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13 Responses to

  1. Outsider ha detto:

    Grazie Prof. Muratore per aver postato questa immagine, così il Dott. Arch. Ing. Esimio(o non so cosa) Sergio43 adesso ci spiegherà in che modo il progetto di Luca Zevi può avere richiamato questo capolavoro!!!

  2. sergio43 ha detto:

    A la guerre comme a la guerre, vero, Signor Fuoriditesta (traduzione letterale del tuo nickname)? Soltanto che come disse Rhett Butler a Rossella, un’altra abbastanza fuori di testa pure lei, ti dico: “I don’t give a damn” about you! che, se non si può tradurre letteralmente con un “chi ti si caca”, poco ci manca. Smetti di assumere la figura ridicola dell’ufficiale degli Ussari, tenente e infine generale Feraud ne “I duellanti”, sempre assetato di sangue (per citare, dopo la Margaret Mitchell, un più importante Joseph Conrad, che mi pare anche un pò troppo per te). Io, come il tenente e infine generale D’Hubert, stanco di tante inutili idiozie, ti dichiaro virtualmente morto e ti invito, ove volessi ancora rapportarti a me, a considerarti defunto.
    Adesso saluto tutti i cari amici del Blog, meno uno; ho le valigie sulla porta e la strada é lunga. Buona Estate!

    • Outsider ha detto:

      Ridicolo è chi difende certe mostruosità solo per interessi propri e personali come lei è solito fare…

      Non mi abbasso a commentare il suo post. Solamente il “chi ti si caca” se lo tenga per lei e famiglia. Scende sempre con volgarità sul personale … Se non accetta che qualcuno critichi i suoi commenti si faccia un blog personale a partecipazione ristretta.

      Buona estate

  3. franco di monaco ha detto:

    Sostengo la “sfida” di Outsider!!!
    Il nostro è un paese ammalato di figli che fanno carriera perchè “figli del più famoso padre” e di altri che sviolinano i progetti dei figli, prendendo abbagli clamorosi. Come ha avuto l’incarico il “figlio del più famoso padre”?
    Franco di Monaco

  4. ... ha detto:

    gran bel muro muratò!

  5. Pietro Pagliardini ha detto:

    Quando finirà questo moto maleodorante, auto-distruttivo e irrazionale che è interessato solo al metodo (come ha preso l’incarico) piuttosto che al merito (com’è il progetto)?
    Il metodo, il metodo, il metodo…. e ci si allontana sempre più dalla realtà, in ogni campo, non solo nel nostro mestiere.
    Non me ne frega niente come ha preso l’incarico, tanto per concorso sarebbe venuto uguale o peggio!!!!
    Se l’ha preso vorrà dire che è più bravo di lei e di me oppure che ha relazioni migliori delle sue e delle mie, oppure che si chiama Zevi mentre lei si chiama di monaco e io pagliardini. Embè?
    Solo preoccupandoci del merito, cioè della qualità (urka, ho usato la sputtanatissima parola) dei progetti, si può migliorare il metodo di selezione.
    Viceversa si alimenta solo l’invidia sociale, che serve a riempire qualche mezza piazza ma la società non fa un passo in avanti (e l’architettura va sempre peggio).
    Pietro

    • Outsider ha detto:

      “Solo preoccupandoci del merito, cioè della qualità (urka, ho usato la sputtanatissima parola) dei progetti, si può migliorare il metodo di selezione.”

      E che vuol dire??? come ci si può preoccupare del merito se quello che conta principalmente è un grado di parentela o una forte e stretta amicizia ???

      Scusi ma il suo discorso ha poco senso, almeno se non lo si legge come una sviolinata….

  6. franco di monaco ha detto:

    Arch Pagliardini, credo – ma non penso che si tratti di una mia opinione, ma, pittosto, una cosa ineludibile, dire, quanto a problema da “risolvere”, così come non si tratta di un riferimento preciso all’opera in questione quanto ad incarico- che il punto cruciale sia il rapporto tra progettazione delle opere pubbliche e politica. No si finga di non vederlo – non lo faccia lei, così come spesso lo fanno i progettisti e gli ordini professionali, perchè “si deve lavorare in un modo o nell’altro” (non mi riferisco di certo a lei, ovviamente) – alimentando, così, un sistema di accesso alla professione “viziato” dalla necessità di essere compiacenti nei confronti di questo o quel partito. Per progettare le opere pubbliche servono, quasi solamente, relazioni e clientele politiche. Stupisce che lei non se ne sia accorto…Sono certo che non è così, leggendo spesso i suoi interventi. La qualità progetuale è ancora più importante? Certo, lo so e ne ragionerei volentieri con Lei, ma ancor prima viene un mercato professionale “libero” nell’accesso al lavoro. Quand vi porremo rimedio, sarà tardi, anche se penso che interessi a pochi, e non ci rimarrà più tempo per parlare di qualità architettonica.
    Saluti
    FdM

    • Pietro Pagliardini ha detto:

