Alle porte di Roma … nella “città murata di tufo” …

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Povero Valle … che brutta fine … nella “città murata di tufo” …

Dovevo comprami quattro carabattole per la casa, il tempo era splendido come solo d’ottobre a Roma, avevo una mezza giornata a disposizione, e mi viene in mente l’idea più stronza di questo mondo: vado all’Ikea …
Intanto per arrivarci … una Roma che, sotto il sole d’ottobre, si mostra tutta, troppa, splendida alla lontana, fetente nel dettaglio … sporca, peciona, accroccata, che sembra che tutto quello che è stato fatto de novo … sia stato fatto apposta per sputtanarla … cigli, sampietrini, insegne, piazze, piazzette, intonaci, colori, antenne, parabole, alberi, alberini dall’essenza incerta e sicuramente sbagliata, … e l’architettura poi … meglio non parlarne nemmeno … chè anche quella ‘bona, se la so’ fottuta cor “restauro” …
Visto che vado in direzione Bufalotta (la topografia romana andrebbe mandata a memoria, insieme ai suoi toponimi, tanto è parlante …) devo passare l’Aniene che manco Menenio Agrippa faticò tanto e lì a Monte Sacro t’incoccio er povero Sabbatini … si quello, l’Innocenzo c’aveva fatto un capolavoro de’ case popolari che Giovannoni in mezzo co’ la chiesetta dell’Angeli Custodi je faceva un baffo, … dicevamo l’Innocenzo, tutto smerdato da tre dita de’ colore che quelle pòre case so’ diventate tutte maroni … pòro Sabbatini nun te lo meritavi proprio … e poi comincia la tragedia … là dove c’erano le casette “ultrarapide” un accrocco mefitico … più avanti la robbaccia de Talenti … un capolavoro de magna-magna anni sessanta che manco a Beirut … tutto ‘na palazza intesiva ch’è proprio Roma …
che, là in mezzo, se sarva solo er cipollone dell’Acea del povero Palpacelli … che era uno che ce credeva … e poi vai verso fòri che, se te sbaji e nun stai attento, te ritrovi dritto dietro ar Tufello e da le parti de via Tina Pica so’ dolori … la notte di Halloween de la Roma ’70 … che ce so’ puro le torri d’Aymonino, che a guardalle bene te viene lo strambuglione … ma se nun stai attento e sbandi sulla destra … te va pure peggio che caschi ner cantiere … der quartiere … che lo chiamano, pe’ vendéllo, … “Rinascimento” … quello de Portoghesi-Mezzaroma … lì te vengono sicuro le convulsioni che se quarcuno nun te regge poi dà fori da matto … tutto ‘na curvetta, ‘na mensolina, ‘n poggiolo, un capitello, un ricciolone, tutto rosa e celeste che, come dice er detto, “er cafone ce se veste” … ma che jè preso a Paolo? … sarà forse l’età? Eppure … se li porta così bene … certo che stà vorta nun s’è proprio trattenuto, …
ma … finalmente, eccola … l’Ikea … che se nun j’avessero fatto er monumento sur palo de fero, manco la vedevi e arivavi, paro paro, a Mentana … ma come c’arivi all’Ikea? … è un casino d’inferno in mezzo a li prati sdrumati de Pasolini … che co’ certe facce d’intorno è pure mejo accelerà e chiude li sportelli da drentro … poi eccoli i vigilantes … li guardiani del Foro … che te incanalano co le palette nel sotteraneo e lì giri … giri … e rigiri … fino a quanno nun te s’accenne la lucetta verde e t’enfili beato tra due lamiere infinite … che … a tutta Roma è venuta la stessa idea: … l’Ikea …
e lì, che dovresti esse contento d’avé trovato er posto, … ché un posto è sempre un posto, … che fai mo’? … n’do vai? … e se te dimentichi er numeretto … quanno te la ritrovi la machina? …
e finalmente … la scala mobbile … che te porta sulla “piazza” …
