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con auto parcheggiata normalmente sul….marciapiede
… e con gli alberi della strada tagliati quando a qualcuno danno fastidio…
Leggo su “La Stampa”, corredato da esplicite foto – “La Cina copia un’intera città: ecco Hallstatt bis”. Altro che “La Cina é vicina”, caro Marco Bellocchio! Qua si è rovesciato il mondo! Che invidia! L’Austria, più che vicina, è addirittura dentro l’Impero di Mezzo! E senza bisogno di architetti, nè modernisti nè passatisti! Oramai il copia-incolla ha sostituito le cianografie e/o i rendering! Se qualche imprenditore cinese volesse ricopiare qualcuna delle nostre povere città storiche stroncate dai terremoti , noi non pretenderemmo il copyright, norma d’altronde completamente sconosciuta in quei lidi come da noi è completamente sconosciuto l’obbligo di non parcheggiare sui marciapiedi o in seconda fila.
Il meno è sovrappiù.
Siamo invasi da insulsi soprammobili urbani.
E lo chiamiamo “arredo urbano”.
Una “bella” serie di colori (il rosa non manca mai…), altezze e linguaggi diversi, mischiati senza nessun criterio. In un certo senso come noi italiani e la nostra società. Grande lezione sull’inutilità delle normative edilizie e urbanistiche, anche quando sono rispettate.
Azzardo un paragone quasi sacrilego, ma lo faccio. Nella “Citta’ Ideale”, tavola conservata al Museo delle Marche a Urbino, sul lato sinistro del dipinto c’e una varietà di edifici diversi per dimensioni e impianto che da’ il senso del luogo vissuto e vivibile. Al di la’ della valenza filosofica sottesa ai molti significati che l’autore e la committenza volevano trasmettere, c’e chiaro l’intento di lasciare il dovuto spazio anche al vivere senza enfasi ideologiche e teoriche, e nello stesso tempo riconoscere il valore di un’architettura “minore”…se minore si puo’ dire… Ho premesso che il mio ragionamento e’ al limite della blasfemia, ma credo che fare scendere le icone dell’oro piedistallo e guardarle con i propri occhi sia una buona cosa.