      Caro FdM non confonda gli incarichi con i concorsi. Non so lei, ma io mi avvio a 60 anni anni, e so bene che fino agli anni ’90 gli incarichi si davano in uno dei seguenti due modi:
      1)un incarico ad un comunista, uno ad un socialista e uno ad un democristiano
      2)un incarico a un comunista, un socialista e un democristiano insieme.
      E non è una battuta ma era, almeno dalle mie parti, una regola ferrea verificabile con i dati, sia nei piccoli che nei grandi incarichi. Alla spartizione partitica degli incarichi corrispondeva la spartizione degli appalti.
      Ma non si è accorto che oggi qualcosa è cambiato? Dopo la grande ondata “purificatrice” il sistema è vagamente diverso: regole “oggettive” e impersonali si sono sostituite alla responsabilità, con il risultato che sopra una certa soglia, solo pochi possono accedere, sotto è un disastro perché in verità i politici ci proverebbero anche, come è logico, ma non contano più niente, contano i funzionari. Questo per chiarire un aspetto che forse le è sfuggito.
      Poi ci sono grandi eccezioni, vedi incarichi alla Maddalena, dati da Presidenti di regione, che sono fuori dalle regole, ecc. ma le eccezioni confermano la regola.
      Io ho un pò il gusto del paradosso e le dico che se Luca Zevi, di cui ignoravo l’esistenza fino alla lettura del post, figlio evidentemente di Bruno Zevi, che io considero uno dei padri del disastro architettonico italiano, che ha fatto quel progetto che ha fatto – che dire terrificante è dire poco – avesse fatto un buon progetto, poco mi importerebbe come ha ottenuto l’incarico.
      Ma il bello è che non mi importa niente di come lo ha ottenuto anche se è un pessimo progetto, dato che se ci fosse stato a monte un meccanismo legale di selezione (e non è detto che non ci sia stato), ci sarebbe stata comunque una altissima probabilità che il progetto venisse fuori ugualmente pessimo, visto che in qualunque forma concorsuale la scelta o è fatta da coloro che apprezzano questo tipo di architettura oppure è fatta in base al prezzo. Comunque la mettiamo viene male la cosa.
      E non mi paragoni agli Ordini che mi offendo, dato che gli Ordini fanno parte integrante di quel sistema dei concorsi di cui sopra, perché agli ordini interessa piazzare in commissione qualche nome da loro fatto e basta.
      Allora come uscirne? Se ci riflette bene il punto saliente è: CHI DEVE DETENERE IL POTERE DI GIUDICARE E DECIDERE A CHI DARE L’INCARICO?
      1) I politici? Hanno dato una pessima prova di sé in passato, però, in linea di principio, un sindaco è eletto oggi direttamente dai suoi cittadini per decidere e avrebbe almeno il diritto di dire la sua. Al termine del mandato c’è il giudizio con il voto. Oggi invece è totalmente escluso dalle decisioni perché lei saprà che decidono funzionari ed “espert”i. Non torniamo al passato, ma un po’ di responsabilità al primo cittadino io gliela darei.
      2) Gli esperti? Scelti da chi, mi scusi? Chi decide la qualità degli esperti? Oggi sappiamo come vengono scelti: dai funzionari su indicazioni degli Ordini. E’ il peggior modo possibile, perché i funzionari non rispondono a nessuno. E comunque, può una società democratica affidarsi agli esperti? Sarebbe, come in parte è, la platonica repubblica dei filosofi cioè dei migliori, l’esatto contrario della democrazia.
      Come vede i problemi sono più complicati di come ci vuole far credere qualche moralizzatore alla Di Pietro.
      Cosa resta? Io sono convinto che c’è un solo modo per ridare dignità ai concorsi di un certo livello e mi ripeto fino alla noia: fare decidere i cittadini o almeno dare loro la possibilità di esprimersi. Vanno bene gli esperti, con il parere anche del sindaco (un mix di platonismo e di democrazia non guasta) pero’ i progetti vanno sottoposti a giuria popolare.
      E poi, se non fosse chiaro, mi sono stufato dei moralismi alla Di Pietro, che vorrebbe vedere tutti in manette. Questo è una forma di nuovo fascismo estremamente pericoloso perché lui ci descrive come un paese di disonesti. I casi sono due: o esagera, per tornaconto politico, e allora sbaglia, o non esagera, e in questo caso non si può pensare che siano corrotti solo i politici, ma anche gli elettori, per cui bisognerebbe mettere un intero paese in galera. Dunque gli unici onesti rimarrebbero carabinieri e magistrati. A questo punto abbiamo però superato la repubblica di Platone e siamo passati direttamente al fascismo e allo stato di polizia.
      Vede quant’è difficile la selezione dei progetti? E lo sa perché: perché scegliere un progetto vuol dire amministrare la città, e amministrare la città è politica e dunque scegliere un progetto è atto politico, oltre che culturale, e la politica non spetta solo agli architetti ma a tutti: politici, esperti e cittadini.
      Saluti
      Pietro

      • franco di monaco ha detto:

        Grazie architetto, per la risposta documentata. Concordo su tutto, ora.

  7. pasquale cerullo ha detto:

    È da un bel po’ che questo progetto sta in gestazione. Se non ricordo male, è proprio al monumento delle Fosse Ardeatine che vuole richiamarsi. Si può criticare nella forma, ma come tutti i musei commemorativi, la forma è simbolica, una presenza evocativa, che si può ottenere anche come ‘disturbo’ alla trama urbana. Per mia idea avrei immaginato un approccio alla Pietila, dato che siamo all’interno di una villa e in prossimità di catacombe. E avrei permesso l’utilizzo e la libera pedonalizzazione della copertura (verde), per fare in modo che i cittadini usufruissero degli spazi museali come un “interno urbano”.

  8. franco di monaco ha detto:

    Aggiungo, mi era sfuggito, che “malodorante” è quel metodo che io denuncio e che la stagione del “turarsi il naso”, mi ha stancato, anche perchè dei Montanelli all’orizzonte non ne vedo.
    ancora saluti
    FdM

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