PAOLO MARCONI … UN MAESTRO … UN AMICO …

paolo marconiQualche giorno fa…

è scomparso Paolo Marconi …

addio a Paolo Marconi …

PAOLO MARCONI …

UN VERO MAESTRO …

 

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11 risposte a PAOLO MARCONI … UN MAESTRO … UN AMICO …

  1. ettore maria mazzola ha detto:

    Quando a Londra ho appreso questa notizia ho provato un’immensa sensazione di vuoto.
    E’ una perdita impossibile da sanare.
    Paolo era un signore, un maestro, un gentiluomo, un pozzo di scienza.
    Ricordo che, quando ero studente, avrei tanto voluto che fosse lui il mio professore di Restauro, invece dovetti accontentarmi d’altro su cui vorrei stendere un pietosissimo velo!
    Era l’epoca del “nuovo ordinamento” e, per ragioni che è meglio ignorare, Paolo non era nell’elenco dei professori dell’indirizzo “Tutela e Recupero del Patrimonio Storico Architettonico” cui io mi ero iscritto … sarebbe stato l’unico professore degno di quell’indirizzo, ma non ne faceva parte.
    Così, per passione, ho “studiato” ed apprezzato il lavoro di Paolo Marconi a distanza, fin poi ad incontrarlo di persona in occasione del convegno di Venezia organizzato con l’INTBAU per riscrivere la Carta del Restauro.
    Fu un incontro bellissimo, parlammo a lungo dei miei libri e della mia passione per il lavoro degli architetti del primo Novecento, tra cui ovviamente suo padre Plinio, ricordo che fu molto sorpreso e commosso per questa mia passione.
    Di lì in poi abbiamo avuto modo di conoscerci meglio, più volte è venuto a titolo di amicizia a tenere delle splendide lezioni magistrali per i miei studenti della Notre Dame, e ci è venuto gratis e per il solo piacere di condividere le sue conoscenze, solo ed esclusivamente per amore della cultura e dell’architettura con la “A” maiuscola!
    Ricordo, quando lo invitai per la prima volta alla presentazione di un progetto dei miei studenti che rimase entusiasta del lavoro svolto: si trattava di un progetto per l’area di Trastevere tra via di San Michele a Ripa e via Anicia. Al termine di quell’incontro ci diede dei “futuristi”, perché, disse, “questa ricerca nel recupero delle tecniche e linguaggio tradizionale è l’unico futuro sostenibile possibile”.
    Dopo quell’esperienza, a mia insaputa, lanciò pubblicamente in Campidoglio la proposta di lavorare insieme per proporre la ricostruzione degli isolati di via Giulia che ben conoscete. Per me e per i nostri studenti fu un’esperienza meravigliosa … indipendentemente dal sangue amaro che, con Paolo stesso, ci siamo fatti a posteriori.
    Il nuovo sindaco Marino dovrebbe porre fine all’attuale scempio in corso e dovrebbe ribattezzare quell’area Piazza Paolo Marconi!
    Una cosa bellissima della sua personalità era quella di condividere sempre i suoi pensieri e la sua esperienza professionale, inclusi i tanti “trucchi del mestiere”, che non erano trucchi ma vere e proprie soluzioni tecniche geniali imparate grazie all’esperienza infinita di cantiere.
    Negli ultimi anni mi ha regalato un paio di DVD preziosissimi con delle presentazioni in PPT dei suoi 40 e passa anni di esperienza … li custodirò come si fa con i libri più importanti di una biblioteca!
    Ricordo, quando lo invitai per la presentazione del progetto che i miei studenti avevano sviluppato per le aree dismesse lungo il Tevere all’Ostiense … che Paolo si dimostrò assolutamente d’accordo con l’idea di rendere navigabile il Tevere, come disse lui, “risolvendo a monte il problema delle alluvioni come avviene in tutti i Paesi civili del mondo” e ancora, criticando gli assurdi muraglioni esistenti, ci spiegò come essi, “oltre a non risultare funzionali perché l’acqua eventualmente entrerebbe a Roma dalla via Flaminia, fungerebbero anche da vasca di contenimento per le acque che volessero rientrare nell’alveo”. A supporto di questa tesi ci raccontò il suo ricordo dell’ultima seria alluvione di Roma quando, diceva, seduto sulle spalle di suo padre Plinio aveva visto l’area presso Largo Argentina interamente allagata.
    Voglio ringraziare ancora Paolo per l’importantissimo dono della sua splendida introduzione al mio libro “La Città Sostenibile è Possibile”.
    Che dire poi della sua disponibilità nel fornirmi la sua copia personale del Manuale del Recupero di Palermo? Quando stavo elaborando il progetto per lo ZEN gli telefonai chiedendogli se sapeva dove avrei potuto trovarne una copia visto che, inspiegabilmente, la Flaccovio l’aveva da tempo messo fuori stampa. Paolo non ci pensò due volte e mi disse di andarlo a trovare per prendermi la sua copia.
    Che dire, con Paolo l’Italia e il mondo intero perdono una figura straordinaria che sarà impossibile rimpiazzare.
    Ciao Paolo
    Ettore
    Ciao Paolo, ti devo moltissimo.