tu eri venuto pe’ compratte du’ cose … ma sei sulla piazza e sei pure architetto, che nun te fai un giro? … e allora te guardi intorno e nun capisci … ma questa è proprio la piazza? … che n’avevano parlato tanto … sui giornali … alla televisione … nei convegni … che c’avevano fatto du’ palle così … li politici … li palazzinari …
te riguardi ancora intorno e nun capisci ancora … vedi uno, surreale, co’ un cesso in mano sulla scala mobile … che pensi che sia lì pe’ ‘na comparsata der cinematografo … bande de ragazzotti trucidi e de sgallettate cor cellulare che se fotografano a turno come se stessero davanti alla fontana de Trevi … e, di fatto, lì dietro c’è pure ‘na fontana che pare un orinatoio … a questo punto già che ce sei e che nun dai un’occhiata al megacentro commerciale … che l’avevi pure letto da qualche parte che quello era: Il centro Commerciale … più grande d’Europa …” posto all’interno del Piano Particolareggiato per l’area Bufalotta, redatto da Studio Valle … che prevede un nuovo insediamento urbano a nord di Roma, tra il grande Raccordo Anulare e la via Salaria. Il complesso … pensato come un insediamento nel paesaggio, una vera e propria “città murata di tufo” caratterizzata da un basamento terrazzato rivestito di pannelli di cemento colore ocra da cui si stagliano il coronamento in zinco grigio e i lucernari delle gallerie commerciali in metallo riflettente …Un sistema di tre piazze pedonali ascendenti lega le gallerie commerciali e i parcheggi agli altri due edifici di Leroy Merlin e di ikea, quest’ultima caratterizzata dal colore blu e da due schermi aggettanti obliqui” …
Questa quindi sarebbe la piazza della “città murata di tufo”? …
Alla faccia del caciocavallo … verrebbe da dire, … ma ‘ste stronzate annatele fa’ da quarche artra parte … ché questa è solo merda … merda allo stato puro …
Entri dentro … pensi … se la piazza jè venuta male … anzi nu jè venuta pe’ gnente, … dentro, sarà tutta ‘n’artra cosa …
Non avevamo forse letto anche che:
L’opera dell’architetto Gino Valle completa il polo commerciale di Ikea e Leroy Merlin con 220 negozi e qualche record: il maggiore ipermercato Auchan d’Italia (15 mila metri quadri), il più grande MediaWorld d’Europa (6 mila metri), il primo punto vendita Fnac della Capitale, una libreria del gruppo Arion. Sul tetto, una palestra con piscina e solarium. Nel seminterrato, un parcheggio da 7.000 posti auto” …
all’ingresso sotto il lucernario a cannocchiale che te trovi davanti? …
tre tormentate e sfigurate frattaglie di mosaico antico strappate dalla villa romana stuprata sur prato de’ cicoria che stava sotto … incartate alla meglio e “valorizzate” colla bedizione delle Belle Arti … come se diceva ‘na vorta … oggi dei Beni demoantropoambiental … e qualche altro accidenti che se lo porti … sbattute lì per tera, in mezzo al marmo lucidato de plastica, … a fa’ curtura … a fa’ schifo …
a quel punto se non t’incazzi … sei dei loro …
torni indietro … fai qualche chilometro per trovà du’ lampadine e quattro moccoletti nel cassone finnico “caratterizzato dal colore blu e da due schermi aggettanti obliqui che segnano gli ingressi” … ritrovi a stento la macchina … fortuna che t’eri scritto er numeretto …
te perdi tra svincoli e raccordi che è già notte e …
tutto … per due lampadine …
la prossima volta che mi viene in mente un’Ikea … ci penso due volte … anche perché il panino al salmone, tanto nordico … e che una volta mi piaceva tanto, mi è rimasto sullo stomaco … non va né su, né giù, …
forse era pure surgelato …

