QUEI BEI DISEGNI ROMANI DI UNA VOLTA …

“È la sera dei miracoli fai attenzione
qualcuno nei vicoli di Roma
con la bocca fa a pezzi una canzone.
È la sera dei cani che parlano tra di loro
della luna che sta per cadere
e la gente corre nelle piazze per andare a vedere…”

“In missione per conto di dio come Jake ed Elwood Blues, nella stessa
sera dei “Disegni Romani”, tanto per non farci mancare niente e mettere
alla prova la proverbiale resistenza archiwoccica, attraverso quattro
piazze ed eccomi alla presentazione di “Architettura e Genetica: Cosa
Insegnare. Gli equivoci e i pregiudizi ancorati al concetto di
modernità”, un libretto in due parti delle quali quella non genetica a
firma di un Ettore Maria Mazzola scatenato più che mai in tutta la sua
potenza di fuoco contro la cultura architettonica così come viene
insegnata e quindi, più o meno direttamente, contro la Giuliaquaroni.
Le argomentazioni sono quelle che questo blog conosce bene e, credo,
i toni pure.
Quanto io, come Ctonia e Mauro e altri coprotagonisti di questo blog,
sia lontano dalle posizioni di Ettore, chi conosce queste pagine lo sa
e non cambio idea nonostante una più preoccupata considerazione per
Ettore che è molto simpatico anche se non sembra da quanto ringhia tra
le righe.
Come architetto Mazzola è, a dir poco, av-ve-le-na-to con Valle
Giulia per gli strapazzi che, da studente prima e da  assistente
volontario poi, ha dovuto subire (come tanti – tutti da quanto racconta
43) e che lo hanno portato infine in un’università americana, una
rabbia che riesce patologicamente (qui scatta l’invidia!) a rielaborare
in progetti, in un’architettura che programmaticamente non tiene conto
di nessuna delle didattiche giulioquaroniche ma, piuttosto, le cancella
del tutto: si deve ripartire dalla “Regia Scuola di Architettura” e
niente storie!
Sostanzialmente è convinto che sia ancora plausibile e possibile il
sacro in architettura (e qui ci scappa per il sottoscritto il corto
circuito con la mostra trecento metri più in là) perché, in buona fede
(ne sono convinto), ne vede ancora  l’aura negli edifici dei bei tempi
andati.
Tanto per capirci: chi ha introdotto la sua presentazione ha dato un
interpretazione di una cattedrale gotica che, forse non per ignoranza
ma per ostinato rifiuto dell’ Estetica moderna, poteva essere valida  
per un uomo di settecento anni fa, naturalmente sollevando facile
(ahimé!) l’uggiolante approvazione di molti presenti.
Del resto è questo consenso della gente di buon senso che giustifica
tanto sforzo controculturale anche del nostro.
Una visione nonlaica del mondo, quella di Mazzola, che rischia di
essere così reazionaria da potersi definire, a mio parere, addirittura
pagana, convinta com’è che si possano ancora realizzare oggetti che
rendano manifesta la sacralità, dimenticando la portata rivoluzionaria
(che abbiamo capito solo con il Concilio Vaticano II) delle parole
evangeliche che narrano di demolizioni e ricostruzioni in tre giorni e
che spostano il sacro dal tempio all’uomo.
Ma quest’esempio,  da vecchio cattolico postconciliare e di estrema
sinistra, (da architetto estimatore delle chiesenonchiese laiche di
Michelucci) che aprirebbe discussioni impervie (e che sono disposto a
sostenere solo a dosi omeopatiche!), tenetelo per buono soltanto come
tentativo acido di spiegarvi in un colpo solo la weltanschauung di
Mazzola e perché è assolutamente inconciliabile con  la mia.
Gli argomenti di Mazzola trovano sponda facile in tutto una
controcultura esoterica e reazionaria che va dalla simbologia massonica
all’antidarwinismo e che pesca a sua volta nella sua architettura
eclettica e nella sua buona fede la consolatoria conferma (
qualunquistica? in mala fede?) che questo è un mondo terribile rispetto
ai bei tempi di una volta.
Me ne vado facendo il vago fischiettando senza augurare un in bocca
al lupo a Ettore perché ho l’impressione che tra quelle fauci ci si sia
ficcato già.”

“…è la notte dei miracoli fai attenzione
qualcuno nei vicoli di Roma
ha scritto una canzone.
Lontano una luce diventa sempre più grande
nella notte che sta per finire
e la nave che fa ritorno,
per portarci a dormire.”