  2. L’inverno scorso è stata l’ultima volta che ho incontrato il professor Marconi.
    Davanti alle poste via Yser. Lui abitava poco distante. Io lavoro lì di fronte.
    Aspettava fuori il suo turno o forse aveva accompagnato qualcuno.
    Dopo uno scambio di sguardi sul genere “questo tizio l’ho visto ancora” non potevo più salvarmi da non salutarlo e dal rompergli le scatole ricordandogli che ci eravamo incontrati diverse volte ai convegni su Gianfranco Caniggia. Erano stati compagni di studi e hanno collaborato per una mezza dozzina di edifici tra restauri e concorsi.

    «Ah… Gianfranco… ricordo un’estate insieme all’Isola d’Elba. Avevamo vent’anni. Ci bevemmo un fiasco di vino a testa e passammo tutta la notte nel greto del fosso sotto il cimitero. Mentre io ero torturato dagli insetti, lui se la dormiva della grossa. Allora ogni tanto davo uno schiaffo pure a lui. Più per invidia che per scacciare le zanzare».

    Rimasi senza parole per quella lezione. Non sapevo che sarebbe stata l’ultima.
    Di cosa parlare a un suo allievo delle cose fondamentali fatte con Caniggia?
    Dei restauri? Dal Broletto di Brescia a Palazzo Nardini a Roma? Dei progetti di concorso? Dalla Biblioteca Nazionale alle case popolari di Campo di Marte a Venezia?

    Quello che era rimasto di notevole, alla fine, non era certamente la “Scienza”.
    Quella va bene per gli Accademici di San Luca.
    Più vitale è stata un’amicizia. Persa nell’estate.

    :G

  3. Carolina Marconi ha detto:

    Grazie Giorgio, un abbraccio, e un saluto agli autori dei commenti.

  4. alessandro tata nardini ha detto:

    Vorrei ricordare con affetto il prof. Marconi attraverso la mia esperienza (purtroppo) brevissima in sua compagnia. Nel maggio 2011 ho seguito una sua lezione di preparazione per l’esame di stato a Roma; sono rimasto estasiato ed amareggiato allo stesso tempo. Estasiato per la sua lezione ed amareggiato perchè in cinque anni passati a valle giulia (architettura e restauro) non ho imparato quanto in quelle due ore con lui. Il giorno seguente ho scritto una mail per ringraziarlo della lezione e gli raccontai che ai tempi della tesi mi innamorai delle fotografie del tevere antecedenti la costruzione dei muraglioni e provai ad affrontare il tema del recupero del rapporto con il fiume ormai andato perso e il restauro di rocca savelli (giardino degli aranci). Rimasi molto deluso a causa della quasi “imposizione” di relatori e assistenti verso un progetto a mio parere non rispettoso del contesto storico.
    Non so perchè scrissi quella mail ma mi sorprese la sua immediata e cordiale risposta;
    vorrei condividerla:
    “Caro Alessandro,
    ormai le Università sono affollate di “professorini” che insegnano il mestiere del restauratore senza esercitarlo, avendo solo appreso qualche demonizzazione del “falso storico” dalla “Teoria del
    Restauro” della buon’anima di Cesare Brandi (1963), scritta durante le “occupazioni” universitarie del periodo, con lo stesso stile dei “rivoluzionari” di allora. I quali oggi sono tutti Presidi, Direttori
    di Dipartimento, Direttori di Scuole di Specializzazione ed hanno messo in cattedra loro “compagni” altrettanto rivoluzionari. Quindi, come recita un vecchio proverbio: <>.
    Teniamoci in contatto, e grazie per la simpatia.
    Paolo Marconi”

