ELDORADO commented on UN TAVOLO DA RE …
“Cari muratorini,
faccio una rapida ad-dandy allo Scarpa-pensiero via Dino Gavina che vi ho inviato perché vedo oggi che è stata arricchita di due immagini del “Doge”. Alias “Un tavolo da re”, come da titolazione ap-posta da Archiwuò?
A… a… a proposito di questo fortunato tavolo del 1968 per la Simon International, vi scrivo un breve ane-dotto dettomi da Gavina “il sovversivo”. Una cosa leggera e pensante che dimostr/erebbe come Scarpa non era uno scarpone fintarchitetto qualsiasi. Non era uno che se ne strafotteva, a prescindere, di tutto e tutti i testi e contesti dati & lati. Anzi, stabiliva relazioni; teneva in conto il suggerimento e l’imbeccata. Dipendeva dal “becco” di chi. Dipendeva dall’occhio artigiano e imprenditoriale: se era o non era questo segno di qualità di pensiero tradotto dalla mano “pensante”.
La storiella del Doge è questa. “Paron” Carlo Scarpa, detto dagli amici “il Doge”, appartiene interamente, si sa, alla lunga linea delle arti applicate. Non c’entra nulla con la corta linea del design. Dino Gavina ne era cosciente. Pur tuttavia si deve pur campare dignitosamente a questo mondo dato. Per tale motivo “contemporaneo” e seriale, Gavina si era messo in testa di fare, (meglio: di far fare a Scarpa, per lui, per la sua Azienda), qualcosa di “Ultrarazionale”. Anzi, meglio, qualcosa di Ultras-razionale, come dicevo io sfottente.
L’occasione buona capitò quando Dino sempre sua lodato vide un gran tavolo che Scarpa aveva progettato e fatto eseguire, pezzo unico, per un facoltoso cliente svizzero, di Zurigo. Era il Doge integrale, assoluto, tale e quale a come è andato poi in produzione, ma col piano di legno massiccio e con al centro un intarsio di marmo colorato.
Gavina lo guardò e pensò che un bel piano di cristallo avrebbe messo in evidenza molto meglio tutto il mondo criptato e klimtato che c’era sotto il piano, tutto in acciaio. Poi “la modifica” avrebbe ridotti i costi di produzione, l’avrebbe fatto diventare più leggero, passando da una logica di pezzo unico a quella di serie “di lusso”.
Ma dato che Scarpa non era un tipo facile, Gavina lo mise di fronte al fatto compiuto. Anzi, al “Doge compiuto”. E così Dino fece rifare tale e quale il tavolo dello svizzero, ma col piano di cristallo. Un Doge gavinizzato, visto dall’occhio esperto del produttore, di quello che sa come va il mondo.
Poi “Dino il sovversivo” chiamò paron Scarpa: con una scusa, con mille onori (e oneri) lo attirò alla sua azienda a San Lazzaro, periferia di Bologna (disegno dei Castiglioni, nda) .. lo fece entrare nella stanza ove il nuove Doge di cristallo rifulgeva in tutta la sua antica bellezza.
Scarpa sulle prime accusò il colpo ma non disse una parola …. Gavina rischiava brutto, … rischiava l’amicizia e “il nome”, … Scarpa era un tipo imprevedibile e ruvido, ombroso archiartigiano … aveva mandato a far in culo anche Agnelli che gli aveva suggerito un disegno modificato. … nessuno aveva colloquiato con lui in quel modo di forza, … Carlo Scarpa si fece un primo giro attorno al tavolo, …, Gavina tremava …. ; poi un secondo giro, come un leone in gabbia, …. poi un terzo giro, molto più lentamente. … Si fermò infine di botto, batté un pugno sul piano di cristallo del Doge e disse: “Va bene, va bene così, … molto bene: approvato!!!”
Saluti, in fede post-pranzo,”
Eldorado
Scarpa l’ho conosciuto, e la scena di lui che gira più volte intorno al tavolo senza dire niente e poi ci batte un pugno sopra non potrebbe essere più vera.