Giancarlo Galassi :G

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7 Responses to QUEI BEI DISEGNI ROMANI DI UNA VOLTA …

  1. ettore maria mazzola ha detto:

    Caro Giancarlo,
    quanto onore dedicarmi addirittura un post.
    Come ti ho detto prima dell’incontro, non credo di essere un ecclettico, ovvero uno che fa un po’ di confusione facendo progetti pieni di citazioni architettoniche messe alla rinfusa … non avrei nulla da obiettare se mi definissi “fondamentalista del rispetto assoluto dei luoghi in cui progetto”.
    Infatti rifuggo da chi creda di avere una “medicina architettonica allopatica”, e quindi valida per ogni luogo (tu stesso ti appelli omeopata dell’architettura ma a me sembra il contrario).
    Così come amo curarmi con l’omeopatia, anche in architettura cerco la cura specifica per quel luogo e non l’antibiotico “a largo spettro” che tanti, per evitare uno sforzo di ricerca maggiore, facilmente adottano.
    Detto ciò, non credo che le parole degli altri che hanno parlato alla presentazione del libro, né il fatto che la presentazione del libro sia avvenuta in una libreria (che anche tu sostieni di amare particolarmente) che tratta di temi esoterici e/o massonici, abbia nulla a che vedere con il mio modo di vedere l’architettura e l’urbanistica, né tantomeno ho scelto io il luogo affinché mi trovassi di fronte ad un pubblico di parte … sono stato invitato a scrivere il libro e, come ho detto, ho accettato con grande piacere perché, come avrai capito, sono stato felicissimo che qualcuno mi invitasse a parlare di certe cose perché anche lui (o loro) è stufo di come vadano le cose.
    La più grande soddisfazione della serata (libro bellissimo e graditissimo che mi hai regalato a parte) è stato il commento del proprietario della libreria che, a serata conclusa, si è avvicinato e mi ha detto: “sa, sono più di 7 anni che facciamo queste presentazioni, ed è la prima volta che non mi sono affatto annoiato e, anzi, ho voluto ascoltare dalla prima all’ultima parola che ha detto, e posso dirle di essere totalmente d’accordo con lei!”
    Detto ciò, ti dico che si, il mio av-ve-le-na-men-to è vero, anzi verissimo, e non l’ho mai nascosto, ti ho raccontato in privato cose che mi piacerebbe dire pubblicamente ma, come ben sai, le denunce fioccherebbero … anche se, come ti ho detto, ho una registrazione e svariate testimonianze a mio favore, quindi aspetto e spero. Però aspetto non smuovendomi di un micron dalla mia posizione, perché amo la coerenza e detesto i voltagabbana, ovvro coloro i quali, non avendo un’idea propria delle cose, prendano delle posizioni di comodo andando dove tira il vento … o (per essere più cattivo) per stare sempre a galla.
    Mi fa piacere che ti sia risultato simpatico, e ti assicuro che anch’io ho avuto la stessa impressione di te, indipendentemente dal fatto che, come hai voluto sottolineare, viaggiamo in direzioni opposte (ma non del tutto … credo).
    Solo di una cosa voglio però pregarti, non mi dare dell’antilaico, perché credo di essere fermamente laico. Se ti posso aver dato l’idea del “fondamentalista” ti assicuro che ti sbagli, anzi ti dico che sono davvero disgustato dall’ottusità dei fondamentalisti cattolici quanto da quella degli ebrei e musulmani.
    Quella che può sembrare una posizione fondamentalista rispetto alla progettazione delle chiese non è un qualcosa che nasce dalla visione ottusa della religione, ma dalla necessità di mantenersi coerenti negli aspetti liturgici come nel “decorum”. Quelle che definisci “chiese non chiese”, sono luoghi che meritano lo sciopero della fede (l’elenco è lunghissimo da farsi), la CEI è per me il male più assoluto in campo ecclesiastico, sono una vera massa di gentaglia che sembra star lì per distruggere dall’interno istituto della Chiesa, gente che pensa di poter manifestare la “modernità” della Chiesa Cattolica adottando linguaggi artistici ed architettonici che non le appartengono (semmai appartengono a quelle religioni aniconiche cui certi personaggi ammiccano per ragioni da capire, o probabilmente per senso di colpa dovuto alle malefatte della Chiesa nei confronti della scienza e altro!).
    Personalmente, se dovessi progettare una sinagoga, mi ispirerei ai migliori modelli di quella tradizione, ed altrettanto farei con una moschea o con un tempio Indu, ecc. Tutte le altre religioni (o quasi) hanno mantenuto un rigoroso rispetto delle proprie tradizioni e simboli, solo la nostra, per colpa di gente discutibile, è arrivata a produrre chiese-hangar e chiese-ipermercato … ma evidentemente alla CEI sta bene così.
    Del resto una “Commissione” all’interno della quale esistono personaggi come il teologo (menzionato nel mio articolo sulla chiesa di Meier) che ebbe il coraggio di accusare gli accusatori di Meier (per chi non lo sappia, quest’ultimo si rifiutò di mettere una croce sulla sua chiesa “per non danneggiare la sua composizione”), affermando che erano degli “ignoranti clamorosi” perché “non capivano che la croce in sè non avesse alcun valore simbolico perché è tutta la chiesa a portare il messaggio evagelico”, è una commissione la cui credibilità lascia il tempo che trova.
    La cosa interessante è che certe cose le ho dette, e mi sono state pubblicate, su uno dei più autorevoli giornali di chiesa, e grazie a quell’articolo ho anche ricevuto da una delle più alte cariche all’interno del Vaticano una lettera bellissima, lettera con la quale mi ringraziava “per il coraggio con il quale avevo espresso il parere della stragrande maggioranza della popolazione, Vaticano incluso”. Il fatto di non “sposarmi” con nessun partito politico, schieramento religioso, o corrente architettonica mi dà la possibilità di non dover mai recitare una parte, né di dover ossequiare nessuno, così posso restare coerente e dire a chiunque ciò che penso. Ora puoi pure darmi dell’anarchico insurrezionalista, stai certo co non me la prenderò!
    Un caro saluto
    Ettore

