MEGLIO UN GEOMETRA DI UN PALLONE GONFIATO …

pieni d'aria ...

Fabrizio su: Cronaca di una celebrazione fuori luogo

“Se non è una apologia dell’architettura questa tua risposta, architetto Isabella, cos’è?
Perdona la schiettezza, ma è lo stesso delirio di onnipotenza che ha distrutto le città.
In tutta onestà, fatico a vedere quali siano “i saperi” che l’architetto padroneggerebbe con tale sapienza. Per quanto visto, l’architetto generalmente non ha alcuna conoscenza, oltre a quella sua di “geometra, ma mi sento artista”, per poter ergersi a demiurgo di “sintesi di tanti altri saperi”. NESSUNA. L’architetto in genere non sa nulla di economia, di antropologia, di sociologia, di geologia, di ingegneria idraulica, poco di geografia e botanica, combina enormi disastri in ambito di mobilità, accessibilità e trasporto (che tende a confondere, dall’alto della sua encomiabile “sintesi di tanti altri saperi”). E soprattutto non ha la “forma mentis” scientifica per farlo, cadendo invece nel riduzionismo di tutti i tecnici. Per quanto ho visto io (che ho studiato e lavorato con architetti), l’architetto in genere è qualcuno da tenere il più lontano possibile dalle città, perché è disposto a tutto (anche creare inferni, come Corviale e lo Zen) pur di sublimare il proprio insaziabile ego di primadonna. Scaricandone ovviamente le colpe sui cittadini, con indegni processi di costruzione del consenso che spaccia per “partecipazione” (che lui, da architetto, probabilmente intende come “tu cittadino partecipi dandomi ragione, ma anche prendendoti ogni responsabilità di quanto accade”).
L’architetto raramente studia ed ascolta, PONTIFICA (anche se neanche riesce più a costruire ponti degni di questo nome).
Un architetto, di per sé, NON è urbanista in quanto architetto. Un architetto, se sta al posto suo (senza che si creda la reincarnazione di qualche sacerdote egizio, che ricordo, erano anche architetti) può essere una risorsa per la costruzione delle città. Se poi è persona intelligente ed intellettualmente vorace come Ettore può essere un grande urbanista.
Ma è Ettore ad essere un grande urbanista in quanto umile nei confronti degli altri saperi, e non perché – per qualche insindacabile volere divino – da architetto si arroga il diritto di mettere il naso dove non gli compete. Ettore non solo attinge a piene mani da altre arti e scienze, ma tali conoscenze costituiscono l’humus dove affonda la sua capacità di essere urbanista. Non perché arrogantemente sproloquia sull’architettura, elevandola a improbabile “sintesi di tanti altri saperi”.
Mi dispiace dirtelo, Isabella, ma quanto affermi ti mette sullo stesso piano di Gregotti e Purini. E noi urbanisti con una visione antropocentrica (e non architettura-centrica) spingiamo per cancellare le onte con cui tali figuri hanno insozzato il territorio. Cercando di ostacolare qualsiasi delirio di onnipotenza di chi vuole ergersi a demiurgo o guru, qualsiasi sia la sua provenienza accademica e/o professionale.
Se vogliamo costruire città dove tutti noi vorremmo andare ad abitare, dobbiamo collaborare mettendoci tutti allo stesso livello, ascoltando soprattutto chi ha conoscenze specifiche del territorio dove intervenire.
Ho offeso qualcuno dicendo che prendersi un diploma di laurea in architettura non rende onniscienti ed onnipotenti?

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2 Responses to MEGLIO UN GEOMETRA DI UN PALLONE GONFIATO …

  1. ettore maria mazzola ha detto:

    caro Fabrizio,

    innanzitutto ti ringrazio per avermi salvato dalle tue condanne, anche se forse nel messaggio precedente avevi un po’ sminuito il lavoro che porto avanti (e non solo io) mettendolo in secondo piano rispetto ad una visione funzionalista dell’urbanistica che, sebbene condivido in pieno quando si parli di trasporti e mobilità a grande scala, non trovo assolutamente superiore all’importanza del “disegno della città” e degli interventi di riqualificazione dei piccoli e medi centri che necessitano più autonomia rispetto alla fagocitazione all’interno di piani territoriali (o aree metropolitane) che li viene a privare di infrastrutture indispensabili (si pensi alla chiusura di tanti ospedali e scuole in giro per l’Italia): ribadisco che le cose non sono scindibili.
    Vorrei comunque spezzare una lancia a favore di Isabella che non credo meriti il calderone che hai messo sul fuoco, perché forse hai frainteso le sue parole. … Ma vorrei spezzarla anche a favore degli architetti in generale … non prendermi per pazzo, ora ti spiego il perché e mi riprendo subito dalla follia apparente.

    Non essendoci passato (buon per te) dovresti sapere che nelle facoltà di architettura certe cose si studiano eccome, io personalmente ho fatto 2 esami di Urbanistica, uno di Storia dell’Urbanistica e uno – fuori sede – di Sociologia Urbana e Rurale; inoltre tutti sostengono un esame di Estimo ed Esercizio Professionale che, oltre a far conoscere a menadito tutta la normativa in materia, apre anche le porte degli aspetti economici della costruzione.
    Esistono altri esami, ma sono facoltativi, come la Geografia Urbana per esempio, che aprono ulteriori orizzonti.

    E poi, un tempo, la facoltà di architettura prevedeva un indirizzo specifico urbanistico, quindi ci sono architetti/urbanisti a pieno titolo.

    Il problema è chi e come insegna certe materie, nonché come gli studenti siano disposti ad apprenderle!

    Ecco quindi che possono esserci dei professionisti che prendono alla lettera i dogmi sbagliati e l’autocelebrazionismo, ed altri più obiettivi e sensibili, che operano in maniera più umana e rispettabile … tutto questo per dire che non ritengo giusto far di tutta l’erba un fascio e, conoscendoti, so che riflettendoci lo pensi anche tu

  2. BOH ha detto:

    Gli urbanisti che se la pigliano con gli architetti. Bella idiozia. Come non fosse gran parte colpa loro l’aver espulso dall’urbanistica il disegno della città e del territorio e averla ridotta a campiturine colorate.

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