Manuela Marchesi su “Quanno a polli … quanno …
“C’entra e non c’entra…Parto dall’Unità d’Abitazione di Marsiglia, del ben noto L,C. Un’idea del Maestro, moduli, replicabilità, unità col massimo di autonomia possibile, interni belli, da vivere bene. Poi salto alcuni passaggi, molto per mia ignoranza e molto per brevità, e arrivo a quando negli anni ’70 inoltrati si assegnavano tesi di laurea del tipo: “Moduli abitativi di 20, 30 mq ognuno per stecche di edilizia economica e popolare prefabbricata” Ci manca la SuperCazzola e invece è tutto vero e documentabile, ma lascio perdere perché il discorso riguarda le mode e gli innamoramenti ideologici di chi è implicato nel costruire. E anche in fondo la inconscia malafede di chi fa del costruire un fatto di “cultura”,una questione di continuo e inarrestabile “progresso”, una faccenda di “essere al passo con critica e pubblico”. Torno ai “moduli” di laurea: hai voglia a dire che sono sperimentazioni quando l’andazzo generale anche sulle riviste del settore porta avanti il criterio…insano! E poi arriva Scampia, Corviale, Torbella, lo ZEN a Palermo, tutte realtà derivanti da una Marsiglia ideologica e da tanti bei pensieri e ottime teorie socio-urbanistico-economiche i cui esiti sono sotto i nostri occhi. ci si era innamorati di teorie, di ideologie e non di idee, di tante belle cose affascinanti che il tempo non aveva ancora pulito dall’inutile e dal dannoso. A Roma si direbbe “Pippe mentali”… Sono lontana da Valle Giulia, Fontanella,e altre dependances oramai da molto. Per il bene di tutti noi spero che non vengano più sollecitati esperimenti del genere. E’ meglio allora progettare containers per le emergenze idro-geo-sismologiche visto che servono, purtroppo… E dopo essersi sparati le mille pose su innovazioni e avan-guardie, dove vivono gli Archistars? in borghesissime, comode, ampie e panoramiche case, altro che storie!“