Ieri … leggiamo su La Repubblica a proposito del nuovo supermanager dei beni culturali: …
“«Una miniera di petrolio a costo zero»: così appare il patrimonio custodito nei musei a Mario Resca, che dei musei italiani e della loro valorizzazione è ora il nuovo Direttore generale.
Resca, lei si è mai occupato di beni culturali?
«No. Io sono un frequentatore di musei. Ma se permette vuol dire poco che non mi sia occupato di beni culturali» …
Io avrò il compito di valorizzare nel mondo una ricchezza per la quale l´Italia, come ha detto il presidente del Consiglio, non è seconda a nessuno. Abbiamo una rete di quattromila musei, così mi dicono. Una forza d´urto eccezionale. Però gran parte di questa ricchezza è ancora inesplorata …
Io devo attirare in Italia un turismo culturale sempre più numeroso. Lavorare sull´immagine, fare marketing. Far circolare le nostre opere nel mondo. Sono stato a Dubai e vedesse lì come sono orgogliosi di ospitare le collezioni del Louvre: dalla risorsa dei beni culturali dobbiamo generare ricavi” …
Oggi, il documento, costernato, degli addetti ai lavori:
I beni culturali ridotti allo stato di hamburger
Il ministro per i Beni culturali Sandro Bondi aveva garantito che per la figura (in ogni caso quanto mai discutibile) di super direttore e coordinatore dei musei statali italiani avrebbe operato una selezione di livello internazionale dalla quale far emergere una figura di indiscussa competenza specifica. Nulla di tutto ciò: egli ha nominato direttamente per quella funzione l’ex presidente del Casinò di Campione che è pure l’ex amministratore delegato della Mc Donald’s. Il quale, nelle prime, forse improvvide, interviste, ha subito dichiarato tre cose: 1) di non sapere nulla, prima dell’incarico, di ristorazione e di aver però rilanciato la vendita di hamburger e patate fritte; 2) di non sapere nulla delle gestioni museali; 3) di volere “far rendere” i musei italiani. Fra hamburger, o casinò, e musei egli non vede dunque una gran differenza.
Siamo così precipitati in pieno fast food museale e culturale. Il super manager dei musei italiani non sa che i maggiori musei inglesi sono gratuiti. Non sa che il Metropolitan Museum di New York e il Grand Louvre non rendono alcun profitto, ma ricevono quote più che consistenti denaro pubblico per chiudere i loro bilanci. Non sa che, nei musei italiani, una metà circa dei visitatori non paga o paga un biglietto ridotto perché si tratta di studenti, di studiosi, di intere scolaresche. Non sa cioè che i musei sono, prima di tutto, istituzioni culturali le quali sono state create per educare gli utenti di ogni età al bello, alla storia, all’arte, alla conoscenza. Inoltre il Ministero crea, a costi sicuramente elevati, questa Super Direzione Generale mentre accetta di veder tagliate con la mannaia le risorse per l’arte, per la cultura, per la ricerca, mentre accetta di ridurre le Soprintendenze alla mera sopravvivenza sterilizzando così la tutela e la conservazione di quei beni stessi.
Protestiamo vibratamente contro questa deriva consumistica e commerciale che fa dell’insieme dei nostri preziosi, spesso unici, beni culturali e paesaggistici soltanto una merce da sfruttare, da vendere, da consumare. Protestiamo appassionatamente contro una politica schizofrenica che da una parte accentra tutta una serie di funzioni museali in una sola figura “manageriale” e dall’altra promette di trasferire tutta la tutela agli Enti locali frantumando così l’idea unitaria di Stato e di Nazione, a partire dalla sua cultura, dalla sua arte, dal suo paesaggio. Contro l’illuminato articolo 9 della Costituzione. Contro le nostre leggi e tradizioni migliori che hanno fatto scuola nel mondo
Assotecnici,
Associazione “R.Bianchi Bandinelli”,
Comitato per la Bellezza,
“Italia Nostra”.
Roma, 16 novembre 2008




ancora un supermanager di quelli che pensano che una cosa vale l’altra – e che con ogni cosa si possono far quattrini (ma il casinò di campione non era quello dello scandalo di vittorio emanuele di savoia?)