Leggendo il commento di Federico Calabrese eravamo rimasti un po’ scettici e, a prima vista, pensavamo fosse uno scherzo, magari frutto di un colpo di sole domenicale…
ma la realtà, evidentemente, va ben oltre la fantasia e tragicomicamente le cronache sono piene di riferimenti al nuovo “evento” capitolino …
da La Repubblica, effettivamente, leggiamo:
“Una camicia in lamé oro con il volto di Walter Veltroni dipinto in nero sul davanti e ricamato con paillettes golden sul retro lo slogan “I care” utilizzato da Veltroni al congresso dei Ds del gennaio 2000. Così la maison Gattinoni rende omaggio al sindaco di Roma alla sfilata in Campidoglio per i 60 anni di attività della casa di moda. La maglietta sarà donata alla moglie Flavia che ha detto: “Forse la indosserò, oppure la faccio indossare a lui” …
e da Il Messaggero, addirittura:
“La moda incontra l’arte nella collezione di Gattinoni, che celebra 60 anni di attività (anche se in realtà sono 61) con la sfilata a Piazza del Campidoglio. La maison romana ricambia il Comune con un capo-gag: una camicia d’alta moda, in lamè e paillettes oro, con il volto del beneamato sindaco Veltroni dipinto e ricamato sulla schiena, e la scritta della celebre frase scelta da Veltroni nel 2000, “I care”, sul davanti, che rappresenta la nuova arte della politica …
Guillermo Mariotto, lo stilista della maison, racconta la sfilata …
Musica, danza, cinema, teatro, tv, poesia, teologia: Mariotto ha rappresentato le arti classiche, ma anche quelle che oggi sono considerate le nuove arti, come la politica. Iside, Artemide, Galatea, Elettra, Minerva, Clio, Afrodite, Dafne, Calliope, le dee dai nomi pagani che in pedana sfoggiano capi modernissima. Mariotto cita l’arte primitiva, i dipinti della grotta di Lascaux, nell’abito in camoscio interamente dipinto a mano.
«Da quell’atto – spiega lo stilista- si comprende l’oggi, si tende la mano al divino che oggi si rivela con l’arte» …
Ha usato ganci da bustier, anelli di metalli, ricami di plastica a formare geometrie futuribili, lenti graduate applicate su microfibre, inserti di pvc, mosaici di stecche per ricordare la struttura dell’atomo (la fisica), lamine applicate su strati di reti metallicche che ingabbiano il corpo come una prigione (l’architettura). Così la religione è rappresentata da un abito in organza metallica grigia con paillettes che ricamano i simboli delle tre religioni monoteiste: una croce cristiana, una luna musulmana e una stella di David …”
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Perbacco, a quest’ora don Milani starà facendo le giravolte nella tomba!
Dum vult validius inflare sese rupto iacuit corpore!
Gentile professore,
vorrei segnalare a lei e ai lettori del suo blog una vicenda che riguarda il destino delle architetture moderne in Italia.
L’edificio in questione è la “chiocciola” di Vicenza, l’edificio della Fiera dell’oreficeria progettato e costruito da Giuseppe Davanzo tra la fine degli anni ’60 e l’inizio dei ’70.
Questa splendida architettura, che per anni è stata l’immagine della Fiera stessa, verrà demolito all’interno di una operazione di “restyling” e di espansione del quartiere fieristico. Al suo posto verrà realizzato un nuovo edificio, che costituirà la “nuova immagine” della fiera.
Io credo che si tratterebbe di una grande perdita. Ho analizzato sul mio blog tutte le contraddizioni della vicenda, all’indirizzo http://mancalaria.splinder.com/tag/architettura .
Il post è stato segnalato anche su archiblog.
Gradirei molto una sua visita e una sua opinione sul caso.
La ringrazio e le auguro buon lavoro
Manuel Marchioro