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Mi “È questo l’aspro dilemma in cui si dibatte l’amministrazione civica, che non intende agire collettivamente nella ricostruzione, che vorrebbe dettare norme precise ai privati, che però «non ha idee» (tanto che le vien chiedendo a chi le abbia)” (de Finetti, sul concorso di idee per il nuovo PRG di Milano, 1946). Ancor oggi, a Milano come a Roma, le Amministrazioni comunali delegano completamente ai privati le scelte sui criteri di conformazione urbana, limitandosi a prescrizioni di limiti quantitativi (volumi, spazi pubblici, ecc.) e suggerimenti banalmente generici (città o quartiere partecipato e solidale, verde diffuso, ecc.). E’ quanto è avvenuto con il passaggio dagli auspicati Piani Particolareggiati di iniziativa pubblica (L. 1150/42) ai Piani di Lottizzazione di iniziativa privata (L. 765/67): per carità, meglio del Far West degli Anni ’50/’60, ma la qualità urbana ne ha risentito, (eccome!), privilegiando banalità tipologico-insediative e degli spazi pubblici. Nessuna discussione pubblica sulle idee vere, quando ve ne siano di buone e fondate: senza voler mettere in discussione l’operato della commissione di selezione e di quella di valutazione finale, forse l’Amministrazione comunale dovrebbe pretendere la messa in mostra di tutte le idee pervenute, aprirvi una discussione pubblica, e poi farne una scelta propria (magari attingendo anche a più di una proposta progettuale) su cui responsabilizzarsi.
Progetto Flaminio:
Concorso Internazionale, Europeo o Italiano?
Ruggero Lenci
Una volta anche in Italia nei concorsi internazionali (selezionatori e giurie finali) sedevano Membri di varie nazioni. Bei tempi quelli quando il significato delle parole era chiaro, diretto e rispondente alla realtà.
Oggi non è più così.
Oggi è possibile usare una titolazione come “Concorso Internazionale” (effettuando una selezione estrema che elimina quaranta partecipanti per ogni gruppo selezionato) senza che tra i selezionatori sia incluso neanche un Membro con passaporto emesso da uno Stato estero.
Sbaglio?
Dispiace che tanti gruppi (e da un certo punto di vista potrebbe dispiacere anche a chi è passato) abbiano perso l’opportunità di essere selezionati da selezionatori internazionali.
Ma gli Ordini e il CNA (che ci chiedono crediti su crediti, anche deontologici) dove sono? E l’UIA?
E’ deontologicamente accettabile tutto ciò?
E La Cassa Depositi e Prestiti Investimenti SGR (Soggetto banditore) e il Comune di Roma, come hanno potuto validare queste criticità?
In definitiva dispiace che l’Italia debba soffrire l’incapacità di dialogare alla pari con il resto del mondo, non riuscendo a mettere in piedi un “mosaico” Internazionale di selezionatori (che poi in realtà è una super Commissione che ha eliminato ben 240 gruppi su 246, rispetto ai soli 5 su 6 che saranno eliminati nella seconda fase).
Quale credito dare a tutto ciò?
E’ sufficiente, poi ora, che nella Commissione della seconda fase sieda un collega svizzero? E che, se necessario, sarà chiamata una collega supplente da Parigi?
L’altra cosa che va detta (ma di fronte a tale madornalità?) è che non si dovrebbe usare la parola “Internazionale” se poi (come è stato risposto nelle FAQ del concorso) i gruppi progettuali devono essere, di fatto, europei. Bisogna scrivere “Concorso Europeo”.
Perché, quindi, proclamare l’internazionalità di una procedura i cui prodotti vengono selezionati da Membri italiani? Procedura che, per di più, esclude tutto il resto del mondo tranne l’Europa?
In effetti di concorso “europeo” si sarebbe trattato (se non vi fosse stato l’irriducibile vizio su richiamato, che invece lo rende “italiano aperto all’Europa”) dato che sono stati selezionati 3 gruppi italiani e 3 del resto dell’Europa.
Guai poi se qualche gruppo si fosse presentato con un partner residente al di fuori dell’U.E. D’altra parte il collega svizzero, che U.E. non è, nulla potrà fare dato che tale potatura da parte del “Gruppo di lavoro” è già stata compiuta (che finezza)!
Accidenti, praticamente i più bei nomi dell’architettura europea…
e dove volevano andare questi 240 sciammannati contro le falangi architettoniche delle avanguardie romane?
Invidie e giochi di potere tipici di una Italia rimasta ai tempi di guelfi e ghibellini. L’internazionalità sbandierata è e sarà sempre solo di facciata. Resta solo la coda alla vaccinara!
Moneo, nun te temo! :))
I risultati, a parte i selezionati, hanno scontentato tutti, penso che chiunque abbia partecipato si sia sentito preso in giro.
Per evitarlo sarebbe bastato che il comune di roma avesse preteso di gestire il concorso come un qualsiasi concorso pubblico, con l’anonimato in prima fase e criteri di valutazione oggettiva dichiarata in fase di bando.
Veramente vergognoso da parte del Comune questo approccio di tipo clientelare privo di qualsiasi sensibilità per il lavoro di almeno un migliaio di professionisti coinvolti.
Così, senza l’anonimato e senza alcun criterio di valutazione, qualsiasi scelta viene vista con sospetto.
Comunque forse alla fine meglio che le parcelle vadano a qualche professionista romano che ad uno straniero… però bastava dare un incarico diretto invece che far scomodare tanta gente…
saluti!
Il lavori di Moneo fanno proprio ridere, vuoi mettere…
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