“Gentile professore,
Le invio il link di un mio articolo su Johnson per Polinice, se ricorda, ne parlavamo assieme qualche mese fa.
Curiosa la storia .. il potere, i cambiacasacche ..
Cordiali saluti”
Jacopo Costanzo
http://www.polinice.org/2013/07/stomping-along-on-this-big-philips.html




Bravo Jacopo.
Era un po’ che non leggevo un’apologia così apo.
un’apoapologia:
“il più decisivo”… “di cruciale importanza”… “i due più grandi appuntamenti che la ricerca architettonica”… “prescelti per disegnare il mondo”… “straordinariamente dotati”… “senza dubbio”… “consacrarli, rendendoli egemoni della scena globalizzata” … “ricoprendo come sempre un ruolo cardine”… “le condiziona, le racconta ed infine le costruisce”… “il mondo che si è tradito per stare al passo con lui”…
VOCE (da internet) : Bravo!
JACOPO : Grazie. E’ piaciuta questa parola… cardine… Il popolo quando sente delle parole difficili si affeziona… Ora gliela ridico… “Ricoprendo come sempre un ruolo cardine”.
VOCE (da internet) : Bravo!
JACOPO (sempre più affrettatamente quasi cercando di sorprendere il popolo) : “Ricoprendo come sempre un ruolo cardine”…
VOCE (da internet) : Bravo!
JACOPO : “Ricoprendo come sem…” Grazie.
VOCE (da internet) : Bravo!
JACOPO : … Zie.
VOCE (da internet) : Bravo!
Spero di rileggerti presto.
Avanza! Ti seguo!
http://www.youtube.com/watch?v=KuF0kWOWT_Q&feature=youtube_gdata_player
Grazie Giancarlo.
Il tuo è un commento talmente ben studiato da farmi sentire quasi onorato del tempo che presumo avrai dedicato per la sua ideazione (se così non fosse complimenti per l’ex tempore).
Saprai bene quanto sia difficile, al tempo dei social .., far entrare un pò di dibattito “cuRturale” nella scaletta del nostro tempo speso davanti al computer, soprattutto per giovani universitari, spesso non “addetti ai lavori”, che sono il bacino di riferimento per un blog come Polinice.
Quindi un titolo, un’immagine, un link azzeccato o anche un’apoapologia caratterizzata, evidentemente e senza mai nasconderlo, da un’enfasi quasi nauseante (soprattutto se decontestualizzata come fai bene tu nel commento precedente) possono essere di grande aiuto per rompere quella diffidenza iniziale che tutti noi sentiamo davanti ad uno dei tanti/tantissimi articoli che transitano sulle nostre bacheche quotidianamente.
Per esempio, il titolo, qualora non lo avessi colto, è tratto da un pezzo di David Bowie.
Che piaccia o no, sono ben orgoglioso di aver fatto conoscere meglio (sono convinto che molti dei nostri lettori non sapessero neanche chi fosse) una figura come quella di Johnson.
A modo mio.
Il tuo palato sopraffino troverà la forza per perdonarmi, ne sono certo.
E per rileggermi, senza che io avanzi troppo, ti basterà cercare su Polinice, ne troverai almeno una ventina.
Ma prima ricorda che noi non siamo accademici, straparliamo facendo sottocultura spicciola.
E non sai quanto ci piace!
Jacopo: GRAZIE!!!
Apo-Apologia?
Apo: Prefisso frequente in vocaboli derivati dal greco o formati modernamente nella terminologia scientifica, ital. e lat. nei quali indica separazione, allontanamento, perdita, distinzione.
Apologia : … discorso pronunciato o scritto a difesa …
Apoapologia : allontanarsi dalla volontà di essere Apologeta.
Comunque….
Vediamola un po’ diversamente …
Jacopo in fondo ci dice che secondo lui Philip Johnson è il più decisivo architetto del ventesimo secolo … quindi dal 1901 al 2000 … vabbè lasciamo perde’!
Jacopo è giovane e ancora un po’ confuso …
Decisivo in cosa?
Che forse la storia non sarebbe andata avanti nello stesso modo o magari con modalità simili se le due exhibitions non fossero state? …boh? …chi può dirlo … anzi inutile anche domandarselo …
Ma guardiamoci i suoi progetti … inseriamoli nel contesto storico (mondiale) … rapportiamoli ogni volta a quello che viene prima e scopriremo solo un ottimo architetto che non ha mai aggiunto nulla al progresso architettonico dell’umanità … un architetto che ha sfruttato molto furbescamente mode, linguaggi ed aderenze per fare quello che ha fatto …
Per esempio…
“The Glass House or Johnson house, built in 1949 in New Canaan, Connecticut, was designed by Philip Johnson as his own residence, and “universally viewed as having been derived from” the Farnsworth Housedesign, according to Alice T. Friedman. Johnson curated an exhibit of Mies van der Rohe work at the Museum of Modern Art in 1947, featuring a model of the glass Farnsworth House.”
