L’architettura può rendere felici? … “Certo, ma …” parola di Renzo Piano

Renzo Piano inaugura trionfalmente il suo grattacielo a New York …
Immancabile grande servizio del Corriere che, tramite il suo inviato Paolo Valentino, ci documenta, ci conforta e ci commuove sull’evento esordendo: “Sulle orme del suo celebre concittadino genovese, a settant’anni, Renzo Piano ha scoperto l’America …”
Dopo un esordio così ti puoi aspettare qualsiasi cosa …
e, infatti poi, una paginata fitta, fitta delle solite sviolinate sulla trasparenza … la leggerezza … la magia … la tecnologia … la sicurezza … l’11 settembre … il “respiro” dell’edificio … le betulle di sedici metri … la città fotosensibile … e l’immancabile “incontro” col “maestro” nella caffetteria … per concludere, finalmente con una domanda magistrale … da premio Pulitzer … al santone …
Ma l’architettura, gli chiedo, può rendere felici le persone? «Certo, ma poiché è anche un’arte imposta, gli architetti hanno responsabilità enormi e possono essere pericolosi …”

parole sante … sublimi … chi l’avrebbe mai pensato?

nella nostra mediocrità …
alla stessa domanda: “L’architettura può rendere felici?
avremmo risposto assai più rozzamente: “Dipende dalla parcella” …

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6 Responses to L’architettura può rendere felici? … “Certo, ma …” parola di Renzo Piano

  1. Davide Cavinato ha detto:

    E ancora una volta si ritorna su una questione che mi sto rendendo conto di come sia veramente testimone di una concezione distorta dell’approccio all’architettura.
    Comunque credo che di questo passo tra qualche secolo questi saranno i nuovi vangeli apocrifi, altro che gli spin-off della vita di Cristo. Mio Dio…

    “…dica qualcosa di architettura…”

  2. Lorenzo ha detto:

    L’architettura può dare felicità…., deve darla, è una sua priorità, in quanto arte (perche l’architettura è un’arte non dimentichiamocelo!) deve regalare emozioni…. ma non sempre ci riesce: vuoi per l’edilizia scadente, vuoi per gli architetti incapaci, vuoi per certi interessi economici che hanno sempre la priorità, vuoi anche per l’ignoranza e per l’insensibilità generale…, perchè è anche vero che spesso siamo noi che non riusciamo a percepire questa felicità “nascosta” in punti, linee, vertici, spazi, forme…..
    E la colpa di questa diffusa insensibilità è anche degli architetti…..Dubito che chi ha vissuto tutta la vita in un grigio palazzone e ha visto dalla sua finestra solo grigi palazzoni possa aver acquisito il gusto estetico necessario per apprezzare l’arte. E’ anche vero, però, che anche chi ha vissuto tutta la vita in splendide ville o lussuosi appartamenti possa non capirci nulla di arte o architettura. Quindi? Bhe… forse allora avrà ragione Alain De Botton nel suo libro “architettura e felicità”quando scrive:“forse la vita deve mostrarsi in alcune delle sue tonalità più tragiche per riuscire a provocare in noi una risposta adeguata ai suoi doni più sottili”. E l’architettura è un dono sottile…..un dono effimero di felicità, per i pochi che fanno buona architettura e per i pochi che la contemplano commossi…..
    E gli altri, ossia il 99% delle persone? Bhe, loro in fondo sono fortunati, perche s’accontentano di qualunque fregnaccia vedono e non sono “torturati” da punti, linee, vertici, spazi, forme….;ma sono anche sfortunati… perchè senza “tortura” non c’è nessun piacere…..
    Piacere che non sta però solo nell’architettura che si vede e si tocca, non si ferma lì la felicità che l’architettura e l’arte sono capaci di dare. Spesso anche le parole possono molto, e così basta assistere ad una lezione di storia dell’architettura, o di geometria descrittiva, o di progettazione, e forse anche di disegno (salto matematica), per trovare un po’ di felicità….che poi dopo un po’ svanisce…… perché di sola arte non si può vivere….
    Se la vita ci va male, se siamo tristi, non sarà l’architettura a renderci felici, ma quando ci riesce (una volta su mille), allora con le lacrime agli occhi ti accorgi veramente che dietro la buona architettura e l’arte in genere ci sta davvero la felicità…..

    (Forse mi sono lasciato andare un po’ troppo…..)

    Un saluto professore

  3. Francesca ha detto:

    …prof…posso dire che l’adoro??

  4. Alessandro Berioli ha detto:

    Secondo me il problema è molto più semplice… l’architettura, storicamente, è sempre stata lo specchio della società vuoi per colpa o merito della sua committenza… vuoi per la fortuna intellettuale del progettista/artista… il problema è stato sempre l’utente finale che raramente ha “capito” lo spazio fisico messo a sua disposizione tranne nei rarissimi casi in cui lo spazio architettonico impersonificava un dio. Secondo me il problema non è l’abusvismo o la dilagante NON-qualità del costruito quanto l’infelicità diffusa della socità in questo particolare momento storico… certo è, cmq, che le superstar che dovrebbero renderci felici sono parti di questa grande famiglia “infelice” e quindi non penso proprio che OGGI l’architettura possa renderci gaudiosi molto facilmente!!!
    Per concludere un piccolo inciso: quando percepirò la mia prima parcella vi farò sapere quanto sono felice…

  5. RondoneR ha detto:

    io addirittura l’odoro!

  6. adelaideregazzoni ha detto:

    io ho una vecchia casa in campagna, oggi in un luogo quasi alla moda nelle vicinanze del lago di Como; è una casa che non si usa più da tanti anni e mio figlio mi dice: vendila e facci il giro del mondo. Ma io non ho voglia di fare il giro del mondo ; mi metto seduta sul mio dondolo Thonet ( che ci regalò Paolo Portoghesi quando ci siamo sposati), guardo fuori dalla finestra dove c’è il verde di un giardino ,e penso alla mia VECCHIA CASA e sono felice.

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