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morta col viagra Today 04:15 PM
Una mamma, allarmata che la figlia potesse avere rapporti pre-matrimoniali con il fidanzato architetto, la cerca per tutta la casa, gridando (in dialetto milanese): “Giusepina, Giusepina, te set lì cun l’arch-i-tet?”
E la figlia, di rimando: “Verament, mama, sun chi cun larch-i-gamp”
Col mio ultimo intervento, ero convinto anch’io di potermi godere il riposo estivo almeno fino a settembre inoltrato, ma evidentemente certi incubi non finiscono mai. Va bene il sarcasmo più o meno profetico (in altri termini, più o meno loosiano), ma arrivati al punto in cui siamo arrivati, aggrappandomi (beninteso, con un (titanico) sforzo), agli ultimi barlumi di ottimismo che ancora ci restano, voglio augurarmi che cotesta (altrimenti sinistra) dicitura TITANIC non sia altro che l’acronimo di TITANI IN CROCIERA, non foss’altro che per esorcizzare la paura (più che giustificata), del definitivivo affondamento di un futuro (quello dell’architettura), sempre più incerto e lacunoso (non solo in Italia, naturalmente). Inutile dire che mi sono interrogato anch’io sul perchè della presenza di Mies (visto che non era certo lui il “grande timoniere” dell’architettura), ma poi, tenendo conto dell’espressione di Mies nella foto, ho capito il motivo di tale scelta, almeno se pensiamo alle tante foto cui ci ha abituato la storiografia. Fatece caso: Corbù non rideva mai. Non che questo costituisca la prova che “il corvo” fosse davvero uno jettatore, come ha già (ingenuamente) ipotizzato qualche passatista sicuramente più incallito del sottoscritto, però nun se pò manco negà che se tratta de ‘na legge storica: chiunque si illuda di vedere nella propria figura l’unica detentrice del destino dell’umanità, di solito, dimostra di non avere il minimo senso dell’umorismo, specie dal punto di vista dell’autoironia. Infatti, i grandi dittatori hanno sempre avuto una paura viscerale della satira (non a caso il peggiore di loro è stato fatto a pezzi da Chaplin, prima ancora che dall’azione manesca (ma necessaria) delle bombe). In tal senso, mi chiedo se sia soltanto un caso che la generica figura dell’archistar (a parte qualche lodevole eccezione), dia in escandescenze di fronte alla pur minima critica, specie se proveniente dal basso, come se tutti quelli che stanno in “basso” fossero automaticamente “brutti, sporchi e cattivi”. Com’è noto, uno dei motti dei sessantottini era: “una risata vi seppellirà”. Con queste mie ultime “riflessioni archivocciche”, posso tornare anch’io all’agognata spensieratezza estiva, porgendo saluti più che mai beneauguranti (non dico per chi, perchè a questo punto dovrebbe essere chiaro a tutti)