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E sarebbe modesta la proposta di Mazzola?
Conte Notte…mah!
Caro Stefano,
come dire … starei le ore a guardare questa gif di Ettore Notte.
In rete ho trovato la ragione: “occorre considerare due altri fattori. Da un lato l’intensità della fonte luminosa e dall’altro la composizione della luce. Molti insetti sono attratti da forti intensità: sono quelli che continuano a sbattere contro le fonti luminose. Altri insetti oltre una certa intensità vengono inibiti, sono quelli che troviamo ad esempio fermi sulle pareti di una casa in prossimità della fonte luminosa”.
Aiuto!
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Come dicevo nel reply poi post precedente, questa MACELLERIA MESSICANA del moderno è degna del più splatter Robert Rodriguez… lo sottolineo, visto che il nostro ospite l’ha ripubblicata, solo per fare i miei complimenti a Ettore.
E’ una gif animata e psichedelica che come immagine trovo toccante e molto riuscita.
Tra l’altro smentisce in pieno la tesi 4 del Manifesto Ellepipino e quasi quasi Falso la potrebbe riciclare così com’è come vignetta ma mi sa che non fa granché ridere.
(Perché Tusa parla di ‘modestia’? Chi l’ha detto? Non ho capito… ma non fa niente – davvero)
Saluto qui Pietro che mi prepara al peggio mentre carica la molla del suo reply per tutto il week end.
Però archicefalico avvertito, mezzo salvato e quindi lo ringrazio.
E saluto qui anche il caro virtual-collega fumatore 43 che mi ha fatto sorridere.
Sì. avevo pensato pure a Broadacre ma tutti quegli ufo che Wright le fa ronzare sopra me la fanno ricordare più come roba da Flash Gordon o John Carter di Marte che di urbanistica.
Che c’hai una sigaretta che in un paio d’ore stanotte ho finito il pacchetto? :-)
Grazie Giancarlo,
le ragioni della macelleria le ho espresse comunque nel testo della paper e brevissimamente nella replica al tuo commento/post precedente
Caro Giorgio,
negli anni Settanta Leon Krier pubblicò un bel libro sull’ “architettura razionale” in cui, tra vari esempi incluse lo Zen, che aveva apprezzato. Non so se Ettore Maria Mazzola lo conosce. In caso contrario sarebbe interessante che lo consultasse.
A presto
Franco
Caro Professor Purini,
non conosco il giudizio di Léon sull’argomento, e mi meraviglio che possa averlo apprezzato.
Comunque sono abituato a dire ciò che penso indipendentemente da chi mi trovi davanti, e Léon lo sa bene.
Detesto l’ipocrisia di chi non abbia il coraggio di esprimere il suo parere anche ad un amico. In questo caso il mio giudizio critico a Léon l’ho espresso in merito al progetto per Tor Bella Monaca che presenta un’architettura ripetitiva da città di nuova fondazione (tanto care ai co-progettisti pendenti in quella direzione destrorsa), piuttosto che sembrare un brano di Roma, e propone una vegetazione da Miami beach, con prati di dubbia realizzabilità (uso massiccio di fertilizzanti escluso) e palmeti noncuranti del punteruolo rosso!
Comunque, tornando al progetto per lo ZEN, purtroppo le sue belle prospettive non sono state accompagnate dalla realtà dei luoghi, poiché l’errore risiedeva alla base stessa della concezione di quel progetto, che ha ignorato tutte le trame viarie esistenti e le relazioni con i borghi limitrofi, ha ignorato le tipologie edilizie locali, ha ignorato la varietà delle facciate proponendo lo stesso tipo all’infinito. Ha ignorato il modo di vivere dei palermitani, dimentico degli errori ridicoli già commessi a Borgo Ulivia, dove l’assenza di balconi e giardini ha portato i residenti a realizzarli (a loro rischio e pericolo) abusivamente così come hanno poi fatto con i giardini e con la chiusura del piano pilotis per realizzare attività e/o garages dimenticati da Samonà. Il vostro ZEN ha proposto dei percorsi pedonali a quote assurde, ed ha ghettizzato delle cavie umane in nome dell’ideologia folle della “Nuova Gerusalemme” … per poi dover sentire per bocca di Gregotti che lui non fa il proletario ma fa l’architetto! Se Krier ha apprezzato il progetto lo avrà fatto per la giustificatissima ammirazione nelle capacità grafiche di Franco Purini (anch’io scelsi lei come professore di disegno e rilievo perché amavo, e continuo ad apprezzare moltissimo, i suoi disegni) … ma tra i disegni e la realtà, e tra l’ideologia e la vita degli esseri umani c’è un oceano, un oceano che oggi non possiamo più permetterci di ignorare.
