Massimo Vallotto, che qui ringraziamo, a proposito delle ispirazioni palladio-scarpiane di Portoghesi nel progetto per Bassano, ci segnala questo articolo di Sergio Los …
che di Scarpa fu collaboratore per lunghi anni nella scuola di Venezia …
Piano oppure Portoghesi?
“Nel fare città non si possono vincere le guerre lasciando sul campo troppi morti e feriti: la vittoria di quelle infelici torri gemelle sarebbe proprio tale.
Le vicissitudini di questa polemica hanno riunito molto più i cittadini sfavorevoli che non i favorevoli, anche perché questi si confondono con gli indifferenti. Non è in gioco la modernità di Bassano come qualcuno sostiene, oppure la possibilità di progettare delle torri che è innegabile, come non è sicuramente in gioco la competenza di Paolo Portoghesi. Se l’Amministrazione Comunale deve faticare tanto per forzare la resistenza dei suoi cittadini che le considerano indigeste, è proprio perché esse sono estranee alla città.
I progetti civici dovrebbero unire i cittadini, invece questo li divide da sempre. Paradossalmente, il suo merito maggiore consiste nell’aver risvegliato l’amore sopito per la città, proprio per contrastarlo. L’ultima discussione sulle torri ha peggiorato la loro accoglienza, ha indebolito i favorevoli e aumentato i contrari.
Sulle torri vi è un preconcetto che ne confonde le argomentazioni: il problema non riguarda le torri in generale, ma la poca attenzione che gli architetti dedicano al loro attacco a terra, al loro rapporto con l’architettura civica, con la rete di spazi urbani della città. Vi sono torri, anche se poche rispetto a tutte quelle che vengono costruite, che realizzano città e sono anche sostenibili.
Portoghesi purtroppo, diversamente da ciò che fa normalmente, appartiene in questo caso a quegli architetti che si preoccupano più dell’oggetto edilizio “torre” che del contesto civico in cui si colloca.
Le torri Portoghesi non vanno bene, tra l’altro, in quanto non sono estensibili su tutto il piano particolareggiato. È per questo che l’amministrazione comunale continua a considerarle un’eccezione isolata dall’ambito urbano.
Infatti, nei suoi accenni all’impostazione urbanistica, Portoghesi, quando critica i tipi edilizi che caratterizzano il piano “Parolini”, non mette in discussione la loro attitudine a produrre spazi urbani, a produrre architettura civica. Il problema da focalizzare consiste dunque proprio nell’incapacità delle torri proposte a creare reti continue di spazi urbani. Non escluderei che a Bassano, magari in un posto più distante dal Centro Storico, si possano disegnare delle torri, a condizione che queste siano in grado di formare un tessuto urbano e non di apparire come un intervento unico, un oggetto isolato. Pensate, per esempio, alle torri di San Gimignano (già evocate da Louis Kahn nel suo progetto a Philadelphia): quelle potrebbero costituire una esemplificazione di tessuto urbano applicabile, per esempio, anche alla parte più a sud del restante piano particolareggiato. Un programma che si potrebbe pure realizzare se, consapevole di tante difficoltà, l’amministrazione comunale decidesse di superarle ripensando alle sue scelte.
In altri casi, Paolo Portoghesi si era molto preoccupato del rapporto con la città. Nella “Strada Novissima” (Biennale di Venezia degli anni ottanta), aveva messo in luce l’incapacità dell’architettura moderna di rapportarsi con la città, la sua tendenza a produrre semplicemente oggetti edilizi isolati dal contesto. Proprio quello che succede oggi al suo progetto per Bassano, nonostante i riferimenti colti ad Andrea Palladio da un lato e a Carlo Scarpa dall’altro. In effetti il suo progetto non ha nulla del Palladio, che ovviamente non costruiva torri, e tanto meno di Carlo Scarpa che, nel suo progetto di torre per Padova, presentava una soluzione capace di risolvere con due portici proprio quell’attacco a terra tipicamente mediterraneo che manca agli edifici di Portoghesi.
