Milano-Due … sul Gran Sasso? …

Isabella Guarini, che di terremoti se ne intende: …
“Essendo nata in un paese dell’Irpinia, sismico di primo grado, e avendo vissuto due terremoti, del 1962 e 1980, mentre già c’erano ancora i danni del terremoto del 1908, 1930 e dei bombardamenti della seconda guerra mondiale, posso affermare che il pericolo più grande del terremoto stesso è la ricostruzione. Potrei scrivere un romanzo di come sono stati stravolti i centri dell’irpinia, prima dai progetti importati della archistar del tempo, poi dai progetti del “dov’era e com’era”. Una gamma di esperienze che hanno trasformato nel bene e nel male una vasta zona della Campania interna. Altra è l’esperienza della ricostruzione nella città di Napoli dopo il terremoto del 1980 e quella del bradisismo di Pozzuoli del 1985. Si potrebbe pensare che tante tipologie di interventi, facciano da guida a non ripetere gli errori e gli orrori rilevabili dall’applicazione di alcune concezioni urbanistiche e architettoniche, dalla conservazione alla modernizzazione. Del resto negli ultimi dieci anni le ricerche si sono anche affievolite di fronte all’affermarsi della global architecture, del monolite architettonico, metamorph-high tech. Da almeno venti anni non si parla più di nuovi quartieri, di strade e case in cui far abitare, visto che le città non si espandono per il decremento demografico e per la dismissione industriale, sostituita dal terziario post- industriale. Ma il terremoto ci mette di nuovo di fronte a vecchie basilari questioni insediative: il paesaggio, la memoria, la città, la casa, i trasporti, l’industria il commercio, il tempo libero e le scuole, i parchi, i luoghi pubblici e collettivi. Noi, abitanti dei Borghi Appenninici siamo antichi, destinati a supportare il peso della storia millenaria, ma di tanto in tanto la nostra terra ci scuote dal torpore dei millenni e impone di cambiare per non far scomparire la nostra stessa storia. Come cambiare è la sfida del millennio, ma lasciamo da parte le archistar e le loro mirabolanti architetture da Megalopoli. Per grazia ricevuta!”

Perfettamente d’accordo …

e, tra le tante mostruosità, ricordo, con orrore, il caso di Monterusciello …

forse, peggio ancora di Gibellina …

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3 Responses to Milano-Due … sul Gran Sasso? …

  1. Andrea ha detto:

    Altre due-tre stronzate del Berlusca e vedi come agli aquilani inizieranno a girare le palle…
    Purtroppo sotto le macerie ci finiscono sempre le persone sbagliate.

  2. Pietro Pagliardini ha detto:

    Nel grande, ininterrotto e a volte osceno spettacolo mediatico di questi giorni si inserisce il meglio e il peggio di questo paese: lo scienziato serio e il preveggente, la proposta meditata e l’improvvisazione promozionale, l’efficienza e l’improvvisazione.

    Una volta tanto mi sembra, almeno fino ad oggi, che la classe politica nella sua totalità, si sia comportata in maniera impeccabile, molto meglio di altri soggetti, di altre caste, di altri gruppi d’interesse. E’ un’eccezione da tenere a mente.
    Durasse!!!!

    Il testo di Isabella Guarini ha il pregio di non fare proposte, di non lanciare slogan ma di fare riflessioni generali sui sentimenti profondi della gente dei “Borghi Appenninici”. Questa gente (come le altre genti) non si stacca dai suoi defunti, dai suoi luoghi, dalle sue case, se pur crollate.
    Non c’è in fondo grande differenza tra il legame d’amore che lega due persone a quello che lega l’uomo al suo territorio. Chi appartiene ad una persona che ama non cambia, anche se nel cambio potrebbe apparentemente guadagnarci. Chi appartiene ad un luogo non cambia, anche se quel luogo l’ha tradito.
    Se non fosse così pochi luoghi nella terra sarebbero abitati perché pochi, forse nessuno, almeno una volta non hanno tradito. Proprio come gli uomini.
    Terremoti, vulcani, inondazioni, cicloni, tsunami non vincono l’appartenenza ai luoghi, anzi la rinforzano.
    Ragionare in termini funzionalisti o positivisti non giova.
    La storia, le radici, l’identità non sono fantasie intellettualistiche di reazionari antichisti e passatisti ma stanno dentro ognuno di noi, in riposo, celate sotto il velo della quotidianità che è la superficie della realtà, ma sono pronte a riemergere in tutta la loro concretezza ed evidenza quando un evento tragico le mette alla prova.

    Con questi sentimenti, o istinti umani che siano, prima di tutto dovrà fare i conti la ricostruzione.
    Saluti
    Pietro

  3. Matteo Seraceni ha detto:

    Non posso far altro che concordare.
    Anch’io ho sentito un brivido lungo la schiena quando ho sentito parlare di New Town e di una non ben precisata “piastra di cemento” sopra l’Aquila (a dire il vero, dopo questa, per una mezz’ora penso di essere andato veramente in crisi da iperesposizione a str****te).
    Penso piuttosto che occorerrebbe ricominciare dalle piccole cose, coi piedi per terra e soprattutto tanta umiltà e rispetto.
    A presto
    Matteo Seraceni

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