ettore maria mazzola su: LA CAZZATA DEL GIORNO … BUREN AL PALATINO …
Al Palatino gli stendardi di Daniel Buren
“Quando questa mattina, passando per per il Circo Massimo, ho visto queste bandiere sul Palatino mi chiedevo cosa fosse questa schifezza … grazie per il chiarimento. Quando i nostri sovintendenti allo stupro dei munumenti comprenderanno che l’antico non ha bisogno di queste ignoranti, orrende e ridicole “contaminazioni” contemporanee sarà troppo tardi. Gli unici a beneficiare di questa immondizia spacciata per arte sono i mercanti dell’arte (presunta) contemporanea. Se esponessero questo schifo in una immonda periferia nessuno lo degnerebbe di uno sguardo. Questi ignoranti hanno bisogno del bello preesistente per poter dire di aver avuto successo … Un po’ come Salvini che è andato in giro dicendo che avrebbe appoggiato la Raggi (senza essere invitato) per poter dire di aver vinto anche lui nella sua odiata Roma ladrona,
cordialmente”
Ettore
A Roma sei mesi di eventi fra archeologia e creatività contemporanea: …
ecco tutto il programma …
Una mia collega, vittima di Buren in quel di Spezia, dopo aver visto il link al post sull’abmominio del Palatino ha commentato:
ogni volta mi chiedo: ” ma dove ho sbagliato?” ma forse lo so molto bene!
Le ho risposto:
l’onestà intellettuale e il buon gusto non collimano con la morale della società dello spettacolo in cui viviamo. Per il momento l’arte è immeritatamente in mano a dei cialtroni creati a tavolino e a degli pseudo intenditori riconosciuti tali per grazia ricevuta, i quali si guardano bene dal dare spazio a chi valga, sì da evitare il confronto
Concordo con Ettore Maria Mazzola,
e credo che il finale di Calvino spieghi molto bene
lo “strano” periodo in cui stiamo vivendo.
Fausto Battistel
“L’inferno dei viventi non è qualcosa che sarà;
se ce n’è uno, è quello che è già qui, l’inferno che abitiamo tutti
i giorni, che formiamo stando insieme.
Due modi ci sono per non soffrirne.
Il primo riesce facile a molti: accettare l’inferno e diventarne parte fino al punto di non vederlo più.
Il secondo è rischioso ed esige attenzione e apprendimento continui: cercare e saper riconoscere chi e che cosa, in mezzo all’inferno, non è inferno, e farlo durare, e dargli spazio”
da: «Le città invisibili» di Italo Calvino
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Inoltre, si celebra un brutto matrimonio di convenienza tra il creativo e il politico di turno, dove quest’ultimo, dall’alto della sua “kunstwollen” non vede l’ora di sfoggiare e tagliare il nastro del “regalo” fatto alla città, in modo da apparire un intenditore d’arte.

L’altro dilemma che mi assale è: ma queste installazioni saranno forse più apprezzabili nelle periferie o manco lì?
E per ricordare di quali opere d’arte si sta parlando, allego questo link.
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l’ignoranza dei sovrintendenti è pari alla loro sicumera (la maggior parte è così…)