Vogliamo approfondire su altri punti?
In più Jacopo, del quale apprezzo la lucida e schietta capacità di analisi che declina però in maniera un po’ confusa ma efficace , ci conferma, in maniera bizzarra, che è proprio oggi , nel giorno in cui avrebbe compiuto 107 anni , che ci rendiamo conto di non saperne abbastanza di P.J. … misteri della fede e della scrittura … ma anche dei messaggi e della classica licenza da “articolista creativo” …
teniamo cioè bene a mente che gli scritti si farciscono esattamente come faceva mia nonna con la faraona quando infilava nei buchi indicibili del pennuto oramai deceduto tartufi ma anche erbe aromatiche locali di cui disconoscevamo l’esistenza , la cui natura non ci sarebbe mai stata svelata e quindi per noi rimaste sempre in un limbo indefinito del sapore e della conoscenza …
Rimanendo pur sempre un ottimo pennuto da gustare …
Mentre mia nonna intartufava il culo delle galline e io correvo in campagna appresso alle oche che poi mi sarei magnato , Johnson tracciava le rotte della storia (?) … quale?
Insomma quest tizio , dallo sguardo sinistro, con audacia (coraggio) … e … utilizzando le proprie energie, e le proprie qualità (dedizione) … combinadole con la propria ambiguità e furbizia … (tutte grandi qualità)
Le due importanti exhibition? … e ti credo! … quanti piccoli P.J. ci sono anche da noi che cercano affannosamente, anche attraverso mostre, scritti ed opere, di SCOLPIRE il proprio nome nell’ELENCONE ?!
Tanti .. ma non tutti ci riescono … è dura … QUELLA E’ ROBA PER POCHI!
Ma arriviamo al punto forte di quella che sarebbe l’apoapologia:
“Un professionista senza troppi scrupoli, che legge in anticipo le destinazioni prossime del dibattito, le condiziona, le racconta ed infine le costruisce. Moderno, postmoderno, decostruttivista. Tutto ciò gli è consentito certamente per questioni di conoscenze, di salotti e di signoraggio. Johnson viene fortemente appoggiato dalla lobby gay newyorchese, ed è passato alla storia come un simpatizzante nazista.”
Forte!… e chiaro!
In fondo il nostro amico G. ci ha preso …
Non volendo … ma ci ha preso …
Allora caro Jacopo, invitandoti comunque a farci pervenire altre riflessioni interessanti come questa … ti dico : non te la prendere per quelle quattro righe buttate li … questo, come dicono, … è un bar dove quattro amici ogni tanto … qualche cazzata la dicono …
Io avrei concluso così:
“Forse oggi alcuni faranno fatica ad accettarlo, ma l’architetto più PARACULO del ventesimo secolo è stato un’estremista gaio, salottiero e cambia casacche. Coerente a se stesso e a nulla più.”
Cosa in fondo neanche tanto difficile da accettare … pensaci bene … paraculo fa scopa con coerente a se stesso … tutto è ora molto comprensibile…
E’ certamente tempo di essere più modesti e smetterla di compiacersi delle proprie pseudocolte pensate.
Un caro abbraccio a tutti!
P.S.
Come me ricorda l’amico mio:
E questi? ….Frank Gehry, Daniel Libeskind, Rem Koolhaas, Peter Eisenman, Zaha Hadid, Coop Himmelb(l)au, Bernard Tschumi (????)
….Se me devo infilà in quarche confraternita, me schiero cor grande ” mastino cor sigaro de 3/4 “, artro che storie gaje…..
Sergio direi che quasi tutte le tue considerazione sono già presenti, raccontate in modo differente, nella mia “pensata”. Condivido la gran parte dei punti da te espressi .
Ovvio che offro una chiave di lettura, poi starà al lettore intendere la questione come meglio crede. Certo è che Johnson è il primo a sdoganare la figura dell’architetto al grande pubblico, non a caso è americano, figlio di un modo nuovo di intendere la professione sotto i riflettori. Primo Pritzker, uno dei pochi architetti a ricevere una cover del Time, sempre presente perchè ciò che conta è proprio partecipare, non tanto cosa si abbia da dire. Insomma penso che ci siamo intesi: sulla questione coerenteasestesso/paraculo non vi è dubbio alcuno!
E poi diciamolo, come calza bene Petrolini e la retorica fin troppo gravida dell’articolo con lo stile-non stile di Johnson. Tutto si tiene, come direbbe qualcuno ..
Infine, riguardo i nomi della mostra del 1988, penso che proprio loro rappresentino oggi l’esser P.J. Sono scaltri, autoreferenziali, spesso ignoranti , ma anche per loro l’importante è apparire, partecipare. Almeno Johnson lo faceva con meno ipocrisia.
Saluti, e non vi preoccupate che non se la prende nessuno.
Al bar ci si va proprio per esser presi per il culo!
Jacopo.