  5. massimo fiorido ha detto:

    Apprendo ora della scomparsa di Paolo Marconi, Il ricordo va a quando ancora dottorando espresse apprezzamento per una memoria che presentai al convegno dell’Arco e ad una piacevole e per me interessante conversazione che ebbi modo di fare con lui al suo studio. Mi ricordo che con l’eleganza ed il garbo che lo connotavano rimase per ben due ora a conversare con il sottoscritto del lavoro che volevo svolgere senza far pesare la sua statura e la sua conoscenza. Vero esempio di uomo di cultura.

  6. date a cesare quel che è di cesare ha detto:

    “Materia e significato”, letto e riletto, e poi tanti altri ancora. Paolo Marconi era un grande, di quelli che una volta – una volta – formava la scuola di Roma. Ascoltarlo alle conferenze era un piacere, così irriverente e fuori dagli schemi, quasi inattaccabile per la sua profonda conoscenza della materia (storia dell’architettura e restauro, da buon romano). Ne ho avuto grande stima.
    Poi, un giorno di tanto tempo fa, me lo ritrovo come presidente di commissione in un concorso da ricercatore. Arrivo secondo, a mio avviso per un comportamento vergognoso proprio di Marconi che palesemente favorisce il primo, figlio del potente di turno. Mi dicono che purtroppo capita, bisogna aspettare il proprio turno. Il proprio turno? Un concorso pubblico? La cosa mi fa inalberare non poco e non mi rassegno. Presento un ricorso. Il Tar mi dà ragione.
    Non riuscivo a farmene una ragione: come è possibile scrivere e pontificare in un modo e poi agire in un altro? ( … )
    I suoi scritti restano per me sempre un punto di riferimento, le sue lezioni sempre interessanti; ma umanamente, ( … )

    • MAURO ha detto:

      Egr. “Date a cesare quel che è di Cesare”
      Vede, in linea generale, quando si partecipa ad un concorso, e si hanno motivi fondati per sostenerne l’irregolarità, è sempre buona cosa denunciare e fare ricorso.
      Il suo intervento, però, risulta pieno di riferimenti e “illazioni” che “infangano” la figura professionale, e anche umana, del Prof. Marconi. Aggiungo che quanto scrive, risulti essere vago e pieno di allusioni non circostanziate e “diffamatorie”; peraltro Lei nemmeno si firma (le denunce, vanno sempre sostanziate con nome e cognome).
      E’ tipico di un paese dove sì esistono i concorsi “irregolari”, ma esiste anche una totale ignoranza circa “lo stato di diritto” e I più elementari principi liberali.
      Cordiali saluti
      MAURO

      • date a cesare quel che è di cesare ha detto:

