Finora ho cercato di avvicinarmi a Villa Stennäs provando a ricostruire i riferimenti usati da Asplund per progettarla. L’architettura rurale scandinava. La cultura antiurbana. La tecnologia del legno. E soprattutto le qualità del sito: la montagna di lato, il masso erratico all’ingresso, la foresta sul retro, il Baltico sullo sfondo… un posto scelto per la sua bellezza e integrato nel progetto con grande capacità. Per ritrovare queste storie copincollare nel ‘cerca’ di Archiwatch questa stringa: gunnar+asplund+in+ordine+sparso.
Pensavo fosse sufficiente per entrare, e invece non so decidermi. Che c’è in questa semplicissima casa costruita da Asplund per se’ stesso che può insegnare qualcosa che non ho capito bene sull’architettura? Meglio avvicinarsi con più cautela e dalla direzione opposta, cercando adesso di intuirne la poesia segreta “au contraire” , ovvero dai modi in cui è stata volgarizzata in opere successive. Ho fortuna e ne trovo pubblicate cinque in un numero del 1958 de L’Architettura Cronache e Storia e le commento con voi.
Non avendo la montagna di granito a protezione dai venti da Nord, Lennart Tham utilizza al suo posto il volume della camera da letto matrimoniale, ma questo trasforma il portico in una specie di corte coperta, una zona pranzo completa di camino. Per il soggiorno viene replicata la rotazione di Villa Stennäs enfatizzandone in maniera esagerata il fronte su “patio” con un muro in pietra. Dove Asplund pareva dialogare con “naturalezza” con la conformazione del terreno e con i suoi accidenti, qui è forte l’impressione che il progetto sia uno scimmiottamento a tavolino conficcato dalla mano pesante di Tham tra le dune e l’acqua.
Giancarlo Galassi :G





Colgo l’occasione e l’invito espresso negli auguri natalizi (… che ricambio…) per porre una domanda:
non si trova proprio nulla, adatto all’uopo, al di sotto del circolo polare artico ?
Saluti Innocenti