P.S.
se la digestione lo consentisse questa sarebbe una buona occasione per parlare di Qualità, di Maestri, di Memoria, di Storia, di Progetto, di Città, di Mercato, di Globalizzazione, di Urbanistica e magari anche di Architettura …

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18 risposte a Alle porte di Roma … nella “città murata di tufo” …

  1. Cristiano Cossu ha detto:

    Quante volte mi è successa la stessa cosa, ma in scala più piccola, cioè fiorentina… Però con l’aggravante terribile di essere stato costretto dalla consorte!
    All’uscita, un’incazzatura come poche, pacchi pesanti da trasportare e poi montare a casa, svincoli da perdersi, e una sensazione come di… aver speso molto, troppo tempo “per due carabattole e qualche lampadina”….

    Così è, nell’era democratica…
    saluti e buona digestione Professore!

  2. filippo de dominicis ha detto:

    c’è da dire che quel che resta delle case “ultrarapide” di sabbatini fa ancora la sua bella figura sulla strada che porta al quartiere “rinascimento”…settantanni portati bene, ce lo dicono pure quelli che ci sono nati e cresciuti…sì, nati e cresciuti, perchè queste case sono durate “una vita”, nonostante non fossero quelle le intenzioni. prodezze dell’architettura.
    p.s. : grazie a franz che mi ci ha portato…ma padre focolari non ce vò stà eh….

  3. salvatore digennaro ha detto:

    Anche Bari può vantare il suo Ikea ed ho comprato alcuni mobili per la cameretta di mia figlia in un materiale EFFETTO BETULLA (una specie di tessitura da render), ad una certa distanza risultano anche gradevoli, non è consigliabile avvicinarsi troppo, si nota il trucco, e sopratutto non utilizzarli troppo, in compenso sono economici (ci mancherebbe altro!!!)
    inoltre ho avuto difficoltà a digerire una specie di piadina EFFETTO spinaci e formaggio…

  4. Alessio prom Valle Giulia ha detto:

    Finalmente una voce di critica negativa verso questi supermegacentricommerciali! Che schifo! Stano cambiando l’aspetto di intere zone urbane, stanno cambiando l’economia locale, stanno cambiando la vita dei cittadini! Mannaggia a romaest e a porte di roma!!! Proprio l’altro ieri un signore dall’accento partenopeo mi ha chiesto un informazione, e, parlandoci sono venuto a sapere che dalla provincia di napoli sono venuti fino a Roma solo per spendere e spandere a Porte di Roma! Ma vatte a vede’ er Colosseo mannaggia a te!! E le “comitive” di ragazzi trucidi o meno che invece di farsi un bel giro per il centro storico più affascinante del mondo, si fanno le “vasche” su e giù per le gallerie di questo scempio di centro commerciale come le vedi professo’? E’ un vero peccato..se continuiamo di questo passo andranno a rotoli sia le attivita’ commerciali minori (“i negozietti) e andra’ a rotoli l’aspetto gia’ molto discutibile della periferia romana che, purtroppo, ha bisogno di tutto, tranne che di ulteriori “megacasermoni”.

    Alessio

  5. Marco Panunzi ha detto:

    E’ proprio vero….. certe cose che ti fanno sognare un mondo migliore fanno parte di un’altra dimensione.
    Mi ricordo quando partecipai al Concorso “La Porta di Roma” (non ricordo più l’anno) ero studente in vista della tesi e presi parte in in gruppo capitanato dal Prof. Raffaele Panella…..
    che notti di progetti disegni prospettive ancora a mano con la china sul lucido!
    si sognava di creare una nuova città nella città con le sue piazze più o meno monumentali (l’E42 mi è sempre rimasto impresso a partire dall’infanzia) perchè no un esercizio di stile compiuto e realizzato…… a Roma forse l’ultimo a quella scala “urbana”.
    Insomma per farla breve quando mi capitato di esser trascinato da moglie e figlio ad andare da IKEA e poi recentemente al neo Centro Commerciale mi sono sentito un pò tradito. Dove era finito l’interporto il centro di smaltimento della congestione commerciale proveniente dall’asse autostradale ?
    E’ diventato l’ennesimo polo attrattivo, anche se per fortuna decentrato.
    Ma la qualità degli spazi, a parte i pavimenti Graniti Fiandre (mi sembra) a cui sono affezionato non sono riuscito a percepirla, anzi mi sono sentito letteralmente risucchiato dalla atroce sensazione di esser diventato improvvisamente carne di bovino adulto “spero di prima scelta” destinata ad hamburger farciti precofezionati ed imbustati in vassioetto con targhetta codici a barre ed adesivo “OFFERTA DEL GIORNO”.
    Il fatto di essere anche un architetto mi ha fatto un pò male al cuore, usando un eufemismo………………….

