Ruggero Lenci
Renato aveva qualcosa del mago quando mi parlava e la sua voce densa prometteva più rivelazioni che informazioni. E da Mago buono con l’Estate Romana ha orientato intere generazioni indicando la via al futuro. L’effimero riverberò tra le pareti del labirinto e rese più dolce la notte promettendo ai romani albe dorate e giorni migliori. Oggi il passato si sta accumulando su alcuni di noi e forse comincia a pesare. Il ricordo di quei tempi e dell’Estate Romana lo rende leggero e colorato di piccole felicità.
Franco Luccichenti
Assumendo oggi la forma di “cento tele” rievocative di quella stagione, l’effimero si storicizza attingendo a nuova linfa per arrendersi all’impermanenza. Quando l’energia iniziale si affievolisce, essa cessa, si ritrae, diventando rumore semantico fino ad abbandonarne la forma. La vogliamo definire effimera, frutto del “dominio del caso”? Oppure governata da leggi del karma? Storia, vissuti, motivazioni, dolori, entusiasmi sono manifestazioni di vita, e fin quando l’energia vitale è presente tutto può ancora divenire.
Paolo Palomba
Letture di un’epoca della storia di Roma sopravvissuta all’usura del tempo che, con le opere qui presentate, diventa preziosa testimonianza di momenti gioiosi, occasione per il pensiero di ricordare tanto il patrimonio culturale e sociale dell’Estate Romana, quanto ciò che di essa viene fatto rivivere con pennelli guidati dagli occhi della ragione e del cuore. In esse trova conferma l’idea, culturalmente elevata, che le più sapienti pagine di cronaca debbano essere affettuosamente accompagnate per mano e consegnate alla Storia attraverso l’Arte.
Giorgio Palumbi
Nicolini, da brillante protagonista quale era, inventò l’Estate Romana, fu assessore comunale e deputato. Quando ho saputo della sua scomparsa ho avuto dolore. Credo sia stata una delle cinque persone che mi ha insegnato di più. Questa mostra, organizzata da Ruggero Lenci, gli avrebbe fatto piacere. E nonostante sia un’illusione pensare che chi è andato via possa vedere il lavoro e l’affetto di chi rimane, mi piace pensare che ciò possa essere, invece, in qualche modo possibile.
Luigi Prestinenza Puglisi
Quando si parla di Renato Nicolini sembra di pronunciare il nome, in attesa di dire Estate Romana come cognome. Accade anche per i termini Estate Romana ed Effimero, tanto uniti nel senso comune dell’epoca quanto slegati concettualmente e, bisogna aggiungere, concretamente: l’idea di una larga festa all’aria aperta da svolgere nei mesi più caldi a Roma è diventata uno degli eventi più stabili della civica amministrazione, anche se il magico spirito iniziale è andato via via perduto.
Giuseppe Pullara
Tutto si ibridava e si confondeva in incessanti metamorfosi lessicali mentre lo spettacolo più autentico era il pubblico, non un soggetto passivo ma l’autentico protagonista di quelle notti magiche. Il cinema, l’arte, le rappresentazioni teatrali, il ballo, i flussi informativi collaborarono allora a determinare quel fenomeno del meraviglioso urbano… La preesistenza nella memoria di molti di quella felice e imprevedibile stagione è la prova che non c’è nulla di più indecifrabile e duraturo dell’effimero.
Franco Purini
Gli artisti che espongono in suo onore ripensano Nicolini e la sua città ricordando volentieri quell’idea dell’evento e della libera espressione condivisa per vivere meglio e per sentire Roma come la grande capitale, la “communis patria” di cui parlavano gli Antichi. Molti artisti rileggono quelle vicende e quelle persone risentendone l’afflato vero che permise loro di abitare nell’Antico senza sciuparlo, né fisicamente né concettualmente, forse persino conservandolo meglio, almeno nella memoria che non ha bisogno solo della fisicità per restare viva.
Claudio Strinati
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