L’accenno a Carlo Scarpa, tra l’altro, alla finestra angolare della Gipsoteca di Possagno, è fuorviante. Mentre la finestra di Possagno è un artificio per produrre uno spazio luminoso molto speciale, adatto a mettere in luce la scultura di Canova (è per questo che il triedro di quella sala è tagliato in quel modo, perché non vi sia nessuna parte delle pareti in ombra). L’accenno alla somiglianza che fa Portoghesi con gli angoli delle torri è puramente formalistico perché nel suo caso il taglio non riguarda le condizioni di luce, l’illuminazione dello spazio, ma semplicemente un modo di distinguere le due lame che formano la torre.
Pure il rimando all’acquasantiera della Tomba Brion, la “vescica piscis”, è evidentemente formale, perché esso non ha niente a che fare coi referenti di Scarpa.
Chi guarda le torri luccicanti di Portoghesi, questi due squali d’acciaio che fuoriescono dal terreno, piuttosto che a Carlo Scarpa o ad Andrea Palladio pensa al progetto di Renzo Piano per la Torre Aurora di Sydney. Nessuno di quelli che conoscono Portoghesi gli attribuisce quelle torri. Ho fatto questo gioco con amici architetti che guardandole pensano a Piano, Foster, ecc., mai a Portoghesi.
Anche l’angolo aperto che separa le due facciate delle torri disegnate da Portoghesi ricalca la soluzione adottata da Piano nel distinguerne le facciate. Però nel caso di Piano, questa scelta ha uno specifico referente ambientale, pensata per modulare il vento che facilita la climatizzazione naturale estiva della Aurora Place.
Avendo in tante occasioni difeso la posizione intellettuale di Portoghesi – che condivido – mi dispiace sostenere in questo caso l’inadeguatezza delle sue torri per la città di Bassano.
Forse una delle prime soluzioni progettuali, studiata per il medesimo posto dallo stesso Portoghesi, presentava delle caratteristiche architettoniche molto più interessanti di quelle che contraddistinguono l’attuale progetto. Si trattava di un edificio che avrebbe potuto essere realizzato anche in legno (quanto meno le pareti), che ricordava in una certa misura il ponte palladiano, oppure le logge che si aprono sul Brenta ai lati del ponte, mentre in verità l’ultimo progetto, quello “internazionale” attualmente in discussione, è assolutamente ostico per l’identità culturale di Bassano. La modernità fredda e scostante delle lame d’acciaio, è molto lontana da quell’anima veneta che trova nel caldo colore delle barchesse contadine e palladiane il suo tratto distintivo. Essa darebbe della modernità una connotazione negativa.
Il carattere di eccezionalità con cui è stato proposto finora questo progetto ne rappresenta, secondo me, il difetto maggiore, anche perché non mi pare proprio riconoscibile tanta eccezionalità dal punto di vista architettonico.
Non intendo – naturalmente – con questo giudicare negativamente l’architettura di Portoghesi e il suo insegnamento, ma questo progetto bassanese non mi sembra neanche uscito dalle sue mani o prodotto dal suo studio.
Perché mai a Bassano dovremmo avere un Portoghesi che fa il verso a Piano?”
S.L.




questo articolo è spassosissimo e ben scritto.
sottolinea che sono proprio in tanti a negare l’evidenza!!!
speriamo che almeno il proprietario del terreno- dato che di “edilizia privata” si tratta, si metta un amano sulla coscienza. ma temo che non l’abbia.
Marco Romano nel suo piccolo ma denso libro “La città come opera d’arte” scrive:
“La democrazia non ha lo scopo di perseguire scelte >, cioè oggettivamente giuste, come pretenderebbe la scuola classica dell’economia politica, è soltanto una procedura accettabile per prendere decisioni nella sfera collettiva riconoscendo a tutti la dignità dei loro desideri individuali e la legittimità degli argomenti dei loro sostenitori, quali che essi siano, a prescindere dal merito e dunque senza necessariamente farli propri.