  6. andrea di loreto ha detto:

    Annamo tutti a vive all’IKKKEA!
    Sì, proprio così!
    Le camere da letto nun mancheno, le cucine neanche… e di corridoi.. …quanti ne vuoi??
    Ce piazzamo fra una camera da letto stile coloniale e una cucina col design fregacchiato a Meda.
    Si può fare pure colazione, pranzare… …e per digerire basta che te fai tre volte il giro del capannone.
    Puoi pure conosce un sacco de gente e se non te piace più la cucina, te sposti in un altro stand, se nun te va de dormì nel solito letto, basta che te sposti, non ce bisogno di comprare, ci vai a vive.
    Insomma, lì nun te manca niente!!! Che spasso!
    Annamoce tutti!!

    A Nannì, ma ‘ndovai pe li castelli, il vero spettacolo sta quì…
    …all’IKKKEA e da Leroy Merlin!

  7. federico calabrese ha detto:

    io che nn posso permettermi di comprare lo sgabbellino di stark o la seggiulella di design di meda vado a ikea,
    un posto decisamente piu’ democratico e allegro che uno showroom di vitra, dove dal trucido coatto al professore di valle giulia possono comprarsi una sedia disegnata da james irvine, solo per fare un esempio.
    altra storia se vai a ikea il sabato pomeriggio, quella si che e’ una stronzata colossale,come lo e’ anche andare a fare shopping lo stesso giorno in una qualunque via commerciale di qualunque splendido centro storico di una grande citta’ italiana e non.
    e poi le lampadine me le compro dal cinese dietro casa, che costano un terzo in meno.
    grandezza della globalizzazione.

  8. sergio 1943 ha detto:

    L’architettura e l’urbanistica, non scopro certo l’acqua calda, da che mondo é mondo é principalmente politica e forse qualcos’altro. A questo riguardo e riguardo alla “Porta di Roma”, voglio raccontare questa storiella. C’era una volta…un re!…diranno i miei piccoli lettori….No! C’era una volta un industriale australiano, diventato miliardario con la birra ma questo non l’avrebbe reso famoso se l’anno prima non avesse tolto ai velisti statunitensi l’America’s Cup dopo un secolare dominio a stelle e strisce. Bond era il suo cognome e di nome non ricordo se facesse James; anzi posso escluderlo. Bene! Questo signore, che si era tolto ben altre soddisfazioni, non so per quale perversione dello spirito, decise di intraprendere in questo nostro paese qualche attività economica. Viste le indicazioni dell’allora vigente Piano Regolatore acquistò vasti terreni in località Fidene-Bufalotta per costruire un imponente quartiere d’accesso sulla direttrice autostradale Roma-Firenze; già! proprio quel quartiere che adesso chiamiamo pomposamente “Porta di Roma”! Dei miei cari amici, piccoli costruttori, vennero contattati per eseguire le opere di restauro di alcuni vecchi casali siti sull’area in questione che sarebbero stati destinati a divenire la sede degli uffici della società costruttrice. Mi ricordo che venne anche eretto un piccolo campo d’allenamento per il gioco del polo; la figlia del tycoon australiano era una patita del gioco e i suoi pony argentini avevano necessità di allenarsi. Cosa più importante, erano cominciati i primi scavi di saggio da parte della Soprintendenza Archeologica e di cose ne uscivano fuori! Necropoli (mi ricordo uno scheletro praticamente intatto salvo la parte facciale del cranio perfettamente tagliato via da qualche operazione agraria!), manufatti e molto altro ancora. Seguivo con interesse l’evolversi di una situazione che si prospettava assai interessante quando in poco tempo tutto quanto cominciò a precipitare. I miei amici, di ritorno a casa, vennero una sera affrontati da un gruppo di uomini che, con esplicite minacce alle rispettive famiglie, pretesero una sostanziosa mazzetta perchè quella parte di Roma era sotto la loro protezione e ogni attività economica doveva sottostare alle loro pretese. Le minacce continuarono finchè i malcapitati furono costretti a pagare. Per il miliardario le cose cominciarono ad andare altrettanto male. Le richieste di licenze e concessioni venivano respinte o dilazionate dagli enti competenti…..c’era chi diceva che sulle stesse aree ci fossero i corposi interessi di un partito politico che adesso non c’é più…mah! vallo a sapere! In conclusione l’australiano che aveva sconfitto la potenza marinara americana dovette arrendersi e gettare la spugna davanti alla capacità dilazionatoria delle nostre amministrazioni. Vendette tutto, liquidò rapidamente i miei amici che da quella disavventura non si rialzarono più e i campi rimasero incolti ed abbandonati per anni. Mi dicono che dilettanti scavatori abusivi si tolsero parecchie soddisfazioni setacciando i campi dove era tornata a farla da padrone la cicoria. Sono passati gli anni e all’improvviso tutto ha assunto una, almeno per Roma, stupefacente velocità di esecuzione. Velocità che però non mi sembra sia stata una buona consigliera per i progettisti. Se guardiamo l’edilizia residenziale é la classica qualità odierna da agenzia immobiliare. Ti buttano negli occhi una anonima edilizia con qualche vacuo dettaglio post-moderno facendotelo pagare un occhio della testa; ti buttano negli occhi un enorme contenitore simil portaerei con imponenti torri di comando vuote come zucche all’interno. A me sembra la stessa velocità decisionale che ha fatto erigere, con la massima insofferenza per le perplessità di tanti, le Are Pacis auguste, gli ascensori vittoriani, a breve (non so cosa potranno fare per opporsi, le Italie Nostre e i Ripa di Meana!) i parcheggi pinciani. E’ cosa lodevole la velocità di decisione di una amministrazione pubblica ma quando si decide senza il sostegno di un più che necessario dibattito interpretativo del luogo e del senso a me sembra, più che altro, un sopruso. Mi sembra di essere tornato ai tempi della mia giovinezza quando la critica democratica si opponeva, quasi mai con successo (mi ricordo la storiaccia dell’Holiday Inn a Monte Mario), allo strapotere delle immobiliari. Adesso che le forze democratiche sono al potere a me sembra esse si comportino con la stessa arroganza di allora, di chi sa di avere il potere e tutto il resto é “chiacchiera e distintivo”! Ma i risultati sono sotto gli occhi dei cittadini che, spero, a tempo debito sapranno giudicare. A meno che non vogliano imitare i loro antenati latini che venivano acquietati dai loro padroni con “panem et circenses”.

