Francesco Venezia – Imparare dall’antico
Usque ad inferos et usque ad sidera
Giovedì 28 gennaio 2010 ore 17,30
Facoltà di Architettura Valle Giulia
La conferenza fa parte del ciclo “Progetti di ri-costruzione” a cura di:Luca Arcangeli, Francesco Cianfarani, Luca Porqueddu.
“Progetti di ri-costruzione” si configura come un ciclo di interventi teso ad indagare il rapporto tra progettazione architettonica e disciplina storica, tra tradizione e innovazione, tra rottura e continuità, attraverso non solo un’analisi della produzione teorica, ma anche tramite lo studio del dato materico e costruttivo dell’architettura.
Non dovrei commentare, senza seguire gli sviluppi e gli esiti di queste conferenze, che non seguirò.
“… ma anche tramite lo studio del dato materico e costruttivo dell’architettura”. Forse al “ma anche” dovrebbe sostituirsi il “solo”. Il solo utile.
Voli pindarici, esercizitazioni intellettualoidi per cercare l’ennesima teoria che confermi qualcosa di già sconfitto.
Ma poiché i titoli non sono conclusioni, la mia è solo un’opinione.
pasquale io penso sia un’occasione da prendere, questa, non un pretesto per giudicare. stessa esercitazione intellettualoide, la tua.
Le opinioni non hanno le ali.
Ma, è vero, sono prevenuto, non è la prima volta che seguo certe analisi. Sono prevenuto su chi vuole vestire la propria ricerca e opera architettonica con l’abitino elegante di una teoria (anche classicheggiante). Però lo so di sbagliare a commentare, l’ho scritto.
Le opinioni non hanno le ali.
Ma, è vero, sono prevenuto, non è la prima volta che seguo certe analisi. Sono prevenuto su chi vuole vestire la propria ricerca e opera architettonica con l’abitino elegante di una teoria (anche classicheggiante). Però lo so di sbagliare a commentare, l’ho scritto.
Questa non mi sembra vuota analisi nè infiocchettata teoria ma duro sasso e, come dice Filippo, ieri era un’occasione da prendere al volo. Come Imre insegna il suo necessario rapporto con la sua Ungheria e le sue architetture in legno, Francesco Venezia ci insegna a leggere il palinsesto prezioso del nostro Paese per non lasciarlo all’abbandono e al rifiuto. Almeno credo questo avrei ascoltato ieri in Facoltà se la mattinata assolata non mi avesse ingannato e non mi fossi trovato il pomeriggio sotto la pioggia, impedito a muovermi. Peccato!
Sinceramente non so come Cerullo possa costruire qualcosa senza pensare. Ed è proprio questo pensiero che guida il progetto e sta dietro alla costruzione, nel caso di Venezia, a costituire il nocciolo della sua teoria architettonica. Nel suo caso null’altro: niente virtuosismi linguistici, niente panegirici. Una teoria fatta di aforismi che si traducono, scomparendo (alla maniera della centina e dell’arco, per citare Martì), nelle (purtroppo) poche opere realizzate.
Molto meglio di certi pasticcioni nostrani che prima costruiscono orrori a bizzeffe e poi si inventano una teoria a posteriori, leggi D.O.Benini, P.P.Maggiora…