso il mare sia stato accantonato (ma è poi vero del tutto? l’unico centro direzionale sviluppatosi è stato l’EUR, perchè già c’erano tutte le infrastrutture, oltre un commissario come Virgilio Testa che sapeva benissimo cosa fare e come usare un ente costruito ad hoc per funzionare perfettamente soprattutto sul controllo urbanistico) per motivi esclusivamente politici e di damnatio memoriae, ma va detto che il principale nemico dell’EUR e dello sviluppo verso il mare (a cui tra l’altro si devono i primi piani come braccio destro di Piacentini) e inventore dell’Asse attrezzato, Piccinato, ha sempre avuto le stesse idee prima e dopo la guerra, fin dai tempi del piano del GUR di fine anni ’20, con il nuovo centro ad est e l’arretramento della stazione Termini. Piacentini ha sempre avuto le stesse convinzioni e nel GUR c’era anche Nicolosi.
– Su via dei fori imperiali va poi detto che seppure nella vulgata venga definita come una strada straordinariamente scenografica costruita per le parate del Regime, era in realtà parte di un piano di mobilità assolutamente ragionato e coerente: col perno di piazza venezia, da una parte la via del Mare, dall’altra la via dei Colli, ovvero le due direzioni di sviluppo previste per la città. è per questo che è così complicato pedonalizzare l’area,perchè ancora oggi vengono usate a questo scopo, per uscire dal centro più o meno rapidamente verso il mare e i colli. Piccinato e Nicolosi, fin dagli anni ’30-’40, volevano aggiungere un arco di sviluppo,che dalla Tiburtina con la nuova zona industriale arrivasse fino all’EUR. E l’asse attrezzato era lo strumento per realizzarlo.“
Sono contento che, nell’epoca buia del nostro scontento, ancora si coltivi memoria di cio’ che successe. Qualche giorno fa Di Martino ha ricordato un altro meno assertivo episodio: la mostra “Roma interrotta” di cui conservo il catalogo. Le proposte dei noti partecipanti, che avevano tutte come base la pianta del Nolli, per me avevano solo un valore estetico, come valevano i progetti in quegli anni di “architettura disegnata”, “tendenze”, ecc., quando si compravano le riviste piu’ per imitare quei disegni che per comprendere come si progettava la “casa di un artista” o “di un pescatore”. Allora pensai presuntuosamente di cimentarmi anche io in un analogo tentativo. Non ero certamente un intellettuale come gli estensori di quelle belle tavole ma un ” fregnacciaro” di studente suggestionato da Gregorovius, Roesler Franz, D’Annunzio e le radici fumanti dei cipressi abbattuti di Villa Boncompagni, da “Roma moderna” di Insolera, dalla strana lettura della ricerca di un professore yankee in anno sabatico che, con pragmatismo anglosassone, aveva studiato la Roma interrotta dalla presa di Porta Pia. Mi ricordo come, pur lamentando la perdita di un lato della Cancelleria e altri slarghi, purtuttavia apprezzava Corso Vittorio che percorso “alla velocita’ di 50 km all’ora” (sic!) era piacevolissimo. Vabbe’! Decisi per null’altro di una mia precipua intenzione estetica di disegnare una “Roma continua”. Mi dico: ” Parto da quell’opera d’arte della pianta del Nolli e per addizione cronologica secondo Insolera, come tante tessere di un mosaico, come le tessere di un puzzle, seguendo il corso del fiume, agganciandomi per iniziare ai due prospicienti assi della Lungara e di Via Giulia, proseguo verso la costa aggiustando qua e la’ i lati delle varie tessere. Logicamente gli assi di questa citta’ lineare sarebbero state la addivenire Cristoforo Colombo, il Tevere navigabile e la Via del Mare degna del suo nome. La citta’ si sarebbe allungata fino a confinare con le pinete e con un altro enorme parco archeologico, Ostia Antica, il Porto di Claudio e Traiano, gemello dell’altro urbano. Il Lido di Ostia invece di diventare un quartiere intensivo doveva crescere come un quartiere balneare, come lo e’ stato fino all’ultima guerra…Mai avuto il tempo di realizzare questo divertissement!
Sarebbe un esercizio molto interessante! Non è mai troppo tardi ;-)
Chissa’? “Lo scopriremo solo vivendo”! (Sergio43- Battisti) :-)
Eh…già, quando si parla di città, lo scontro è sempre economico-politico !