  2. Tre precisazioni tre, probabilmente superflue.

    Eclettico, non perchè, caro Ettore, progetti indifferentemente neo-gotico o neo-rinascimento sulla stessa strada, sul genere caserme in Via Giulio Cesare a Roma, ma perchè progetti ora in stile neoclassicozarista in Russia ora barocchettoborghese a Roma e se ti capitasse ti lanceresti in un cimiteriallittorio a Latina spingendo alle estreme conseguenze, purtroppo senza ironia, quell’attenzione ai luoghi che indubbiamente è un tema di punta a Valle Giulia e che in qualche modo ti si è attaccata.

    Omeopatia era con riferimento a possibili divagazioni dilettanteologiche.
    Su laicità, sacro, profano e pagano non mi hai capito – anzi non mi sono spiegato.
    Se hai tempo ti rimanderei a “Ma liberaci dal..sacro” di Vittorio Mencucci ma il tema è di spiritualità e non di architettura.

    Infine il fascino della Libreria Aseq non dipende certo dalla mole di libri a mio parere imbarazzanti su i suoi scaffali ma dalla quantità di libri buoni che non si trovano altrove a Roma.
    Tanto per dirne uno il minuscolo “Attenzione Saggia, Attenzione non Saggia” di Pensa che vale solo per quanto è chiaro e scritto bene ma, anche stavolta il tema è la pratica della meditazione e quindi decisamente di “settore”.

    Come vedi sono un lettore eclettico. Non hai idea di quanto tempo si perda. Sono disperato.

  3. ettore maria mazzola ha detto:

    caro Giancarlo, mi sa che sull’ecclettismo le idee sono un po’ confuse, specie perché continui a parlare di “stile” piuttosto che comprendere la differenza tra quello e il “carattere” dei luoghi. Per me la progettazione rispettosa del contesto non si chiama ecclettismo ma, semplicemente, rispetto dei luoghi e del carattere e, se permetti, riguarda una progettazione che richiede uno sforzo nettamente maggiore di quello facilone del famolo strano o del famolo alla “mia maniera” autoreferenziale … ma non fa nulla, sarebbe l’ennesimo inutile battibecco, tu sulla tua posizione e io sulla mia.
    Resto felice e orgoglioso di sapere di essere stimato ovunque tranne che tra i colleghi italiani, altrimenti dovrei preoccuparmi seriamente

  4. Pietro Pagliardini ha detto:

    Certo Giancarlo che a questo mondo e in questo mondo dell’architettura si può dire tutto e il suo contrario. Tu appiccichi a Ettore, non alla persona ma al filone “contro-culturale”, l’etichetta massonica ed esoterica, però ti dichiari “vecchio cattolico postconciliare e di estrema sinistra” (vecchio cattolico postconciliare mi suona male) quindi amante di quelle chiese odierne che, con qualche ragione, alcuni, da sponda cattolica opposta alla tua, giudicano massoniche. Francesco Colafemmina ci ha fatto un libro sulla chiesa di Padre Pio di Renzo Piano.
    Vacci a capire qualcosa.
    Comunque constato con piacere che Ettore ha colpito anche te “dal vero”.
    Saluti
    Pietro

    • Eh sì, caro Pietro…
      Prova a capirci qualcosa…
      Soprattutto quando la stessa frittata sembra che te la puoi rigirare ad hoc e basti solo il significato ampio che Ettore dà a “caratteri dell’architettura” fino a coinvolgere, a mio parere, anche quello di stile.