La lite su un nuovo tema collettivo e per questo endemica, viene prolungata e ramificata nella scelta dell’architetto, nella conduzione del cantiere , nell’enormità della spesa, finché, una volta finalmente realizzato, e archiviati i litigi, il nuovo tema apparirà col tempo – per la sua stessa natura di rispecchiare un tema sociale europeo – esito di una concorde volontà civica,e nella misura in cui in effetti rappresenta il sentimento della civitas, della propria consapevolezza di sè, costituirà davvero l’espressione di fare della città un’opera d’arte.”
Le due torri, ancorché private, rappresentano temi collettivi, non stupisca dunque che i cittadini ne parlino, ne discutano, si accapiglino e, a prescindere dalla qualità del progetto, che in questo caso, per rispetto a Portoghesi, diciamo non è il massimo, qualunque cosa decidano sarà quella giusta proprio perché il “tema collettivo” appartiene per definizione alla collettività.
Capisco che oggi l’effetto NIMBY rischia di bloccare tutto, ma l’alternativa è lasciare la città in mano alla finanza e, peggio ancora, agli architetti.
saluti
Pietro
P.S. professore, ma perchè i commenti non compaiono più, nella videata iniziale, accanto ai post? Forse è un problema del mio computer, ma così mi sento spaesato, soffro di horror vacui.
“P.S. professore, ma perchè i commenti non compaiono più, nella videata iniziale, accanto ai post? Forse è un problema del mio computer, ma così mi sento spaesato, soffro di horror vacui.”
concordo e reitero la domanda del Pagliardini.
Più che un esercizio di copiato un copiato e basta. Sono identiche compresa l’antenna.
senza pudore
Con l’aiuto di una forte azione civica alle ultime amministrative è stato eletto un sindaco che ora sta mantenendo la promessa elettorale fatta ai cittadini di Bassano: è allo studio l’azione legale di annullamento delle delibere consiliari che avrebbero permesso la costruzione di quelle che Pasqualino ha definito “un copiato e basta”. Parallelamente stiamo studiando delle proposte di masterplan che rapportino all’intera area i futuri interventi puntuali, permettendo ai proprietari delle aree di realizzare degli interventi rispettosi del contesto ambientale-storico-culturale, con caratteristiche energetiche certificabili (con buona pace del mio amico FdM) e che articolino degli spazi civici urbani in continuità con il prezioso Centro Storico della nostra cittadina veneta. Se poi il M° Portoghesi vorrà esprimere le sue riconosciute capacità creative in un mutato quadro di riferimento, l’altezza massima consentita resta quella vigente di 19,50 mt., sarà il benvenuto!
Con tutto il rispetto – non è da tutti saper fare dell’ironia (cfr con buona pace del mio amico FdM), noto che ci riesce a fatica, ma è tipico di chi crede di avere sempre “la verità in tasca” – Lei mi ricorda “il bravo architetto” (tipo “il bravo presentatore”…). Lei è davvero bravo, molto bravo.
Avrei sicuramente molto da dire, circa gli argomenti precedenti (sulla “battaglia” che sta facendo relativamente alle torri, concordo con Lei, si figuri….), ma preferisco attenermi, con molta più modestia, al detto “Chi ha qualcosa da dire si faccia avanti e taccia…” Vediamo se indovina la citazione!
Saluti (meno) eco-sostenibili.
FdM
Karl Kraus
Non ci vuole molto nell’era di internet e, andando su wikipedia, si può ricavare il resto facendo un figurone kulturale…
Se lei vuol vivere di citazioni, si accomodi pure, però sinceramente mi delude e penso che stiamo annoiando anche gli altri blogger con le nostre insulsaggini.