Che BOTTA
“Mi è capitato di assistere ad una conferenza di Mario Botta, un omino piccolo settantacinquenne, vestito come un capotreno, completo blu e maglioncino viola.
Ha fatto un lungo e condivisibile prologo parlando del rapporto tra architettura contemporanea e città storica. Riassumo a brandelli, i principali concetti che mi sembra di aver capito.
“Leggere la città storica come ancora attuale e viva. E’ il centro storico che ce lo sentiamo appartenere nella memoria. Leggerla come stratificazione di epoche storiche, di continuità che non dobbiamo interrompere, di permanenze da rispettare e valorizzare. Dobbiamo progettare in continuità e nel rispetto della storia e dei caratteri dei luoghi, non come l’attuale globalismo per il quale tutti i posti sono uguali, per il quale tutto il mondo è paese e che non dialoga affatto con la città storica”
Poi ho visto queste immagini. Mi sono alzato e sono andato al bar.
Sono rientrato in sala nel momento finale del “ci sono domande dal pubblico?”. Dopo che nessuna domanda si era levata dal pubblico (disinteresse ?), il nostro ha pensato bene di coinvolgere il Marco, annunciato come uno dei più interessanti della nuova generazione internazionale, il quale seduto in prima fila ha ricambiato con una specie di elegìa verso il Botta (detto Mario).
Con questo teatrino finale, lo spettacolo si è concluso e la vita ha continuato tale e quale come prima della conferenza.”
Mauro Andreini
PS: Consiglio a tutti gli architetti che vivono un momento di abbassamento dell’autostima di seguire almeno una volta all’anno una conferenza di Mario Botta. Nel vedere le cose che fa, può scaturire un senso di superiorità da farci pensare
Ce fosse mai ‘no stronzo a tentare di spiegare il perché . Eppure provare a rispondere ai perché è una delle attività ludiche più rinfrancanti.
Chi sarebbe “Marco”?
Mirabile report, immagini inquietanti.