      E poi come se il mio dargli dell’eclettico fosse un insulto.

      L’insulto è notare come il suo eclettismo manchi totalmente di ironia proprio perché per lui fare l’architetto è ancora, dopo Pritt Igoe, attività sacra e demiurgica: l’architetto, per Ettore, se architetto deve essere costruisce per i secoli dei secoli.

      Verrebbe voglia di suggerirgli di leggere Le straordinarie avventure di Penthotal per imparare da un pugliese come lui l’arte dell’eclettismo (nel disegno) di cui Apaz andava fiero e si vantava.

      Ettore dovresti dire: mica siete capaci voi, architetti lobotomizzati, di essere qui neoclassici, lì barocchi, là rococò che se mi gira e mi chiedono di progettare a Chandigar faccio pure il lecorbusieriano!

      Comunque non chiamerò più Ettore eclettico ma non posso chiamarlo “caratteriale” sempre che poi non se la prenda interpretandolo come evocativo di “aspetto psicotico di colui che estremizza tratti e tendenze di un carattere”.

      (ohé Ettore! … Sto a scherzà Ettore.
      E’ Pietro che fa il facinoroso, e sai che siamo degli intrattenitori favolosi e la gente ci gode quando partono le torte in faccia).

      Comunque Pietro, è’ proprio un mondo difficile ….
      Vacci a capire qualcosa.
      Io più il là di tanto non sono ancora arrivato.

      E’ così difficile da capire che adesso ti aggiungo che la chiesa di Renzo Piano è una delle boiate più assurde mai costruite. Del resto Piano è un architetto che ne azzecca 1 su 5 (e sono buono), e (invidia!) gliele fanno costruire tutte e gli dicono pure che sono belle. Come piace alla gente di buon senso e di democratico gusto la Chiesa di Padre Pio!

      Per contro, a mio parere, le scatole di Le Corbu a La Tourette o di Rudolf Schwarz o di Fuksas (che ci ho messo un pezzo a capirla per colpa di Fuksas stesso e delle ragioni che usava per spiegarla! meglio non sentirli gli architetti quando spiegano il loro lavoro) o la grotta “barbaniense” a S.Marino e il capannone di Vicenza di Michelucci o il megaron di Purini a Lecce e anche la pianta centrale di Petreschi a Castelporziano mi sembrano delle architetture riuscite.

      Con la massoneria non c’entrano niente ma prego Pietro… fai come ti pare.
      Un consiglio: se vai alla libreria Aseq trovi una parete sana di argomenti massonici per arzigogolare ragioni per massonizzare questo mondo e quell’altro eforse non lontano trovi anche i libri dell’editore di Mazzola.

  5. Giulio Pascali ha detto:

    EMM è tanto mite alive quanto energico, polemico e veemente on line. Una delle due è probabilmente una maschera, oppure è semplicemente un gran permaloso.

  6. ettore maria mazzola ha detto:

    Caro Giulio,
    non ho mai portato alcuna maschera in vita mia, né in conferenza, né nella rete ho mai cambiato di una virgola il mio modo di essere, so che a molti colleghi la mia fermezza dà fastidio, rendendomi antipatico, ma la cosa mi rimbalza. Non credo di essere un permaloso, sono il primo a scherzare con me stesso, quello che non accetto sono le offese gratuite e gli argomenti insulsi dettati dalla povertà di argomenti, specie quando chi li adopera lo fa in malafede e con frasi ad effetto tese ad ottenere il proprio obiettivo.
    Quanto al discorso di Giancarlo, fermo restando che non ho nulla contro l’eclettismo e mi piacciono tantissimi architetti eclettici, purtroppo per te se vai a vedere il loro lavoro,ti renderai conto che è basato sulla commistione di stili, spesso gradevole, ma fine a se stessa, ergo l’eclettismo non ha nulla a che fare con chi cerchi di “mimetizzarsi” in un contesto parlando il linguaggio locale, magari puoi parlare di sforzo, o di capacità, di adattamento, o di eccesso di modestia, perché non si ha la presunzione (tipica degli architetti) di voler mettere la propria firma sul territorio fottendosene del contesto.
    Resto convinto che tu faccia confusione, forse intenzionalmente, tra “stile” e “carattere”. Se mi concedi una citazione, mi riconosco in questa frase di Plecnick, «Mi cerco là dove mi ritrovo. Come un ragno, la mia aspirazione è di attaccare il mio filo alla tradizione e a partire da questa tessere la mia propria tela»
    Ciao
    Ettore

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