I danni sociali, economici ed ambientali provocati dalla sua generazione sono incalcolabili, ed è per questo che ritengo inamissibile che ancora oggi possano esserci docenti che svolgono la loro professione ideologicamente piuttosto che in maniera onesta e distaccata, producendo così generazioni di architetti sempre più follemente convinte di operare nel giusto provando a superare, in assurdità, i loro “maestri”.
Ci sono progettisti, alcuni “tradizionalisti” inclusi, che spesso cadono nella ripetitività e nella convinzione che, essendo dei professionisti affermati, possano evitare di dialogare con la gente che dovrà vivere nei luoghi che costruiranno, progettisti che pensano di poter proporre il proprio stile in qualsiasi luogo del pianeta. Io rifiuto l’idea dello “stile” personale, e preferisco confondermi nella folla, se qualcuno mai apprezzerà le mie architetture non lo farà perché sono mie, forse nemmeno lo saprà mai, ma le apprezzerà perchè sembreranno esser lì da sempre … miro a stimolare il senso di appartenenza della gente, piuttosto che pensare che quell’edificio appartenga a me!
Se devo riconoscermi in qualcosa lo faccio in questa frase di Jože Plečnik:
«Mi cerco là dove mi ritrovo. Come un ragno, la mia aspirazione è di attaccare il mio filo alla tradizione e a partire da questa tessere la mia propria tela»
Ecco, nell’attuale ZEN non ho trovato alcuna tela di ragno cui attaccarmi, ma solo un’orrenda griglia decontestualizzata, peggiorata (se mai fosse stato possible) dall’anello di circonvallazione realizzato per i mondiali del ’90.
Se a Léon sta bene così buon per lui, il mondo è bello perché è vario, ognuno ha il diritto di pensarla come vuole.
Cordialmente
Ettore Maria Mazzola
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A Ettore: aver risposto a Purini, conferma della tua grande umiltà e generosità e ti fa onore! Io palermitano, architetto da 34 anni, con una materia data col “chiarissimo” prof. Gregotti, non lo avrei degnato neppure di una risposta. Purini sa perfettamente la genesi dell’incarico a Gregotti per farlo stare di più in facoltà, visto che veniva ad ogni morte di papa!
Poi chiedo a Purini, quanto è costata la casa del farmacista a Gibellina?
Gentile architetto Matteo Tusa,
credo che nel breve spazio concesso dalla “blogcritic” non sia possibile affrontare con la dovuta ampiezza un tema come quello dello Zen. Le comunico comunque, se non lo sapesse, che il nostro progetto di concorso prevedeva una piazza sulla quale si affacciavano i servizi, un mercato, un centro sociale e culturale, una chiesa. Inoltre avevamo proposto una zona industriale con spazi per l’artigianato. Il quartiere era anche dotato di attrezzature per lo sport. Nulla di tutto ciò è stato realizzato. Per di più gli alloggi non furono consegnati ai leggittimi assegnatari ma si permise che fossero occupati da chi non aveva diritto. Con tutte le conseguenze che ciò ha comportato. Penso che queste vicende abbiano avuto un ruolo determinante per la vita dello Zen. Per quanto riguarda il costo della Casa del Farmacista, ricordo che esso fu in linea con quello delle altre case allora costruite a Gibellina.
Cordiali saluti
Franco Purini
grazie Matteo,,
quando qualcuno, chiunque egli sia, civilmente fa delle domande, è per me un dovere, ma anche un onore, rispondere
Ciao
Ettore
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