  9. luca rijtano ha detto:

    sulla piazza, la cosa buona è che ti ci costringono a passare perchè tutte le vie dal parcheggio portano lì e solo gli ascensori permettono l’ingresso diretto agli spazi commerciali. ma poi che ci rimango a fare se l’unica cosa che c’è è lo stand di vendite immobiliari? ma un baretto, no?
    comunque, prof., l’omaggio a valle l’ha visto? all’ingresso superiore del centro, pardon, nella “piazza” superiore, appena entrati, superata la porta girevole, due grandi pannelli con il progetto e i prospetti colorati… fa pendant coi mosaici…

    p.s. a me me piace il wurstel a 70 centesimi subito dopo le casse, ce puoi pure mette’ sopra la cipolla fritta!

  10. eduardo alamaro ha detto:

    L’ho sempre pensato, forse l’ho anche scritto in questo simpatico blog. Non so, ora non ricordo. Questo testo critico “dialettale”, in lingua romanesca, di Muratore sperso in un superluogo de Roma, giunge a conferma. La città ha e deve avere un’anima, ma ha e deve avere anche un core. Anima e core sono lo spirito, la malta e i mattoni che hanno cementato l’architettura della città coi suoi abitanti, nei secoli. Ed il core sta tutto nel dialetto, nel vernacolo, nel racconto popolare del luogo, nella gente che la vive quotidianamente. E non sta certo nell’Arcadia, nelle Nuvole metropolitane! La critica d’architettura “col core” non può rinunciare a questa ricchezza diffusa, a questo rapporto creativo colla gente “normale”, colla loro oralità quotidiana, col loro profondo. Un serbatoio senza fondo, a saperlo leggere, a saperlo esaltare, come faceva, a suo tempo, nel teatro, purtroppo non emulato nell’architettura, Raffaele Viviani a Napoli! La città è scena e sostanza al contempo. La critica della città è (o può essere) genere, commedia dell’arte, è farsa d’architettura. E’ anche, perché no?, macchietta partecipativa, emotiva, coinvolgente. Finanche gag, burla contagiosa, irriguardosa, buffonesca, carnascialesca. La critica adeguata non può che essere quindi fluida e multiforme, una staffetta orale-scritto-orale, un canovaccio, anche osé, sul quale il critico-commediante e pungente aggiunge man mano che si muove nello scenario teatrale e racconta la “sua” città. Perché ognuno ha una città. Dentro di sé. E la sua arte “critica” sarà tanto più grande quanto più la platea si riconoscerà in quella “sua” città. Esattamente come in questa occasione ha fatto Muratore, forse una maschera tragica sperduta nella metropoli della Roma d’oggi.

