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Vede, ciò che mi colpisce del titolo di questo Post è la parola moderno virgolettata.
Stiamo ancora a fare i conti con il lascito del Moderno, che non è un lascito ma un insegnamento vivo e vegeto. Abbiamo ancora la pudicizia di virgolettare “moderno” per non averlo ancora in modo definitivo storicizzato, l’esperienza del moderno, perché non è conclusa, perché è ancora aperta, perché i maestri e i discepoli e i discepoli dei discepoli stanno ancora avanti, molto avanti e tutti ancora al di là da raggiungerli, ancora molto indietro; ma anzi deviati nel nulla di un espressionismo di ritorno senza senso, un finto organicismo senza l’esperienza razionalista, un finto de-costruttivismo senza la costola della denuncia sociale. Vezzosa architettura, fine a se stessa, senza identità, senza capacità di riflettersi nel luogo, ma auto-riflettente, senza l’angoscia della creazione per la sofferenza del dare.
Si ha ancora bisogno degli esempi dei maestri e noi già li buttiamo, come dei vecchi libri, che ancora non abbiamo finito di leggere.
a me più che un’aporia sembra piuttosto una logica conseguenza del contemporaneo, questa dell’impossibile “conservazione” del moderno…
Credo di essere daccordo con filippo de dominicis. Basta poi sentire le parole di un “vero” moderno, Marinetti, che inneggiava lui stesso all’eutanasia, o suicidio assistito per meglio essere contemporanei, non appena si fosse sentita la puzza di maniera…
Ma il Moderno è già tradizione da un bel pezzo, semmai sono non pochi quelli che ancora lo propagandano come avanguardia…
Per Emanuele: no grazie, meglio la puzza, io adoro la puzza e le muffe, e Venezia putrefatta, e il gorgonzola… :-)