Andrea Di Martino su: “QUESTO APRICO QUARTIERE …
“Un quartiere che non è soltanto sinonimo di ordine, misura urbana e bellezza architettonica in senso lato, ma anche un possibile modello di sviluppo, checchè ne dicano i benpensanti. Deve averlo capito anche Gandhi, quando, di passaggio a Roma, evitando il consueto itinerario turistico, decise, a sorpresa, di visitare il neonato quartiere della Garbatella, restandone, dicono le testimonianze, molto affascinato, specie di fronte agli “alberghi” di Sabbatini. Forse avrà pensato ai problemi di sovrappopolazione che già allora affligevano il suo paese, e che ovviamente esigevano soluzioni a breve termine.”
Dillo a me che ci sono nato e rimasto fino a 27 anni.
…e a ripensarci, eravamo aprici pure noi, bande de regazzini che sciamavano da un pizzo all’altro di un quartiere che non sembrava finire. Questo nei primi ’60 dove si mischiava un po’ tutto, proletari, piccolo borghesi, borghesi. Un attimo fuggente fra l’infanzia e l’adolescenza.
La storia de tutti li regazzini de Roma, Maurì, quanno Roma era solo ‘na città, ma ‘na città Caput Mundi. Lo sapeveno pure li orbi che era l’Urbi! Mò la chiameno Roma Capitale e, co’ cinque palle e ‘n sordo, j’hanno cambiato pure li connotati e de Capitale j’è rimasto solo ‘r pitale de mi nonno ‘n carozza!
E vole fa le nozze co li fichi secchi ! Saluti riverenti.