    Muratore pare una sorta di Aldo Fabrizi misto a Petrolini dell’architettura. Volutamente demodé e provocatorio, conservatore autocentrato, irritante e radicale (ma per niente chic). Al contrario, è un vero Muratore, un edile de Roma, come appare del resto nella esemplare foto a introibo di questo Archiwatch. E la parlata, lo scritto in romanesco, traduce questo suo modo di pensare la città, di criticarla e recitarla da dentro, osservandola dal vivo, vivendola e scrivendola e “fotografandola”. A futura memoria web. Chi vuol essere democratico non può che essere demo-critico, si sa. Ci vuol perciò coraggio a non essere “provinciali”, a scrivere in dialetto pensando alto, senza cadere nel basso, nel pattume localistico. Perché queste “cose” scritte di Muratore son pensate in quella lingua “locale”, conformate in quel luogo, frutto di quel luogo, ma non sotto il luogo, nelle fogne del luogo (comunque da frequentare). Datemi un punto “vernacolare” e vi solleverò il mondo! In fondo questo “Archiwatch” è un teatroblog ove c’è il primattore-critico che si confronta col suo pubblico. Con quello che è riuscito a costruirsi e che paga il biglietto scrivendo e rispondendo ai lazzi e caxxi lanciatio “a profusione”. Peccato che l’imput per la performance collettiva, il testo originario del critico-commediante, non possa subire, in corso d’opera, per rigidità d’impostazione del blog, le manipolazioni, gli aggiustamenti suggeriti dal creativo rapporto col pubblico, con i “post” che son spesso una involontaria goduria, un alimento necessario per il commediante. E per chi sta in platea, come me. E talvolta scrive, “partecipa” come in questo caso.

    Un bravo “de core”, concluderei alla Petrolini, a Muratone, “che di questo blog è il padrone, Muratore, Muratone!” Tutti, in coro: “Muratone, hai pensieri a profusione, e ne fai collezione, Muratore, Muratone! Sei sempre ricercato, per le foto più bislacche, perché è tutto ben pensato, perché porti bene il cacchio, con la riga al mutandone e il cavallo a penzolone, …, Muratore, Muratone. Tante ti ripetono: sei bello! Sei grande! Sei tutti noi! Grazie, è vero, risponde. Ho tutto nel cervello! Raro, ve le faccio cacar caro, vi spingo alla pensione, vi butto nel burrone, … Muratore, Muratone.
    Questa camminata fino alle porte de Roma l’ha inventata Lui. (Attraversa il proscenio del teatro web con un passo di danza che accompagna il “refrain” della canzone. Mostra un’idea attaccata all’altra, tutta de Roma, che IKeata!!!). Anche questa è una cosuccia sua, inventa sul momento. Una cosuccia senza pretensioni, ma è Sua. Non l’ha fatta neanche registrare. E’ di pubblico dominio romanesco e romanzesco. Altri, avrebbero precisato: “Made in Muratone”, “Made in Archiwatch”…, ma lui no, …. Muratone, Muratore…..”
    Saluti ai muratorini, Eldorado

  11. barbara pantaleoni ha detto:

    una precisazione ai lettori: i colori blu e giallo ci ricordano che si tratta di un cassone svedese!!!

  12. Guido Aragona ha detto:

    Bello! da schiattà da ride …
    Linko il post.

    saluti

  13. Lorenzo ha detto:

    E’ tutta colpa dell’Ikea, che farebbe bene a non regalare valanghe di matite a cani e porci.

    Se una matita finisce in “cattive mani” si generano dei mostri……….

    Mica tutti sono in grado di disegnare e progettare………

  14. filippo de dominicis ha detto:

    …e che le “cattive mani”, oggi, siano proprio di coloro che pensano di essere in grado di disegnare e progettare…?

