Addio a Guido Canella

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Tra le testimonianze in ricordo di Giudo Canella segnaliamo quella di Oreste Pivetta su L’Unità e quella di Marco Dezzi Bardeschi sul Corriere: …

Addio a Guido Canella. L’architettura laica come innovazione sociale
di Oreste Pivetta

Neppure ottantenne, all’improvviso, ci ha lasciato Guido Canella, persona elegante e riservata, uno degli architetti italiani più bravi, uno degli intellettuali più acuti e critici, maestro per tanti alla facoltà di architettura del Politecnico di Milano, protagonista in un periodo tempestoso e insieme virtuoso della professione e della cultura, dagli anni sessanta della crescita economica e delle speranze rinnovatrici al tramonto del centrosinistra e delle illusioni e poi nel breve azzardo del Sessantotto, animatore di un dibattito tanto attuale quanto lontanissimo dalle cronache d’oggi… Come basterebbe a rivelare una breve passeggiata tra i cantieri di Milano, la sua città. Guido Canella era nato nel 1931. Al Politenico si era laureato nel 1957, ma una formidabile occasione formativa fu per lui la rivista Casabella, diretta da Ernesto Nathan Rogers secondo una linea di ricerca che mirava alla definizione di un rapporto tra il progetto contemporaneo e la tradizione storica. Canella cominciò a frequentare quella redazione insieme ad alcuni altri giovani come Francesco Tentori, Aldo Rossi, Vittorio Gregotti, Carlo Aymonino, Giancarlo De Carlo, Marco Zanuso.

CRITERI, NON TIPOLOGIE
Guido Canella, nell’insegnamento e nella pratica dell’architettura, si sarebbe continuato a porre quegli interrogativi e quegli obiettivi, in modo assolutamente laico, duttile, per quanto ancorato al contesto, ai luoghi cioè e alla storia, nel tentativo di formare «criteri» più che tipologie, criteri che accettassero anche l’innovazione formale più appariscente. Guido Canella, che aveva insegnato al Politecnico, «sospeso», lui con alcuni tra i docenti più impegnati, ala fine degli anni settanta (quando la facoltà venne assediata per giorni dalla polizia), poi ritornato e «promosso » infine professore emerito, aveva lavorato con Michele Achilli e Daniele Brigidini, soprattutto nella realtà dell’hinterland milanese. La sua prima opera di grande rilievo fu il municipio di Segrate, concluso nel 1966, figura complessa composta da una parte centrale cilindrica, alla quale s’addossano una specie di ventaglio e un blocco trapezoidale: tutto s’affaccia sulla piazza disegnata da Aldo Rossi. Nel segno del movimento e della monumentalità, nella pianura periferica di Milano, segnando anche il carattere di richiamo e di socialità aperta della struttura. Resta una delle opere più significative (e da conoscere) di Canella, che avrebbe continuato a lavorare sul tema dello spazio pubblico e dei servizi, con una particolare vena tesa al riscatto culturale delle aree marginali. Così nel municipio di Pioltello, nelle scuole di Opera, Segrate, Cesano Boscone, nei progetti per Avellino, Peschiera Borromeo, Ancona, Fidenza.

Ovviamente occorre vedere e vedendo si scopre quanto radicata sia la cultura dell’architetto dentro radici lombarde, dentro una storia con la quale non si teme il confronto, fidando sulla espressione delle forme e sull’apertura, «segnali» come campanili o battisteri medioevali all’orizzonte. Bellissima la casa che realizzò, a Meina, sul lago Maggiore, per uno dei grandi della letteratura italiana, Giovanni Testori, geometrie perfette che si levano dal bosco.”
O.P. 05 settembre 2009

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Addio a Guido Canella, architetto civile
1931-2009 Progettista, docente al Politecnico, teorico e direttore di riviste

“Senza alcun preavviso Guido Canella ci ha lasciati: nulla lo faceva supporre considerando il suo quotidiano prodigarsi per la sua, e nostra, facoltà di «architettura civile» con un’ incessante attività di alta didattica, cosa davvero rara per un professore emerito. Era nato a Bucarest nel 1931, si era laureato al Politecnico di Milano nel 1959, dove insegnava dal 1970. Quando chi scrive arrivò al Politecnico (1976) aveva trovato in bella evidenza al secondo piano di via Bonardi, nel vuoto assoluto della facoltà contestata, solo una grande targa in marmo con la scritta (allora anacronistica): «Istituto di Composizione Architettonica», da lui solo difesa come logo e simbolo irrinunciabile di una professione che si doveva rinnovare, ma che non poteva rinunziare al proprio statuto progettuale. E infatti tutta la grande cultura storica sua – e degli altri brillanti giovani (come Vittorio Gregotti e Aldo Rossi) allievi di Rogers, da quest’ ultimo chiamati a dar vita al Centro studi di «Casabella» – era tutta votata con decisa ostinazione al concreto esito progettuale da ottenere in cantiere. Impossibile ricordare i suoi grandi progetti pubblici, sempre innovativi e rischiosamente sperimentali, a cominciare dal concorso per il Centro Direzionale di Torino (1962) e da quel compact denso e avvolgente che è il Municipio di Segrate (1963-‘ 66) che proponeva in bella mostra la fontana di Aldo Rossi. Con Michele Achilli, Canella ha realizzato diversi Centri civici integrati che propongono, nell’ epico confronto tra morfologia (nuova) e tipologia (antica), la reinvenzione creativa dell’ archetipo della capanna tradizionale (come nel quartiere IACP di Bollate, 1974-‘ 81), del tempio preistorico (come a Segrate) o di Palazzo Farnese di Caprarola (a Pieve Emanuele, 1997-‘ 90). Parallelamente la sua rivista «Hinterland» (1977-‘ 85) era un denso e fecondo tutto-pieno di analisi critiche, di proposte e progetti cui era poi seguita la nuova serie di «Zodiac» (1989-2001). Ora, nel vuoto della sua assenza, ci restano i suoi lucenti frammenti parlanti di un’ architettura sempre da lui pensata e praticata come il più alto strumento etico di promozione della pubblica felicità.”
Marco Dezzi Bardeschi
(3 settembre 2009) – Corriere della Sera

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Una risposta a Addio a Guido Canella

  1. Cristiano Cossu ha detto:

    Addio ad un Signore Antigrazioso della composizione architettonica. A Firenze conobbi due suoi bravi allievi, Antonio Acuto e Enrico Bordogna, che fuggirono dopo pochi anni da un ambiente dove l’«Istituto di Composizione Architettonica» purtroppo non c’è mai stato.
    Gli mandai un mio piccolo libro, mi ringraziò con una lettera. Cortesia verso uno sconosciuto, degna di un mondo scomparso (in Italia).
    saluti
    cristiano

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