        Egregio Mauro, il suo commento mi invita a fare alcune precisazioni.
        Preliminarmente, devo ringraziare Muratore per avere smussato alcune parti del mio commento, riportandolo all’interno dell’ortodossia. Grazie.
        Vengo a quanto da lei rilevato che, per brevità, riassumo per punti:
        1. Manca la firma al commento. Ha ragione, ma non me ne voglia, non la metto mai per evitare di essere indicizzato dai motori di ricerca. Tuttavia le basterà fare una ricerca su google sui concorsi universitari esperiti per dare un nome e cognome a chi le sta scrivendo.
        2. Denuncia e allusioni non circostanziate. Non ho sporto alcuna denuncia, né ne ho rilevato la necessità, non credo ci sia stato un reato da perseguire. Ho rilevato però consistenti “discrasie” amministrative nello svolgimento della procedura concorsuale, a mio avviso attribuibili in massima parte al compianto Marconi. La legge mi consentiva di fare ricorso al TAR. L’ho fatto e il TAR mi ha dato ragione. Sulle allusioni non circostanziate, mi consenta di dire che non è il caso di esplicitarle su questo blog e in questo contesto, anche perché non c’è nessuno da passare a giudizio, meno che mai Marconi. Non ho da lanciare invettive contro nessuno.
        3. Sul riferimento allo stato di diritto, non ho colto il senso della sua considerazione. Ma non fa nulla.
        Iinfine, non sono abituato ad incensare post mortem. Di Marconi restano, a mio modesto avviso e per molti aspetti, insuperati i suoi scritti, soprattutto per gli interrogativi che solleva in una disciplina, quella del restauro, nella quale l’accademia sembra avere imboccato una strada lontana dalla operatività. Come uomo, l’accorto Muratore ha giustamente reso il mio commento su Marconi con i puntini di sospensione.

      • MAURO ha detto:

        Egr. “Date a Cesare quel che è di Cesare, ovvero basterà fare una ricerca su google sui concorsi universitari esperiti per dare un nome e cognome a chi le sta scrivendo”,

        La illumino subito, in merito al senso che non coglie circa lo “stato di diritto”.
        Premetto che non ho mai avuto a che fare direttamente con il Prof. Marconi, sia durante gli studi universitari (purtroppo), sia successivamente; quindi lontana da me ogni “difesa” interessata. Ovviamente la penso esattamente come il Prof. Mazzola, nel suo splendido ricordo.
        E’ tutto molto semplice, perfino banale: un conto è esprimere riserve su procedure di irregolarità amministrative, procedurali; quelle che hanno trovato riscontro e ragione nel suo legittimo ricorso. Diverso è scrivere, alludendo ancora nella sua precisazione, che il Professore in questione, ma questo vale per chiunque, abbia voluto favorire il figlio di questo o di quell’altro nome che “conta” in ambito accademico (testuale ” Marconi che palesemente favorisce il primo, figlio del potente di turno”). Quindi a dire che le discrasie amministrative, sarebbero la conseguenza della volontà di favorire qualcuno.

        Il richiamo allo “stato di diritto”?. Non mi stupisce affatto che non lo colga, in quanto siamo troppo abituati, quasi si trattasse di un comportamento o atteggiamento normale, alla “libertà” di ricorrere all’illazione, alla allusione, che spesso si traduce nello scrivere su giornali o blog, finalizzata a gettare discredito su persone senza valutarne le reali conseguenze, umane o professionali, che tale atteggiamento comporta. Intanto si getta un’ombra di discredito, poi, senza preoccuparsi del fornire un riscontro, le persone se lo vorranno avranno l’onere di discolparsi o spiegarsi. Tutto questo, ormai pratica particolarmente seguita nel nostro paese, di certo non annovera, come paese, tra i migliori interpreti dello “stato di diritto”. Ci rifletta, forse non se ne era accorto.

        Quanto all’onere per precisare o discolparsi, per il compianto Professore, temo che non ci sia più tempo….

        Mauro Risi

  7. sergio 43 ha detto:

    Quando lo conobbi in una delle prime lezioni, matricola ignorante com’ero della sua importante storia famigliare, mi colpì, al contrario di tante presunzioni e alterigie che mi circondavano e mi intimidivano, per la sua gentilezza e timidezza nell’accostarsi a noi ragazzini, ragazzino com’era anche lui
    .

  8. Massimo V. ha detto:

    Cesare; “non la metto mai per evitare di essere indicizzato dai motori di ricerca”,
    hai paura che ti vengano a menare?

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