  15. Giorgio ha detto:

    Tutti a scribacchiare piagnucolando sul presunto schifo. Io sono andato a Porta di Roma e non me la sento di criticarlo del tutto. E’ semplicemete il frutto della globalizzazione che ormai interessa tutte le metropoli del mondo determinata da puri interessi economici e commerciali. La realtà odierna è questa, se i criticoni informatici vogliono cambiarla si accomodino e ci illuminino ma la vedo dura. La bellezza di Roma non è lì ma altrove, il resto sono solo manufatti destinati a essere rimpiazzati sempre più spesso come, guarda caso, avveniva anche nell’antica Caput Mundi distruggendo il vecchio per costruirci sopra il nuovo. Se oggi la civiltà occidentale ha determinato i megastore la colpa non è di chi li ha progettati, belli o brutti che siano, ma di chi spinge le persone ad andarci con sempre maggiori lavaggi del cervello pubblicitari votati al consumo. Una cosa tuttavia resta all’odierno individuo medio, la libertà di andarci o meno. Non è poco! Il resto sono solo chiacchere di chi non muove un dito per cambiare le cose, anzi lo muove solo per digitare strali al PC nel calduccio di casa mentre fuori i responsabili delle loro ansie da metropoli (traffico, smog, caos, ecc.) operano indistrurbati. Soluzione? O levarsi di torno tornando al paesello o sopportare tutto ciò magari sfogandosi in qualche blog senza ottenere risultati concreti. Io li farei tornare tutti a 100 o 200 anni fa, sai che spasso vederli fare dietrofront dopo una mezzoretta di vere scomodità.

  16. adelaideregazzoni ha detto:

    sono stata da ikea, e poi mia figlia ha detto:passiamo a vedere questo grande megastore di cui si parla tanto. volentieri ho detto , ma io mi siedo in qualche posto mentre tu giri: osservavo attentamente la gente e dopo poco mi sono trovata a fare quasi delle rilevazioni statistiche: IL novanta per cento dei molti presenti erano giovani; abbastanza belli, palestrati, sorridenti abbigliati in maniera simile gli uni agli altri, passeggiavano e si guardavano in giro tranquilli, poi entravano nei piccoli negozi con delle merci decenti a prezzi molto convenienti. Le pavimentazioni e altri particolari architettonici erano un po’ volgari ma non tanto peggiori di alcuni negozi in centro.Un luogo di aggregazione per la gente, peccato che manchino le case attorno; ci arriveranno presto, e forse non sarà così male adelaide

  17. Andrea gabriele ha detto:

    Mi dispiace signori ma avete paura della globalizzazione….i miei complimenti studio valle per la realizzazione del centro commerciale + grande d’europa…e poi tutti disprezzano ikea leroy auchan… ma alla fine tutti ci andate…come mai? è proprio vero che chi disprezza compra….a porta di roma

  18. Talentino ha detto:

    MA TE STAI FORI CO L ACCUSO GIORGINO POI PE SCRIVE NA COSA DEL GENERE FORSE T’HO FATTO PUR EUN COMPLIMENTO MA FORSE SAREBBE BENE CHE QUANN’ESCI DE CASA TE TOJI E BENDE DALL OKKI …TALENTI UN QUARTIERACCIO…ER TUFELLO CHE DE NOTTE CE SO E STREGHE MA NDO VIVI…..CITTà SENZ’ANIMA… E TE CREDO LA NN CI’HANNO MAI COSTRUITO CHE ANIME CE DOVEVANO STA’? QUELLE DEI PECORARI DEL 50? MA ANDIAMO ARIPIJATE E DROGATE DE MENO AHAHAHAHHA STA TANTO IN CULO STO IPER E’ PIENO DE CONFUSIONE CHE PERO’ CE VENGONO DA LI PAESI PE FACCE SPESA…. MA FAMME IL PIACERE VA’ SAI A GENTE CHE FINARMENTE PO RISPARMIA DU SOLDI SENZA ANDA’ TROPPO LONTANO O PE VEDESSE UN PO DE FICA PARE CHE HANNO RIAPERTO LI BORDELLI…..QUESTO E’ CULO AMICI

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